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lunedì, Gennaio 20, 2025
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Confettura di mora

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More

Le more sono il frutto del rovo, il cui none scientifico è rubus fructicus. I rovi si trovano ovunque sull’Appennino Bolognese. Le foglie dei rovi sono seghettate e di colore verde scuro e se le essicchiamo e polverizziamo si possono utilizzare in infusione nell’acqua calda per preparare una bevanda simile al tè.
I fiori bianchi o rosa sono composti da cinque petali. Il frutto del rovo è composta da numerose piccole drupe che all’inizio sono di colore verde, poi diventano rosse e quando giungono a maturazione nerastre (mora).
Le more si possono raccogliere a fine agosto-inizio settembre e sono perfette per preparare deliziose confetture e gelatine con cui farcire crostate, torte e biscotti.

Confettura di more
Ingredienti: 1 kg di more di rovo – 500 gr. di zucchero semolato – ½ limone .
Procedimento: pulire e lavare le more, asciugarle e passarle al passaverdura. Mettere il passato di more in una pentola, unire lo zucchero semolato e il succo di mezzo limone. Mescolare e fare bollire per 30 minuti. Per vedere se la confettura ha raggiunto la giusta consistenza fare la prova piattino: versare una goccia di confettura su un piatto, se non scorre veloce è pronta.
Versare la confettura in vasi sterilizzati.
La confettura di more si può conservare per un anno.

Confettura di more e mele
Ingredienti: 1 Kg di more – 1 Kg di mele – 1 limone, – 400 gr di zucchero semolato –
Procedimento: pulire e lavare le more. Sbucciare, togliere il torsolo e affettare le mele. In una pentola con acqua cuocere le more. In un’altra pentola cuocere le mele. Mescolare i due tipi di frutta e amalgamare bene. La confettura si può passare al passaverdura. Aggiungere lo zucchero semolato e cuocere sul fuoco fino a quando la confettura non ha raggiunto la giusta consistenza. Mettere la confettura in vasi sterilizzati. Si può conservare un anno.

Le notizie, curiosità e ricette sono tratte da “Cucinare con erbe, fiori e bacche dell’Appennino” (Collana I Quaderni del Loggione – Damster Edizioni)

Fine agosto: prepariamo la “conserva” di pomodori

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conserva di pomodori

Preparare la “conserva” è semplice. L’importante è scegliere pomodori di buona qualità, maturi e privi di muffe e ammaccature.

Conserva di pomodori
Ingredienti:
3 kg di pomodori maturi (perini o San Marzano)
2 cipolle
2 gambi di sedano
2 carote
Si può aggiungere alcune foglie di basilico
Sale grosso
Procedimento: lavare e asciugare i pomodori. Pulire, lavare e tagliare a pezzi le cipolle, i sedani e le carote.
Tagliare i pomodori a pezzi e metterli in una pentola. Aggiungere le cipolle, i sedani e le carote e un po’ di sale grosso.
Cuocere a fuoco basso per circa un’ora e mezza, mescolando con un cucchiaio di legno.
Trascorso il tempo la “conserva” dovrà risultare non acquosa. Se non è densa al punto giusto lasciate bollire ancora qualche minuto senza coperchio.
Terminata la cottura, lasciare riposare qualche minuto. Si possono aggiungere alcune foglie di basilico.
Passare la “conserva” con il passaverdura o l’apposita macchina per passata di pomodori apparecchio e mescolate
Continuare a passare, anche due o tre volte, strizzando bene finché non rimangono solo le bucce e i semi
Versare, con un mestolo, attraverso un imbuto, il sugo di pomodoro ottenuto in vasi sterilizzati lasciando 1 cm. all’orlo.
Quando la “conserva” è fredda si può conservare per un anno in un luogo fresco e asciutto al riparo dalla luce.

