Un’indagine OCSE dice che siamo agli ultimi posti tra i paesi avanzati per abilità di calcolo e comprensione del testo, e per l’economia è un guaio. Nel 2013 ascoltai una serie di intervista fatte a Tullio De Mauro, uno che dell’italiano, come lingua, se ne intendeva, sul problema dell’analfabetismo. De Mauro sottolineò che il più grave problema non era l’analfabetismo primario, quello di persone che non avevano potuto frequentare le scuole dell’obbligo ma che disponevano di una profonda storia culturale popolare, dialetto compreso, ma il così detto Analfabetismo di ritorno. Cosa si intende per analfabetismo di ritorno ? Quello che succede a diplomati o laureati che per parecchio tempo svolgono attività assolutamente estranee al proprio curriculum di studi. De Mauro stabilì che passati circa cinque anni costoro si sarebbero trovati ad essere degli analfabeti con scritto Dott. sul campanello di casa. La cosa mi colpì, però ebbi modo di documentarmi su di una ricerca fatta negli USA su alcune migliaia di bambini nell’ambito delle padronanze linguistiche. E’ tipico di tale paese avere, ad esempio, una madre di lingua spagnola, il padre di lingua tedesca in un ambiente di lingua inglese con l’aggiunta di frequentazioni in ambiti di altre lingue e dialetti. Ebbene ? Detti bambini, sin dalla nascita, riescono a capire benissimo le varie espressioni linguistiche con ben pochi dubbi ed errori. Il perché ? La ragione è che l’uomo ha la massima capacità di apprendimento nei primi 6 o 7 anni di vita, progressivamente questa capacità va diminuendo e, già fra i 15 o 16 anni deve essere sostituita da un costante “allenamento” o studio su ciò che si deve o vuole apprendere. Quindi ? Ci si diploma a 18-19 anni e quindi da vari anni bisogna essere in costante allenamento mentale per comprendere e per mantenere ciò che si è studiato. Ancor peggio va per un laureato. Costui ha necessità di oltre un decennio di questo allenamento mentale. Ne consegue che sia il diplomato che il laureato abbandonano totalmente tale allenamento sono vittime di una regressione culturale che li porta nello spazio di vari anni ad essere degli analfabeti di ritorno. A questo punto mi sono ricordato di ciò che scrisse Federico Zeri, il sommo storico dell’arte, in una sua pubblicazione “Caro Professore” del 1998. Alle pagine 35-36 leggiamo :”La cosa più bizzarra della situazione culturale italiana, in realtà, è l’incongruo dislivello tra la massa della gente che legge, che conosce la lingua, che viaggia e l’élite rappresentativa. Eppure, in rapporto a questo tipo di popolazione ci ritroviamo con un governo pieno di semi-analfabeti.” Ecc ecc . Se poi andiamo a vedere le disposizioni legislative ed altro votate dal Parlamento restiamo allibiti. Un mondo farcito di avvocati che approva leggi anticostituzionali, in contrasto con le normative della Unione Europea e, ciliegina sulla torta, un finanziamento a Stamina su una ciarlatanesca cura della sclerosi multipla con una votazione a favore quasi totale, con pochissimi contrari. In quest’ultimo caso la decisione parlamentare italiana fu sbeffeggiata dall’intera comunità scientifica mondiale. Il boss di Stamina fu anche condannato per truffa. C’è da chiedersi :”Ma per votare a favore di una cura in campo medico estremamente avanzato il parlamento cos’è formato da Premi Nobel della Medicina e della Genetica ?” . Direi proprio di no, ma anche in campo legislativo non è che il nostro mondo politico brilli di luce propria viste le cantonate prese proprio nell’ambito delle leggi. Ed allora tutto il mondo avvocatesco che farcisce le aule parlamentari, e non solo quelle, quali competenze ha proprio nel comparto relativo al proprio curriculum di studi ? E qui risultano valide le osservazioni di Tullio De Mauro. Dobbiamo considerare quali siano gli interessi primari, oserei dire assoluti, del comparto politico italiano : il potere, i privilegi ed i soldi. Tutto il resto finisce nel dimenticatoio. E’ conseguente che l’apparato nazionale della Istruzione, dipendente da simile mondo politico, finisca per non essere adeguato alle esigenze del mondo economico e produttivo del 3° millennio. Si sfornano, spesso, diplomati e laureati con notevoli carenze in determinate materie. Ma anche chi esce dalle scuole dell’obbligo ha un bagaglio culturale insufficiente. Si pensi solo alla quasi assoluta mancanza di padronanza di ciò che è la statistica e il calcolo delle probabilità con cui ci si confronta quasi quotidianamente. La stragrande maggioranza delle discipline scientifiche, anche le più elementari, hanno per base le due sopra accennate, ovvero statistica e calcolo delle probabilità. Un esempio spicciolo ? Nel 2023 ai primi di Dicembre vi fu una nevicata, non eccezionale, ma sempre una nevicata al Corno alle Scale. Questa fu l’occasione per sbeffeggiare, anche pubblicamente, a livello istituzionale, la Climatologia ed i suoi studiosi con ampia partecipazione popolare. Non aver capito che detta disciplina scientifica ha come presupposto il calcolo statistico sul lungo periodo, significa essere ben poco acculturati. Che poi, dopo pochi giorni, una corrente calda di origine africana sciogliesse la poca neve precipitata, non ha portato, di certo, a meglio documentarsi su che cosa sia la Climatologia e la Statistica, quest’ultima non è quella di Trilussa “La statistica è quella scienza che te dice che se tu maggni du polli e io sto digiuno avemo magnà un pollo ciascheduno”. Come barzelletta è simpatica, ma la statistica non è basata su un fatto accidentale ed episodico, ma sui grandi numeri. Ugualmente in campo meteorologico. Quando leggiamo che in una determinata zona il giorno dopo vi sarà una pioggia, bisogna andare a leggere quale sia l’indice di probabilità. Se leggiamo 60% significa che vi è il 40% di probabilità che non piova e quindi detta previsione non è una certezza assoluta. Quindi ? Ritorniamo a monte. Avete mai sentito parlare dei politici ? A parte l’uso di paroloni assurdi e incomprensibili, ci troviamo dinnanzi ad una conoscenza dell’italiano ed al suo uso, piuttosto lacunosa e approssimativa. Il perché di questo ? Per la ragione che chi appartiene a detta Casta per decenni è abituato ad utilizzare un gergo definito Politichese-burocratichese che, a tutti gli effetti, risulta una triste parodia anche dell’italiano più elementare e che, essendo quasi incomprensibile, deve far credere alle plebi, che gli utilizzatori di tale frasario appartengano ad un Inarrivabile Empireo. La TV, noto strumento di lavaggio dei cervelli, impiega abbondantemente tale linguaggio e, spesso, vi sono trasmissioni con partecipazione di star dello spettacolo con dialoghi ed esternazioni linguistiche da museo degli orrori. Ne consegue che chi assiste a tali trasmissioni acquisisca una degenerazione culturale che lo porta a non capire testi anche elementari ma espressi in un italiano corretto. Non parliamo poi della difficoltà a LEGGERE anche libri a livello del Pinocchio di Collodi. Quindi ? L’italiano medio finisce per essere l’espressione della Casta Dominante con scarsa capacità di lettura di un testo scritto in italiano corretto e scarsa abilità di calcolo. Ubi maior minor cessat . Ma intanto il Maior fa il proprio interesse ed il Minor rischia di fare lavori mal retribuiti o di stare a spasso.