Daniele Misischia (a sn) e Alessandro Roja
Il Cinema del CaRfa
di Fabrizio Carollo
L’horror italiano è ormai divenuto un miraggio. Negli anni sessanta, settanta ed ottanta, maestri indiscussi di un genere mai semplice da realizzare, come Fulci, Bava e Argento, hanno creato capolavori apprezzati dalla critica e dal pubblico di tutto il mondo, fino a che, lentamente e gradatamente, le case di produzione si sono dimostrate non più interessate a finanziare progetti di un cinema che ha preferito la leggerezza dei cinepanettoni o le storie familiari di drammoni alla Muccino, permettendo che il pubblico nostrano non potesse più spaventarsi e provare quella sana adrenalina che anche pellicole italiane potevano dare (e dalle quali, grandi registi europei ed americani si sono ispirati ed hanno attinto a piene mani). Il cinema horror italiano sembrava quindi scomparso definitivamente, almeno fino al sorgere (termine decisamente azzeccato, in questo contesto) dell’interessantissimo e riuscito, a parer mio, The End? L’inferno fuori, diretto, con mano esperta, dall’esordiente Daniele Misischia e prodotto dai Manetti Bros.
La storia vede protagonista Claudio Verona (un perfetto Alessandro Roja), manager cinico e di successo intrappolato in ascensore nel bel mezzo di un’apocalisse zombie, dalle misteriose cause, che sta imperversando nella capitale e forse in tutto il mondo.
Il film ha riportato alla luce l’abilità nel creare una storia horror che cattura dall’inizio alla fine, lasciando un senso di inquietudine anche dopo la visione e mostrando una Roma desolata e terrificante, che non ha nulla da invidiare alle metropoli americane assediate dai morti viventi, che qui spaventano e fanno saltare sulla poltrona, grazie al make up artigianale ben costruito.
Reno News ha incontrato il regista Misischia e uno degli attori, Claudio Camilli (che interpreta il personaggio del poliziotto Marcello), i quali hanno raccontato le difficoltà di realizzazione di un ritorno alla grande dell’horror italiano ed anche le soddisfazioni ottenute dopo l’uscita in sala, anche se la distribuzione non è stata affatto capillare come si sperava.
Come prima domanda, non posso fare a meno di chiedervi se amate l’horror nostrano e soprattutto gli zombie movie italiani, quali Zombi 2 o Paura nella città dei morti viventi, diretti dal grande Lucio Fulci, tanto per citare qualche titolo.
- Misischia: Certamente. Adoro alla follia moltissimi film del maestro Lucio Fulci, il cinema di Argento e molti film di Bava (padre e figlio). Per quanto riguarda gli zombie movie amo Zombi di Romero (insieme a tutti gli altri), che reputo ancora attualissimo e molto inquietante per come tratta delle tematiche che ancora oggi stiamo vivendo.
- Camilli: Certamente. Sono cresciuto con il cinema horror italiano. Ho amato le pellicole di Fulci, Bava e Dario Argento (fino ad Opera) e quella bellissima perla de La Casa dalle finestre che ridono, di Avati. Per quanto riguarda le pellicole sugli zombi, ho amato sia i capolavori di Romero e i più recenti Train to Busan, ma anche i divertentissimi Zombieland e L’alba dei Morti Dementi .
Claudio Camilli
Ci sono state pellicole di genere che hanno influenzato la sceneggiatura, lo stile di regia e l’interpretazione per questo film?
- Misischia: In realtà no. I film che hanno influenzato di più THE END? Non sono horror, ma thriller. Film come Buried o come In Linea con l’assassino ci hanno indirizzato verso una storia da rinchiudere tra le quattro mura di una location. Altro maestro che mi ha molto ispirato durante la lavorazione del film è stato sicuramente Hitchcock.
- Camilli: Non mi sono ispirato a nessun personaggio per interpretare Marcello. Ovviamente, mi sono venuti in mente gli eroi cazzuti dei film americani come Bruce Willis, Stallone e compagnia bella, ma il mio personaggio è molto umano e coniuga alla perfezione i momenti di determinazione con quelli di grande sensibilità.
Qual è stata la difficoltà più grande di realizzare una pellicola a sfondo zombie all’interno della capitale?