Masterchef della montagna

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giuria Gualbi Ilaria tagliatelle

A Grizzana Morandi, paese dell’Appennino Bolognese, si è svolta, come ogni anno nel giorno di Ferragosto, la tradizionale Sagra di Re Zuccherino giunta alla 64° edizione.
Per le vie del paese consueta sfilata in costume medievale con Re, Regina e Corte per festeggiare lo zuccherino montanaro, tipico dolce a forma di ciambellina con glassa all’anice.
La novità di quest’anno è stato il Palio delle Contrade, la gara in stile masterchef, Quattro contrade (Veggio, Pietrafitta, Mafalda e Le Azdore) si sono sfidate a colpi di mattarello per aggiudicarsi il Palio
I concorrenti hanno “tirato” la sfoglia e preparato le tagliatelle condite con un sugo di salsiccia e funghi porcini.
Due le giurie pronte a votare per la designazione del vincitore. La giuria di qualità (chef ed esperti del settore) e quella popolare rappresentata dalle persone presenti alla manifestazione.
Dopo i graditi assaggi la votazione.
Il premio è stato assegnato alle Azdore insieme a un cesto di prodotti tipici della montagna, mentre i piatti di tagliatelle continuavano a passare di mano in mano e di bocca in bocca.

Tagliatelle aila salsiccia e funghi porcini
Ingredienti (per 4 persone): 300 gr. di tagliatelle fresche all’uovo – 250 gr. di salsiccia fresca – 250 gr. di funghi porcini – olio EVO – uno spiccio di aglio – panna da dolci – ½ bicchiere di vino bianco – una manciata di prezzemolo – parmigiano reggiano grattugiato q.b. – sale – pepe .
Procedimento: pulire i funghi delicatamente con un panno di cotone umido e se necessario raschiate il gambo con un coltello per eliminare il terriccio, poi tagliateli a fettine sottili. Mettere i funghi tagliati a pezzi in una padella con lo spicchio di aglio e qualche cucchiaio di olio EVO e far cuocere una decina di minuti. Aggiungere il prezzemolo tritato.
In un’altra padella fare rosolare la salsiccia fresca privata del budello e sbriciolata. Sfumare con il vino bianco e proseguite la cottura.
Unire la salsiccia ai funghi e mescolare bene.
Intanto cuocete le tagliatelle fresche in abbondante acqua. Le tagliatelle sono cotte quando salgono a galla.
Scolarle e versarle nella padella con il condimento di funghi e salsiccia, mescolate sul fuoco per un minuto.
Spolverizzare con parmigiano reggiano grattugiato e servire.

 

Zuppa di ovoli buoni

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Foto ovuli buoni

L’estate ha regalato ai “fungaioli” (cercatori di funghi) giornate piacevoli da trascorrere nei boschi alla ricerca delle ambite “prede”.
Fra i funghi commestibili più apprezzati c’è “l’ovolo buono” il cui nome scientifico è Amanita Caesarea.
La sua prelibatezza indusse gli antichi Romani a chiamarlo “cibo degli dei” e a proteggere i boschi dove si riproduceva.
Gli ovoli buoni sono ottimi mangiati crudi in insalata o carpaccio. In alternativa si possono preparare squisite zuppe.
Alcune ricette.

Carpaccio di ovoli buoni

Ingredienti. ovoli buoni – olio EVO – scaglie di parmigiano reggiano – sale – pepe nero – succo di limone –
Procedimento: togliere la terra e pulire con un canovaccio umido gli ovoli. Tagliarli a fettine molto sottili e metterli su un piatto da portata.
In una ciotola mescolare olio EVO, succo di limone, sale e pepe (citronette).
Condire gli ovoli con la citronette, aggiungere le scaglie di parmigiano reggiano e servire.

Zuppa di ovoli buoni

Ingredienti: 400 gr. di ovoli buoni – 4 cucchiai di olio EVO – 1 spicchio di aglio – prezzemolo tritato – 1 litro di brodo di carne – sale – crostini grigliati – facoltativo: parmigiano reggiano grattugiato –
Procedimento: pulire i funghi, tagliarli a fettine e soffriggerli in una padella con lo spicchio di aglio.
Mettere i funghi in una pentola, unire il brodo e il prezzemolo tritato e cuocere a fuoco lento per mezz’ora.
Servire caldo con i crostini di pane grigliati. Spolverizzare, se di gradimento, con un po’ di parmigiano reggiano grattugiato.

