La seggiovia come rimedio a tutti i mali

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Ho letto dell’ entusiasmo per la sentenza favorevole del Consiglio di Stato alla costruzione della seggiovia per il Lago Scaffaiolo da parte del mondo politico, amministrativo ed imprenditoriale. Oltre a tutti i chiarimenti sui finanziamenti dell’opera, si è parlato di creare un’offerta a più ampio spettro per il turista del 3° millennio. C’è persino una riga in cui si parla di sentieri, vie di transito e poco più. La cosa ha dell’incredibile ! Se pensiamo che per oltre 40 (quaranta) anni si è impostata una politica nel Belvedere finalizzata alla cancellazione di qual si voglia utilizzazione delle antichissime vie di transito transappenninico certificate a livello documentale ed anche archeologico. Pubblicamente gli escursionisti sono stati definiti “Quelli con la bottiglietta dell’acqua e del panino in tasca” . Insomma gente che meno veniva a girare nell’Alto Appennino Bolognese meglio era. Si dà il caso che dove detti “paria” vengono accettati come turisti si aprono nuove attività commerciali e di accoglienza, vedi Via degli Dei con 24 nuove attività aperte. Questa campagna anti escursionistica ha contribuito allo spopolamento di paesi con un passato storico di elevato livello e con un patrimonio unico, vedi, ad esempio, Monteacuto e Pianaccio oltre ad altri centri. Nel novero delle bestie nere del Belvedere ci sono anche coloro che fanno turismo con camper o roulotte, definiti da persone del luogo “Miserabili che non hanno i soldi per andare all’albergo”. Ciò vuol dire NON essersi MAI documentati su quello che è il turismo in campo internazionale. Sarebbe bastato leggere i dati del Ministero del Turismo Francese o, meglio, fare un giretto nel Paese transalpino con un camper preso a noleggio per scoprire che in detto Paese, primo al mondo per flusso turistico, in qual si voglia comune o cittadina vi è un campeggio municipale e, spesso, accompagnato da campeggi privati. Non solo, ma si è accolti con piacere visto che, si è portatori di valuta. Ma per far spendere necessita fornire adeguati servizi, ad esempio un piccolo supermarket, un ristorante o bar aventi il fine NON di spennare il pollo, ma di dare, a prezzi decorosi, un dovuto servizio. Tanto per fare un confronto, l’anno scorso, fine luglio, abbiamo accompagnato i due nipoti al Cavone per farli giocare con un aquilone. Ebbene ? Ho contato 23 (ventitrè) camper parcheggiati e con tutti i locali chiusi TUTTI ! E poi si parla di aprirsi al turismo internazionale ! Buono a sapersi ! Tanto per mettere il dito nella piaga : in Francia, tanto per non andare lontano, ma la cosa è così anche in altri paesi da me frequentati, se un turista si reca al centro Turistico o alla Gendarmeria per il fatto che un operatore turistico ha avuto un comportamento disonesto, prove alla mano, detto operatore rischia severe sanzioni. Anni fa, un ristoratore del Belvedere diede per cena a 34 clienti cibi avariati. Parecchi ebbero disturbi. Ma siamo in Italia e poi in Alto Appennino Bolognese, a chi ti rivolgi ? Personalmente NON ho più messo piede in detto locale e, penso, abbiano fatto lo stesso gli altri commensali, ma intanto si è peggiorata l’immagine della ristorazione del posto. Quando si decide di operare in campo internazionale, bisogna ben documentarsi, porre delle basi di accoglienza e di ampia gamma di opportunità da poter soddisfare il ampio spettro di esigenze. Siamo sicuri di essere su questo binario ? A quanto mi risulta si è perseguito una politica di cancellazione di molte attrattive, vedi eliminazione dei corsi estivi di musica e dei concerti nelle chiese. Sarà strano, ma c’è gente cui piace la musica. Nessuna