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Festa della Repubblica tra musica e arte per l’Assemblea legislativa regionale dell’Emilia-Romagna.

REGIONE

Il Primo Giugno prossimo il Parlamento regionale ospiterà il “Gran concerto della Repubblica”, un’esibizione concertistica della Banda Bignardi  del Comune di Monzuno diretta dal Maestro Alessandro Marchi che, in occasione della Festa del 2 giugno, esibirà musiche patriottiche e resistenziali per festeggiare l’anniversario della nascita della Repubblica italiana come testimonia l’opera “L’eccidio di Marzabotto”, donato dai parenti dell’artista e dal Comune di Monzuno al Parlamento regionale e da questi esposto al pubblico permanentemente.

L’appuntamento è nei locali di viale Aldo Moro, a Bologna alle ore 20,30, mentre alle 19,30 – sempre in chiave dei festeggiamenti repubblicani – sarà inaugurata la mostra curata da Sandro Malossini “Ilario Rossi e le Biennali di Venezia”, esposizioni di opere d’arte del famoso pittore bolognese che nei suoi quadri ha raccontato la storia della nascita dell’Italia repubblicana.

“Come Assemblea legislativa regionale dell’Emilia-Romagna abbiamo accolto la proposta del Comune di Monzuno di organizzare insieme le celebrazioni per la Festa della Repubblica valorizzando elementi artistici del territorio bolognese come la Banda Bignardi e le pitture di Ilario Rossi”, spiega Simonetta Saliera, Presidente del Parlamento regionale, che ricorda come “la Festa della Repubblica è un momento molto importante per tutta la nostra comunità, soprattutto quest’anno in cui festeggiamo i 70 anni di vita della nostra Costituzione repubblicana. Quest’anno, per la prima volta da quando esistono le Regioni abbiamo voluto, come Assemblea legislativa, dare il nostro contributo alle celebrazioni della Festa della Repubblica organizzando il Gran concerto e la mostra di Ilario Rossi”.

La personale di Ilario Rossi è dedicata alle opere che l’artista ha esposto nelle numerose partecipazioni alle Biennale di Venezia. Dalla prima presenza del 1936 con una sola opera oggi scomparsa e di cui non si conserva neppure un’immagine alle opere della sala personale del 1964 che conclude l’avventura veneziana dell’artista. Vengono esposte in mostra una ventina di opere che, attraverso un lavoro di ricerca e contatti con Istituzioni e collezionisti privati, coprono quasi totalmente la produzione meno figurativa dell’artista, la più vicina alle poetiche dell’informale.

La mostra si apre però con un grande quadro “La madre”, realizzato nel 1950 ed esposto nell’edizione di quell’anno, omaggio alla stagione novecentistica del nostro.

Si prosegue con alcuni olii, di medie dimensioni, che accompagnano gli anni ’50 e il suo travaglio espressivo con la scomposizione e frantumazione dell’immagine, dove il ricordo o la memoria di un paesaggio rimane un’ombra nella struttura compositiva. Con le opere esposte nella sala personale nel 1964 e realizzate l’anno precedente si conclude la partecipazione di Ilario Rossi alla Biennale di Venezia, ma è proprio in questi grandi olii dove la sua poetica si rafforza e diventa primaria nel panorama nazionale. Una nuova figurazione si affaccia sulle sue tele, un segno che da lacerazioni e ripensamenti diventa un’esplosione di colori e felicità cromatiche, corpi che assumono presenza, oggetti che portano la loro fisicità nell’immagine

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