Notizie e ricetta della zuppa tratte da “Inzuppiamoci! Se non è zuppa è pan bagnato” (Collana I Quaderni del Loggione – Damster Edizioni)

Tra pentole e fornelli – Confettura di rusticani

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Foto rusticani

Rusticano o mirabolano frutto di un albero, il nome latino è Prunus Cerasifera, che da noi viene utilizzato principalmente a scopo ornamentale, mentre in Francia viene coltivato per i suoi frutti..
Frutti che a Bologna e nell’Appennino Bolognese vengono chiamati “rusticani”. Drpe che assomigliano alle susine con un diametro di 2-3 centimetri e una colorazione rossa o gialla e un gusto tendenzialmente acidulo.
Con i rusticani si può preparare una confettura da utilizzare per farcire crostate, biscotti e raviole.

Confettura di rusticani
Ingredienti: rusticani – zucchero – facoltativo: un rametto di rosmarino – in alternativa vaniglia o cannella –
Procedimento: per preparare la confettura serve la stessa quantità di zucchero e rusticani. Si otterrà una confettura dal gusto acidulo.
Lavare bene i rusticani e farli sbollentare in acqua per alcuni minuti (deve creparsi la buccia).
Toglierli dall’acqua e farli sgocciolare in uno scolapasta a fori larghi.
Schiacchiarli con una paletta forata e poi con un cucchiaio di legno fino a quando nello scolapasta restano solo la buccia e i noccioli.
Pesare la polpa. Mettere in una pentola la polpa, aggiungere la stessa quantità di zucchero semolato e un rametto di rosmarino (messo in una garza). In alternativa un baccello di cannella o vaniglia.
Far bollire e schiumare fino a quando la marmellata non raggiungerà la giusta consistenza.
Fare la prova del piattino mettendo qualche goccia di confettura su un piatto piano. Lasciare raffreddare qualche secondo e inclinare il piatto. Se la goccia scorre pianissimo o non si muove affatto la confettura è pronta.
Mettere la confettura di rusticani nei vasi sterilizzati.
Questo procedimento di sterilizzazione sostituisce efficacemente il passaggio in acqua bollente e presenta anche il vantaggio del tempo di lavorazione ridotto. Per una buona riuscita del “capovolgimento a caldo” i i contenitori di vetro devono essere puliti e asciutti.
La confettura deve essere messa nel vaso caldissima, direttamente dal fuoco e i coperchi del tipo”twist off” devono essere in perfette condizioni e soprattutto nuovi. Per eliminare il più possibile la presenza di bolle d’aria, si deve schiacciare il contenuto dentro il barattolo con il cucchiaio. Riempirlo a un cm dal bordo. Capovolgere i contenitori appoggiandoli sopra un ripiano in legno (buon isolante e mantiene per lungo tempo il calore). In alternativa si possono mettere i barattoli e i coperchi all’interno del forno caldo.

Tra pentole e fornelli – Polenta e ciacci alla Festa del Borgo a Vidiciatico

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Ciaccio

Ogni anno a Vidiciatico il 19 luglio, c’è la tradizionale “Festa del Borgo” che ha come palcoscenico d’eccezione l’antico borgo di Ca’ Gherardi, caratterizzato dai quattro voltoni d’accesso che lo racchiudono.
Una festa in cui è possibile fare un tuffo nel passato, fra artigiani all’opera, mestieri di una volta, artisti di strada, musica e balli.
Non mancano i prelibati manicaretti della cucina montanara: la polenta con cinghiale, i ciacci di castagna e altre prelibatezze.
Non si paga in euro, ma in magalini!
Queste le ricette se vi è venuta voglia di preparare i ciacci di castagne o la polenta con il cinghiale.