valorizzazione di emergenze storiche e culturali, vedi edifici sacri e storici. Sarà strano, ma vi è gente cui piace andare a vedere chiese, affreschi, opera d’arte storiche ed edifici con secoli e secoli di storia. Non esiste neppure un piccolo museo ove poter mostrare ciò che si scopre di storico o archeologico nel Belvedere. Sarà una modesta attrattiva, ma ci sono persone cui interessa anche questo, specialmente se ben spiegato e ricostruito. Sino ad oggi, per decenni, si è parlato e straparlato di seggiovie e di Cascate DELLA Dardagna . Scrivere Del Dardagna è sintomo di mancanza di conoscenza della storia del Belvedere e di ciò che hanno rappresentato i corsi d’acqua e le sorgenti nella cultura dei popoli, anche qui sino a poco fa. Non bastasse si è provveduto a non avere luoghi ove i giovani possano recarsi ad ascoltare musica, a ballare e socializzare. Mi limito al capoluogo , Lizzano. Vi era la Rotonda, con pista da ballo nel giardino e baracchina per bibite e panini . D’estate di ascoltava musica, ai miei verdi anni, 10-12 anni, anch’io suonavo la fisarmonica ed intrattenevo chi frequentava il posto. Fine di musica e balli. Vi era il teatro Puccini con la sala Cristallo e il bar-ristorante. Al Cristallo vennero Giorgio Gaber, Johnny Dorelli e tanti altri cantanti e musicisti. Nel cinema-teatro vi furono recite di attori di ottimo livello. Tutto chiuso. Vi erano altri luoghi pubblici dove recarsi per spettacoli e per stare in compagnia dei coetanei. Tutto scomparso. Non è casuale che molti giovani del comprensorio del Belvedere per stare in compagnia o per ascoltare musica o per stare con la propria bella si rechino in comuni viciniori ove vi è questa attrattiva. Vi sono altre pecche su cui sorvolo. Credo però che la cosa più difficile non sia costruire una nuova seggiovia, è una questione di appalti e di mezzi meccanici in funzione, ma sia quella di impostare questo Futuro Turismo (Internazionale) su di un binario tale da potere dare una reale molteplicità di offerte quale si richiede da parecchi decenni. Non esiste solo lo sci, ben vengano copiose nevicate ! Ma consiglierei di leggere i dati dell’ISPRA sulle precipitazioni nevose nello svolgersi degli ultimi 70 anni e di trarne le dovute conseguenze. Capisco che parlare di Statistica, Scienza, Dipartimenti universitari, CNR, Climatologia ed altro faccia perdere la pazienza a chi è afflitto da una mostruosa supponenza. Sempre a proposito di dati statistici, la ricaduta sul territorio da parte del mondo sciatorio è fra i più bassi del settore. Tengo a sottolineare che le spese per gli abbonamenti NON fanno parte di tale ricaduta, è una norma condivisa, come le spese per l’affitto nel campeggio. Pochi anni fa vi fu uno studio di un Dipartimento universitario che stimò in ricaduta per gli sciatori, al Corno, in € 18 giornalieri e di € 13 per gli escursionisti. Vi è una piccola ma non trascurabile differenza, per gli escursionisti NON si è speso un soldo, per il comparto sciatorio volano milioni. Ovvio che se NON si offre nulla, finito il su e giù sciatorio, la maggioranza della gente se ne torna a casa. E’ noto che le seconde case nel Belvedere restano chiuse per mesi, anche chi ha una abitazione in zona, la settimana bianca, spesso, la va a fare sulle Alpi o in Dolomiti. Se non c’è alcuna attrattiva, passare le serate dinnanzi al televisore non è il massimo. A mio avviso, non è la quantità di impianti di risalita e la loro lunghezza che creano un’attrattiva, è ciò che vi dovrebbe essere di contorno per far sì che il turista sia invogliato a rimanere ed a spendere. Ma adesso, a quanto leggo, con il nuovo impianto vi sarà un afflusso turistico notevolissimo. Mi auguro che sia così, anche se mi