Il 21 Aprile 1945 abitavamo in Via San Vitale, 21 . E’ un palazzo antico con uno scalone a doppia rampa per salire al 1° piano dove, in un appartamento a sx, abitavamo noi , alla dx vi era la sede della Gestapo. Mio padre aveva ruoli di comando nella Brigata partigiana Irma Bandiera e nel Battaglione Valter Busi e così in casa nostra si facevano le riunioni dei responsabili e/o comandanti partigiani. Allora avevo 3 anni e mezzo, ma a quella età molti particolari si fissano in maniera indelebile. Infatti quando i partigiani venivano in casa nostra appendevano i mitra ad un attaccapanni che ho tenuto sino ad oggi, portandolo a Pianaccio. In quei giorni, 20 e 21 Aprile stavo a giocare nel cortile al piano terra ove, di fianco, passavano gli inquilini ed altri. Ad un certo momento vidi passare gli ufficiali della Gestapo nelle loro divise con gli stivali lucidi che, seppi dopo, si davano alla fuga. Fuori li attendeva una carrozzella di piazza trainata da un cavallo per portarli a destinazione. Di certo, ragionai molto dopo, non avevano ormai più chissà quali mezzi di trasporto. Poco tempo dopo udii i canti delle truppe partigiane che, entrate in città, si recavano in Piazza Maggiore. E, poi, a seguito, altri militari di vari corpi ed etnie. Mio padre mi portò, appunto, in Piazza Maggiore dove sostavano carri armati e truppe fra le quali, visto i vestimenti, vi erano indiani o Sikh con un vistoso turbante. Il comando alleato diede a mio padre vari incarichi ed un mezzo di trasporto. Fra le varie incombenze vi era quella di gestire il cinema-teatro Rappini . Ed infatti, spessissimo, vi erano serate musicali con la partecipazione di un eccezionale pianista: Luciano Sangiorgi. Forse fu lì che scattò la mia passione per la musica. I motivi spesso eseguiti erano quelli dello swing, Glenn Miller, Benny Goodman ed altri. Certo, alla mia età, non potevo capire a fondo cosa significasse il 21 Aprile, ma di certo sentii come fosse svanito un clima di spavento se non di terrore. Fine dei bombardamenti, fine delle cautele ad uscire di casa per non trovarsi arrestati, giusto per terrorizzare la popolazione, dai tedeschi, o peggio, come mi dicevano i miei genitori, dalle camice nere della R.S.I. . Dopo iniziò un periodo di ritorno alla normalità con alti e bassi che, forse, racconterò un’altra volta.