Polenta al ragù di cinghiale
Ingredienti:
Per la polenta: 500 gr. di farina di fioretto – 3 litri di acqua – una presa di sale
Per il ragù al cinghiale: 400 gr. di carne di cinghiale – 1 litro di sangiovese – bacche di ginepro – grani di pepe – ½ litro di aceto rosso – 1 gambo di sedano – 1 carota – 1 cipolla – sale- 250 gr. di passata di pomodoro –
Procedimento: in un paiolo di rame mettere a bollire l’acqua. Quando l’acqua bolle, salarla. Quando riprende il bollore aggiungere la farina sbattendo energicamente con il mattarello per evitare grumi.
Continuare a mescolare fino a quando la polenta non è cotta (si stacca dalle pareti del paiolo).
Versare la polenta su un tagliere.

Per la preparazione del ragù di cinghiale: la marinatura è un passaggio essenziale del piatto. La prima marinatura deve essere fatta con aceto e vino. Sistemate la carne in una ciotola, coprire con un coperchio e lasciarla riposare per 12 ore. In questo modo toglieremo l’odore di “selvatico”. Eliminate la prima marinatura, sgocciolate bene la carne e preparate la seconda. Mettete bacche di ginepro, e grani di pepe in una ciotola, sistemateci la carne e coprire con il vino rosso.
Sigillare con la pellicola e mettere al fresco per 24 ore.
Tagliate la carne, rigorosamente usando il coltello, in piccolissimi pezzi. tritare invece gli odori, precedentemente lavati e mondati.
In una padella scaldare l’olio e fare soffriggere il trito di verdure. Aggiungere la carne ben strizzata solo quando le verdure cominciano a sfrigolare. Fare rosolare bene a fuoco vivo.
Sulla fiamma bassa fare scaldare un pentolino di coccio, poi trasferci il composto.
Aggiungere il pomodoro, salare e pepare.
Cuocere per almeno 3 ore, per far ridurre il sugo.
Tagliare (con un filo di cotone) la polenta a fette e condire con il ragù di cinghiale.

Ciacci lizzanesi
Ingredienti: farina di castagne – acqua –
Procedimento: si prepara una pastella semiliquida che non deve presentare grumi. Si fanno scaldare gli appositi stampi sovrapposti e si voltano da ambo le parti. Quando gli stampi sono belli caldi si spalmano nella parte interna con la “sugna” (la cotenna della pancetta) e si versa su uno stampo un po’ di pastella e si sovrappone l’altro stampo. Si picchia delicatamente con il manico di un cucchiaio di legno per fare aderire bene e si cuoce per 3-4 minuti. Si rigira lo stampo e si cuoce ancora per qualche minuto.
I ciacci sono ottimi da mangiare con formaggio tenero, ricotta, coppa di testa o “al naturale”.

Tra pentole e fornelli – Marmellata di lamponi

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Lamponi 1

Il lampone è una pianta meno comune del rovo della mora sul nostro Appennino, ma è possibile raccoglierlo nei boschi, in particolare nelle faggete.
Il nome scientifico è rubus idaeus. Il termine idaeus sembra che sia riferito al Monte Ida in Grecia, dove la pianta del lampone si trovava con facilità.
La coltivazione del lampone risale al Medioevo, ma già nell’antichità i suoi frutti erano conosciuti ed apprezzati.
Con i lamponi si può preparare una buonissima marmellata.

Marmellata di lamponi
Ingredienti: 1 kg di lamponi – 800 gr. di zucchero – il succo di un limone biologico –
Procedimento: pulire, lavare e asciugare leggermente i lamponi. Passarli al passaverdura e metterli in una pentola con lo zucchero e il succo di limone. Cuocere, a fuoco basso, mescolando con un cucchiaio di legno e portare a ebollizione. Schiumare in superficie e continuare la cottura per 25 minuti. Per controllare se la marmellata è pronta versare su un piattino inclinato qualche goccia di marmellata: se scorrerà lentamente la marmellata è pronta.
Versare la marmellata in barattoli sterilizzati (per sterilizzare i barattoli fare bollire almeno 30 minuti).
La marmellata si può consumare entro un anno