- Misischia: La difficoltà è stata quella di trovare persone disposte ad investire dei soldi in un film horror (che sia zombie, alieni, lupi mannari o vampiri è la stessa cosa). Io e Cristiano Ciccotti (il co-sceneggiatori) abbiamo fatto un sacco di buchi nell’acqua prima di arrivare ai Manetti Bros. e alla loro produzione Mompracem. In molti si erano interessati al progetto ma poi si sono rivelati solo fumo e niente arrosto.
Claudio Camilli
Chi ( e perché) pensate sia maggiormente il personaggio più positivo fra Claudio e Marcello?
- Misischia: Sicuramente Marcello, il poliziotto. Un personaggio che sbuca fuori dal nulla e invece di pensare a se stesso e scappare (come farebbero in molti) decide di rimanere per aiutare fino alla morte il protagonista che nemmeno conosce. Rappresenta, secondo me, quello che un poliziotto (o chiunque nelle forze dell’ordine) dovrebbe essere: qualcuno che ha deciso di fare quel lavoro per aiutare il prossimo nonostante tutte le difficoltà. E sono comunque sicuro che nella realtà esistano.
- Camilli: Marcello è un personaggio molto importante per l’evoluzione del protagonista, interpretato da Alessandro Roja. È colui che lo scuote e gli insegna a sopravvivere in una situazione claustrofobica e potenzialmente senza speranza, ma è anche il personaggio che lo stimola definitivamente a riscoprire quell’umanità sopita e seppellire il cinismo che ormai l’aveva divorato. Mi sono molto divertito ad interpretare Marcello: secondo me, è un personaggio molto positivo e ricco di sfaccettature.
Pensate che, in futuro” The End?”Potrà essere considerato un Cult e poter dare nuova linfa al genere horror?
- Misischia: Non so risponderti a questa domanda, per il semplice fatto che non so nemmeno cosa si dirà, e cosa ne sarà, di THE END? fra due settimane, quando molto probabilmente non sarà più nelle sale.
- Camilli: prima ancora che il film uscisse nelle sale, eravamo ben consapevoli di portare sulle spalle una pesante responsabilità, ovvero realizzare una pellicola di genere che non veniva prodotta da quasi trent’anni. The End? L’inferno fuori ha spaccato la critica e diviso il pubblico in due, com’è giusto che sia, del resto. Sono stato d’accordo con alcune critiche mosse nei confronti di questo film, mentre non ne condivido assolutamente altre. Certamente, credo si sia trattato, ad ogni modo, di un progetto coraggioso e credo e spero che, nel tempo, potrà essere considerato un cult, così com’è accaduto per moltissimi capolavori horror italiani del passato.
Daniele, parliamo della colonna sonora, sempre discreta per tutto il film, eppure capace di accrescere quel senso di tensione e claustrofobia che si prova durante la visione.
Il compositore è sempre Cristiano Ciccotti (il co-sceneggiatore) che come musicista si accredita Isac Roitn. Ho sempre apprezzato il suo lavoro e sa sempre venirmi in contro per quanto riguarda la musica. Ha lavorato molto con le frequenze e meno con le melodie. Il suono del film doveva essere disturbante e per me ha fatto un ottimo lavoro.
Siete del parere che The End potrebbe avere un seguito o meglio concludere la storia qui e magari concentrarsi su altre strade, sempre a tinte horror?
- Misischia: Per me la storia di THE END? si conclude alla fine del film. Ma se ci sarà una grande richiesta e la voglia dei produttori di raccontare un seguito, SICURAMENTE io non mi tirerò indietro!
- Camilli: Credo ci sia la possibilità di realizzare un buon seguito per The End? ovviamente collocandolo in un contesto differente e mostrando gli effetti dell’infezione in tutta la città e magari anche al di fuori. Non escludo che sarebbe un sequel in grado di raccontare molte altre cose sull’argomento.
Attualmente, The End? L’inferno fuori è presente in pochissime sale italiane, riscuotendo comunque un grosso riscontro da parte dei tanti affezionati del cinema di genere, soprattutto l’horror che, meglio di altri è in grado di raccontare senza bavaglio tanti aspetti della società moderna assolutamente discutibili. Forse, i tempi sono cambiati e forse il cinema dell’orrore è prerogativa dei registi americani ed europei, ma pellicole come queste non hanno nulla da invidiare al cinema italiano di oggi, forse anche troppo leggero, meritando sicuramente un posto d’onore nelle ottime realizzazioni del nostro paese e nel mondo della Settima Arte.