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Gli investimenti del Comune

 

“Ho letto che il Comune di Bologna mette 30 milioni di euro di denaro pubblico per il restyling dello stadio in società  con la proprietà  (privata) del Bologna. A me non sembra che sia questo, vista l’emergenza sociale che colpisce pesantemente interi settori (cultura, spettacolo, turismo, commercio, giovani) il modo migliore per impegnare 30 milioni di euro pubblici. Non credo sia questa, ora, la priorità  per Bologna. Cosa come non lo erano altre opere faraoniche che sono state messe in campo da questa amministrazione, come FICO, la disneyland del “food”, la ripavimentazione di Via Rizzoli e Via Ugo Bassi(qualcuno ha capito a che serviva?), o il “people mover”, inutile e ancora mai inaugurato dopo i mille annunci. A questi argomenti c’è chi obietta: lo stadio è un bene architettonico storico, il Comune dovrebbe comunque impegnarsi per tutelarlo. Lo stadio, in quanto edificio storico degli anni ’20 va tutelato e non certo abbattuto. Ma qui parliamo d’altro. Il Comune di Bologna non mette 30 milioni di euro per salvaguardare un bene culturale. Mette 30 milioni in una operazione commerciale del Bologna calcio (impresa privata). Ci hanno detto per decenni che bisognava privatizzare tutto. Che bisognava privatizzare l’acqua, l’energia, le comunicazioni, e, qui a Bologna, anche le farmacie. Per gli interessi (privati) del Bologna calcio serve un nuovo stadio? Investa il Bologna calcio, che da questo  ci trae profitto. Il Comune salvaguardi il bene storico architettonico. Faccio presente che la destinazione a campo di calcio non è l’unica possibile. Basti pensare che a Bologna “città  Unesco della musica”, manca un grande spazio per i concerti. Se ne parla da 30 anni. Ai tempi del dibattito sul “distretto del multimediale” uno dei temi era che mancava a Bologna un grande spazio in cui fruire musica, ma anche in grado di ospitare “l’industria della musica”, e si citava come esempio il fatto che artisti come Vasco Rossi e Lucio Dalla non “montavano” e provano gli spettacoli delle loro tournèe a Bologna. Ci fossero risorse infinite, ma non ce sono. Il Comune ha tagliato la spesa per la cultura. La zona universitaria è abbandonata alle risse tra bande di spacciatori. Non ci sono politiche per i giovani: il Comune lascia un vuoto riempito dai “centri sociali”. Lo ripeto: in questa situazione di emergenza le priorità  della città  sono altre che investire 30 milioni di denaro della collettività  con Saputo, proprietario del Bologna Calcio. ”

C.T. – Bologna

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