Rotolo di lamponi
Ingredienti: per il rotolo: 100 gr. di farina 00 – 100 gr. di zucchero – 5 uova – per la farcitura: 150 gr. di marmellata di lamponi – 250 gr. di ricotta di mucca – 100 gr. di lamponi freschi – 2 cucchiai di yogurt bianco – per la glassa: 125 gr. di zucchero a velo – 1 cucchiaio di succo di limone biologico – 2 lamponi –
Procedimento: rompere le uova separando i tuorli dagli albumi. Sbattere i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere una crema spumosa. Unire la farina e incorporare, per ultimi, gli albumi montati a neve.
Prendere una placca da forno e ricoprirla con un foglio di carta da forno. Stendervi sopra l’impasto, livellarlo bene e fare cuocere in forno a 180 ° C. per 15 minuti.
Prendere un canovaccio, spolverizzarlo di zucchero e metterci sopra il pan di spagna arrotolandolo su se stesso.
Mescolare in una terrina la ricotta con lo yogurt e i lamponi freschi.
Srotolare il pan di spagna, spalmarvi sopra la marmellata di lamponi e farcire con la crema di ricotta. Arrotolare nuovamente il dolce e metterlo su un piatto da portata.
Preparare la glassa mescolando lo zucchero a velo, il succo del limone e un cucchiaio e mezzo di acqua calda. Unire il succo e qualche lampone.
Versare la glassa al centro del rotolo e spalmarla su tutta la superficie.
Fare riposare qualche ora in frigorifero prima di servire tagliato a fette.

Le curiosità e le ricette sono tratte da “Cucinare con erbe, fiori e bacche dell’Appennino (Collana I Quaderni del Loggione – Damster Edizioni)

Tra pentole e fornelli – Il mirtillo nero

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Mirtillo nero

Nel nostro Appennino, da metà luglio a metà settembre, si può raccogliere il prezioso mirtillo nero.
Prezioso perché possiede innumerevoli proprietà. Non solo è “incredibilmente” buono, sfatando la credenza che le cose buone fanno male, ma ha molteplici virtù. Contiene la mrtillina che unita al crom ha un effetto benefico per i diabetici. Ha un effetto simile alle sostanze cortisoniche ed assunto con costanza aiuta a combattere le allergie.
Migliora la circolazione del sangue, ha effetto antinfiammatorio, riduce l’accumulo di colesterolo.
L’uso del mirtillo nero è ormai molteplice. Viene usato per prodotti cosmetici, per preparare prodotti farmaceutici e in cucina.
Alcune ricette.

Gramigna blu
Ingredienti (per 4-6 persone): 500 gr. di gramigna – 500 gr. di salsiccia fresca – 100 gr. di mirtilli neri – 1 spicchio di aglio – 1 bicchiere di vino rosso – panna o in sostituzione formaggio fresco spalmabile – parmigiano reggiano grattugiato (facoltativo) –
Procedimento: togliere la pelle alla salsiccia e unire l’aglio tritato finemente. Lavorare il composto e conservarlo in frigorifero per qualche ora.
Mettere la salsiccia in una padella antiaderente e farla rosolare a fuoco medio. Bagnare con il vino e quando sarà evaporato aggiungere i mirtilli neri. Tenere da parte qualche mirtillo per la guarnizione dei piatti.
Salare, facendo attenzione perché la salsiccia è saporita.
Quando la salsiccia è quasi cotta, unire 4 cucchiai di panna da dolci o formaggio fresco spalmabile.
Cuocere la gramigna e farla saltare in padella con il sugo ai mirtilli.
Si può spolverare con parmigiano reggiano grattugiato.

