Un evento significativo per il mondo dell’Arte Contemporanea: ieri sera al Mambo, il Museo d’Arte Moderna di Bologna, è stata inaugurata la mostra “That’s IT” . Rimarrà aperta fino all’11 novembre 2018.
I protagonisti sono giovani artisti e collettivi e per loro si tratta di un avvenimento importante, perchè chi conosce, anche se solo marginalmente, il mondo dell’Arte sa che è molto difficile per chi è appena uscito dalle varie Accademie di Belle Arti italiane riuscire a farsi conoscere, apprezzare e immettersi nel mercato.
Quindi uno spazio museale come quello del MAMbo che con questa iniziativa accoglie questi giovani è qualcosa di più unico che raro e ciò fa onore al Museo e al Comune di Bologna, che vi ha partecipato.
E’ stata scelta la Sala Principale, la Sala delle Ciminiere, per presentare queste giovani promesse dell’arte, per la curatela di Lorenzo Balbi che ci presenta “Thats’IT! L’ultima generazione di artisti in Italia e a un metro e ottanta dal confine”.
Sono esposti cinquantasei singoli e collettivi nati dal 1980 in poi, che hanno esplorato differenti media e linguaggi.
Lo show indaga gli ultimi sviluppi dell’Arte italiana e non solo, in modo in linea alla posizione che il MAMbo ha scelto di darsi, creando in ognuno degli spazi espositivi un’identità scientifica molto chiara.
L’Istituzione MAMbo non fa altro che ribadire ciò che ha sempre offerto al suo pubblico affezionato: una vocazione all’Arte giovane e sperimentale che l’ha reso un punto di riferimento negli anni per studiosi e critici.
Una particolare attenzione, anche in questo caso, va data alla produzione di nuove opere mai presentate prima al pubblico.
Foto Bologna Welcome
“That’s IT” (IT è il Codice dell’Unione Europea che rappresenta l’Italia) è sviluppato apposta verso un concept tutt’altro che unitario e lascia invece più letture del contemporaneo, con prospettive aperte, nuovi orizzonti e nuovi dialoghi.
Varie sono le domande rivolte al pubblico: ha ancora senso definire un artista “italiano”? cosa contribuisce a determinare la definizione di “italianità”? tale definizione ha delle conseguenze sull’autorappresentazione dell’artista? dove e come poniamo il confine geografico e generazionale?
All’interno di questo giovane show si possono incontrare parte degli indizi per rispondere a queste non semplici domande.
“That’s IT” significa letteralmente “Questo è tutto” e in effetti ci sono artisti italiani che lavorano in Italia ed anche che lavorano all’estero, ma che hanno studiato in Italia mille possibili combinazioni di sorta su nascita, studi e luogo di lavoro in una fluidità che rifugge barriere ed etichette.
Si trova nel sottotitolo di “That’s IT” la citazione di Bruno Munari (Codice Ovvio, 1971): “In italia l’arte ha da essere italiana / in polonia polacca / in turchia turca e se un turco va a dipingere in polonia /che arte ha da fare? / e se la polonia occupa turchia? In italia da un metro e ottanta del confine francese? /in italia arte italiana / in sicilia siciliana /in piemonte piemontese / a milano milanese/ e in corso garibaldi 89? / in italia l’arte ha da essere arte / in polonia arte / l’etichetta verrà dopo”.
La stessa propensione all’apertura ha caratterizzato l’impostazione curatoriale: agli artisti è stato semplicemente chiesto di mettersi in gioco, senza vincoli tematici di sorta. E così hanno fatto realizzando opere rappresentative di loro stessi.
L’unico limite che si è scelto è stato quello dell’età, gli autori sono tutti Millennials, nessuno di loro è nato prima del 1980.
La mostra rappresenta una generazione che s’interroga sul presente e che più che darsi delle risposte prova a farsi delle domande.
Eugenia Neri