sembra che si enfatizzi un po’ troppo la cosa. Innanzi tutto ci si è focalizzati solo sul mondo sciatorio, dimenticandosi totalmente che l’anno non è formato da 12 o 16 fine settimana invernali, ben che vada e che il tempo non sia, come spesso accade, tale da non consentire una decente pratica sciatoria. L’estate è ridotta a circa un mese o poco più. Ed il resto dell’anno che si fa ? E’ noto, basta documentarsi, che passato il boom estivo, l’utilizzo delle strutture turistiche scende sino al 3% delle loro potenzialità. La ragione è semplice : se si offre nulla si incassa nulla. Qui mi ripeto : se non si imposta l’offerta turistica su binari diversi, ovvero con la massima diversificazione dell’offerta e con la più ampia possibilità per le varie componenti della società di trovare nel Belvedere cose, luoghi e strutture tali da soddisfare le proprie richieste, i risultati, a fronte di spese ciclopiche di pubblico danaro, saranno sempre modeste. Ma per fare ciò sono necessarie alcune cose fra le quali una profonda conoscenza del patrimonio storico, culturale ed ambientale del comprensorio, conoscenza che, a quanto sembra, è piuttosto lacunosa, se non, in parecchi casi, totalmente assente. In tutti i discorsi legati al rilancio economico dell’Alto Appennino Bolognese  non ho letto una sola parola sulla carenza del personale sanitario dell’Ospedale di Porretta. Anche questo dovrebbe essere una voce importante, sia per i residenti che per chi frequenta le zone di montagna. Se poi, fosse vero che vi sarà, grazie a tale seggiovia, un ciclopico afflusso di turisti e qualcuno, dovesse recarsi agli ospedali di Bologna, dalle 2 alle 3 ore di viaggio, per cure e visite, non credo si dia una bella immagine del nostro Appennino. Il perché non si parli MAI della Sanità quando si pianificano enormi spese per altri comparti, ma in special modo per impianti a fune, resta quasi un mistero. E’ vero che assumere personale sanitario non comporta sostanziosi appalti, ma sarebbe un fondamentale servizio per i cittadini. Si dice che il tempo è galantuomo, vedremo se dopo la costruzione di questo fondamentale impianto di risalita si potrà assistere ad un ripopolamento di storici paesi del comprensorio, ad una valorizzazione del patrimonio storico, culturale ed ambientale presente che dovrà fungere da richiamo per ampi settori del turismo e per migliorare ed adeguare l’offerta a quelle che sono le richieste del turismo del 3° millennio.

 

POST SCRIPTUM

Grande tripudio per la nuova seggiovia. A tutti i livelli, dalla cuspide politica alla base. Personalmente nutro qualche dubbio che sia tutto rose e fiori. La ragione di fondo è che una comunità che ha accettato per decenni la cancellazione della propria storia, della propria cultura e di strumenti atti a fornire una qual si voglia istruzione, abbia dinnanzi a sé un radioso futuro. Partendo dal concetto, ben noto in Alto Loco, che è più facile guidare un gregge di pecore che un branco di leoni, avere a propria disposizione una popolazione che non si è accorta o, almeno, ha passivamente accettato il quasi totale spopolamento di paesi facenti parte della propria comunità, paesi con un invidiabile patrimonio storico e culturale, popolazione che non si è accorta della cancellazione di scuole di musica e di concerti in chiese provviste di un capitale culturale di organi e di opere d’arte, questa, cari signori è CULTURA & STORIA, che lascia andare in malora ciò che i propri antenati hanno lasciato in eredità, non dice nulla sulla carenza SANITARIA, sullo smantellamento produttivo, potrà avere tutti gli impianti a fune di questo mondo ma sarà sempre di più alla mercé di chi la utilizzerà per i propri fini e non per la sua esistenza civile.