Rotolo di maiale, mirtilli e gorgonzola
Ingredienti: 600 gr. di pancetta di maiale – 350 gr. di gorgonzola – 200 gr. di mirtilli neri – 50 gr. di pinoli – 50 gr. di noci tritate – 350 gr. di verza – un cuore di sedano – 2 carote – 1 cipolla – latte q.b – ½ litro di vino bianco – 1 litro di brodo vegetale – un rametto di rosmarino tritato finemente – sale – pepe – olio EVO –
Procedimento: sbollentare la verza in acqua salata e lasciare asciugare e raffreddare. Fare un trito di pinoli, noci e 100 gr. di verza. Aprire a libro la pancetta, stenderla bene, battendola con il batticarne. Stendere il trito sulla pancetta ed aggiungere i mirtilli lavati e asciugati. Salare e pepare. Arrotolare e avvolgere con le foglie di verza rimaste, legando il tutto con lo spago da cucina.
Fare un trito di cipolla, carota, sedano e rosmarino in una casseruola e mettere a soffriggere il trito in olio. Appena la cipolla sarà dorata aggiungere la carne e sfumare poco per volta per circa un’ora coperto, a fuoco basso. Controllare la cottura ed eventualmente aggiungere altro brodo.
Continuare a cuocere coperto per altri 30 minuti, poi togliere il coperchio. Quando la carne sarà cotta, toglierla dalla casseruola e lasciarla al caldo.
Far sciogliere in poco latte il gorgonzola, unire gli odori e il sugo di cottura. Cuocere per alcuni minuti fino a quando si ottiene una crema.
Affettare la carne e servire con la crema al gorgonzola.

Mirtilli sotto spirito
Questo è forse il modo più semplice per conservare i mirtilli, in quanto la preparazione è immediata. Infatti basterà mettere in un vasetto pari quantità di mirtilli e zucchero, un po’ di scorza di limone e ricoprire il tutto con l’alcool. Per consumarli si dovrà aspettare alcune settimane, più si aspetta più il prodotto sarà buono.

Nella tradizione estiva della montagna esisteva la “domenica del mirtillo”, giorno dedicato alla friolezza quando i giovanotti e le fanciulle muniti di secchielli dovevano raccogliere i mirtilli e invece si dedicavano agli amoreggiamenti e alle danze. Chi raccoglieva i mirtilli erano le madri, che poi li utilizzavano per preparare squisite marmellate.

(notizie, curiosità e ricette sono tratte da “Mirtillo Bencontento” di Massimo Tramontano – Collana I Quaderni del Loggione – Damster Edizioni)

Tra pentole e fornelli – Ciliegie sotto spirito

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Ciliegie sotto spirito

“Nel mese di giugno i nostri alberi di ciliegie producevano moltissimi frutti chiamati duroni. La mamma cuoceva le ciliegie con un poco di zucchero e in questo sugo noi bambini inzuppavamo il pane. Il raccolto era abbondante e per non sprecare nulla, si facevano marmellate oppure si conservavano sotto spirito.
Ricordo con nostalgia che l’ultimo giorno dell’anno a mezzanotte, mio padre on i suoi amici campanari suonavano le campane a festa, ed essendo molto freddo, si riscaldavano mangiando le ciliegie sotto spirito.
Il primo dell’anno anche a noi bambini era concesso mangiare questi frutti.
Mio padre, dopo aver governato le mucche, ci svegliava e come augurio di buon anno offriva due ciliegine sotto spirito a ciascun membro della famiglia.
Ciliegie sotto spirito
Ad ogni ciliegia viene tagliato il gambo circa a metà, si sistemano nei asi di vetro, si coprono con alcool per dolci.
Dopo circa 3-4 mesi sono pronte
(ricordo di Romano dei Trebb – Il profumo dei ricordi Loiano – Damster Edizioni)

Ciliegie sotto spirito
Ingredienti: 1 kg di ciliegie (duroni grossi – , 5 dl di alcool – 200 gr di zucchero – 3 stecche di cannella –
Procedimento: pulire le ciliegie, asciugarle e tagliare corti i gambi.
Metterle dentro a un vaso sterilizzato, mettere le stecche di cannella e ricoprire con lo sciroppo di zucchero.
Sciroppo di zucchero: mettere lo zucchero in un pentolino con 3,5 dl di acqua. Fare bollire e aspettare che lo zucchero torni chiaro, dopo aver fatto la schiuma.
Spegnere il fuoco e lasciarlo raffreddare.
Versare lo sciroppo sulle ciliegie e chiudere il vaso.
Fare riposare le ciliegie in un luogo asciutto e buio per 3-4 mesi prima di mangiarle.

