Ho letto l’opinione della Anef, l’associazione degli imprenditori funiviari in merito all’innevamento artificiale, ovvero quello fatto con i cannoni sparaneve. E’ più che evidente che, in molti casi, senza tale tipo di innevamento la pratica sciatoria sia se non impossibile, di certo ridotta a pochi giorni nell’inverno. Abbiamo di fronte lo smantellamento di parecchi impianti di risalita stante, in molti casi, la scarsissima se non quasi nulla precipitazione nevosa naturale abbinata ad un aumento sensibile delle temperature. Che la pratica sciatoria sia apportatrice di un certo beneficio economico a molte popolazioni di montagna, la cosa è indiscutibile. Vi sarebbe però da evidenziare come questa attività turistico-sportiva sia diventata, nel tempo, una specie di monocoltura con tutti gli aspetti, sia positivi che negativi, di tale prassi. Anche in altri campi, ad es. agricoltura, industria, commercio ed altro, la monocoltura , da leggersi anche come Monocultura, fin quando tutto viaggiava con il vento in poppa, vi era una florida economia con un vantaggioso rapporto impegno/risultati economici. Da vari anni, almeno da oltre 35 anni, le cose hanno cominciato ad avere una brutta piega. Una concomitanza di fattori hanno trasformato lo sci da gallina dalle uova d’oro in un turismo di costosa e difficile gestione. Quali sono stati gli inconvenienti emersi in questi anni ? Li elenco in ordine sparso senza dare precedenze. L’appeal sociale dello sci è progressivamente diminuito risultando, oggi, una attività di modesto se non nullo richiamo sociale. Il costo della pratica di tale sport cresciuto ad un livello che molte famiglie non se lo possono più permettere. Ed infatti le nuove leve dell’agonismo sono diminuite notevolmente. La Crisi Climatica che, in almeno tre regioni, ha fatto diminuire le precipitazioni nevose di oltre il 90% e nelle restanti aree di pratica dello sci, ha fortemente contratto l’innevamento naturale e la durata della copertura nevosa. Da qui la necessità, in molti posti, di utilizzare l’innevamento artificiale mediante cannoni sparaneve. Ci troviamo quindi dinnanzi ad un aumento notevole del costo della gestione degli impianti dovendo sostenere un pesante costo aggiuntivo legato a dette attrezzature ed utilizzo. Ovviamente non in tutte le aree precedentemente interessate dalla attività sciatoria si è potuto ricorrere a detti impianti, in molti casi è stato giocoforza passare allo smantellamento degli impianti di risalita o utilizzarli solo nel periodo estivo. Si tratta di alcune centinaia di impianti, a quanto sembra. Non solo, ove è stato possibile, si sono utilizzati cannoni sparaneve, ma è stato necessario modificare gli impianti di risalita portandoli a quote più elevate o con diversa disposizione. Sono questi costi molto elevati che, in molti casi, sono stati affrontati da enti pubblici, Regioni in primo luogo. Così ci troviamo una società che, a fronte di un sistematico smantellamento del Servizio Sanitario, dirotta enormi capitali in una attività che non risulta di primaria importanza per la vita delle persone. Anche altre voci fondamentali quali : istruzioni, viabilità, infrastrutture, servizi sociali hanno visto diminuire le risorse per una valida gestione. Sembra che in Italia la spesa sociale prioritaria riguardi lo sci e le sue strutture. Certo, vi sono comunità la cui attività e lavoro sono legate a detta pratica. Ma viene spontaneo chiedersi :”Ma a fronte di evidenti segnali di caduta dello sci, per le ragioni sopra esposte, come è stato possibile non prendere alcun provvedimento al fine di apportare altre risorse alle comunità di montagna ?” “Come è stato possibile continuare a cullarsi in una Monocoltura=Monocultura per tanti anni ?” . Tra l’altro gli investimenti in detto comparto, lo sci, richiedono notevoli capitali e, conseguentemente, una serie di cospicui appalti con pubblico danaro. Purtroppo, in Italia, la sirena degli appalti, con impiego del danaro del contribuente, ha un fascino cui il mondo politico non riesce a resistere. Non credo che vi sia regione nella quale non si vedano fatti lavori inutili, malfatti, con costi inverosimili ed altro di negativo. Ritornando allo sci, sarebbe necessario far fare, ogni volta che si ipotizza una spesa in impianti, uno studio da un competente organismo universitario in merito ad alcune voci quali : ricaduta economica sul territorio, flussi turistici, impatto ambientale, eventuali soluzioni alternative ed altro al fine di rendere edotti i contribuenti e le stesse popolazioni di montagna del pro e del contro di questi investimenti ed, eventualmente, di optare per soluzioni aventi un rapporto spesa/risultati meno negativo. Ultima voce : la Crisi Climatica, da molte voci politiche minimizzata se non negata, nello spazio di 10-15 anni come agirà sui territori momentaneamente “Salvati”? Non è che a breve ci si ritroverà al punto di partenza con due possibilità : 1) Salire in quota di parecchie centinaia di metri, se possibile, con altre spese faraoniche 2) Chiudere il tutto per impossibilità di utilizzo . Iniziare sin da adesso, e si è già in ritardo, voci alternative e complementari di turismo ? Capisco che per imbroccare questa strada sia necessario disporre di un bagaglio di conoscenze culturali, storiche ed ambientali molto specifiche e legate ai territori da trattare e che tale patrimonio, spesso, è alieno alle conoscenze del nostro mondo politico. Vi sono alcune soluzioni per mantenere lo sci in determinati posti, la prima sarebbe quella di costruire piste di plastica come già fatto altrove. Quando la temperatura lo consente si mettono in funzione i cannoni sparaneve simulando così un ritorno ai bei tempi andati. Oppure ? Da amante della tecnologia potrei rendere edotti i lettori di una soluzione veramente fantascientifica ! Si tratterebbe di stendere sopra le piste un tappeto percorso da un fluido mantenuto a parecchi gradi sotto lo 0 da appositi impianti di refrigerazione tipo Linde. La neve artificiale vi verrebbe sparata sopra dai soliti cannoni sparaneve modificati in maniera di raffreddare l’acqua di espulsione sino ad essere trasformata in neve o cristalli di ghiaccio grazie a detti impianti di refrigerazione. Così, anche se la Crisi Climatica porterà la temperatura ambientale di alcuni gradi sopra lo 0 o non fa nevicare, si avranno a disposizione piste da sci aventi un aspetto da pieno inverno tipo parecchi decenni or sono. Un richiamo veramente unico ! Ovvio che i costi sia di costruzione che di mantenimento di una simile struttura sarebbero elevatissimi, ma, stando la politica generale indirizzata verso la riduzione di talune spese quali la Sanità, l’istruzione, i servizi sociali, trasporti ed altro, sarà sufficiente chiudere alcuni ospedali, vari istituti scolastici, cancellare tanti servizi sociali ed altro per disporre dei fondi necessari per queste opere. Di certo, come ho detto, l’attrattiva sarebbe unica da richiamare molte persone da vari paesi potendo ammirare la coniugazione fra sci e tecnologia futuristica !