Ciliegie sotto grappa
Ingredienti: 1 kg di ciliegie – 400 gr. di zucchero – ½ bicchiere di acqua – 1 limone – 1 litro di grappa – 3 mandorle amare – qualche foglia di ciliegio –
Procedimento: lavare e asciugare le ciliegie. Aiutandosi con le forbici tagliare il picciuolo a 2/3 mm dall’attaccatura, allargarle sopra un telo e farle asciugare.
Nel frattempo preparare lo sciroppo. Versare in un pentolino lo zucchero e l’acqua e farli sobbollire a fuco basso per qualche minuto. Poi lasciarlo raffreddare.
Mettere le ciliegie in un vaso sterilizzato munito di tappo a chiusura ermetica. Coprirle con lo sciroppo, la scorzetta gialla del limone, le mandorle e le foglie di ciliegio lavate.
Versare nel vaso la grappa, chiudere il vaso e riporlo in un luogo fresco, buio e aerato.
Fare riposare le ciliegie  3-4 mesi in un luogo buio e asciutto.

Tra pentole e fornelli – Il nocino (liquore alle noci)

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Nocino

La Notte di San Giovanni è intrinsecamente connessa alle noci. E’ proprio durante il Solstizio d’Estate infatti che secondo la tradizione, devono essere raccolte le noci per preparare il nocino, un liquore ottenuto dall’infusione in alcool dei malli delle noci ancora acerbe.
Le origini di questo infuso, che era utilizzato per scopi divinatori e medicinali, rimangono incerte.
Si pensa che il liquore di abbia fatto il suo ingresso in Italia dalle regioni francesi diffondendosi grazie alle migrazioni ed alle tradizioni celtiche, nella zona dell’Emilia.
Secondo la tradizione le noci per preparare il liquore dovevano essere raccolte la Notte di San Giovanni dalla donna più esperta nella preparazione, che doveva salire a piedi nudi sull’albero del noce per staccare a mano i frutti migliori, senza intaccarne la buccia.
Per effettuare la raccolta e per radunare i frutti non dovevano essere usati strumenti o contenitori in metallo.
Le noci così raccolte dovevano essere esposte alla rugiada per tutta la notte ed essere messe in infusione il giorno successivo.
Di ricette sul nocino se ne trovano tante. Vi propongo questa.

Nocino
Ingredienti: 1 litro di alcool etilico – 1 kg di malli di noci nazinali (numero di noci 30-33) – 700/800 gr. di zucchero semolato –
Procedimento: le noci vanno scelte da piante vecchie, meglio se di collina, esposte al sole e comunque lontane da fonti inquinanti come ad esempio strade molto frequentate.
Il frutto del noce è una drupa. La parte esterna (esocarpo o mallo) carnosa e profumata, scurisce rapidamente una volta a contatto con l’aria grazie alla presenza di tannini.
La parte interna della noce deve apparire gelatinosa.
Le noci vanno lavate sotto l’acqua corrente e tagliate in quattro spicchi. Vanno messe in un vaso di vetro a bocca larga, coperte interamente con lo zucchero e lasciate macerare al sole per non più di due giorni (un tempo superiore renderebbe il prodotto troppo amarognolo).
Dopodiché si aggiunge l’alcool, mescolandolo all’infuso che nel frattempo si è prodotto ed avrà contribuito a sciogliere lo zucchero senza l’uso di acqua.
La macerazione va continuata, sempre al sole, sino a Natale, con raccomandazione di aprire il vaso per mescolare ed ossigenare il prodotto almeno quotidianamente per i primi due mesi.

Curiosità e ricette tratte da “Ti do una noce” di Manuela Fiorni (Collana I Quaderni del Loggione – Damster Edizioni)

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