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Mi è stato inviato il testo di un articolo avente per titolo :”Montagne senza neve: l’aumento delle temperature sta trasformando la nostra idea di inverno. Lo scritto è molto ben fatto e documentato scientificamente. Certo, fino a circa 40 anni fa, l’inverno in montagna significava un cospicuo manto bianco di neve spesso anche vari metri, talvolta un silenzio ovattato e, per gli appassionati degli sport invernali, discese con sci e tavole ed anche slittini in un fiabesco mondo totalmente, o quasi, bianco. Per chi amava arrampicare c’erano le cascate ricoperte da uno spesso manto di ghiaccio oppure canali e vie di neve ghiacciata di varia difficoltà. Oggi, come evidenziato nell’articolo, al di sotto dei 2.000 metri tutto questo mondo fiabesco è quasi scomparso, complice la Crisi Climatica. Dove è possibile vi sono le piste fatte grazie all’innevamento artificiale. E’ una soluzione molto costosa e, spesso, non vi è la garanzia che l’aumento della temperatura non porti a sciogliere anche detto toboga, specialmente a quote non elevate. Questo inverno, mese di Febbraio, ero a Pianaccio, paese nel Comune di Lizzano in Belvedere, Alto Appennino Bolognese. Di pomeriggio ho incontrato ragazzi e ragazze di ritorno da una giornata passata a sciare al Corno alle Scale. Ho chiesto loro come se l’erano passata sulle piste di neve artificiale, la quota è compresa tra m 1700 e m 1450 circa. Mi hanno detto che sciavano in un acquitrinio. Ne consegue che il concetto di inverno in montagna, come scritto in tale articolo, specialmente non ad elevate quote, stia cambiando. Non più metri di neve immacolata ma ampie distese brulle di erbe secche e sassi con un serpente bianco, il toboga di neve artificiale, che scende verso la stazione di partenza dell’impianto a fune di risalita. Non è casuale, infatti, la diminuzione dell’appeal degli sport invernali, il loro aumento di costo e la riduzione del periodo di frequentazione per detti sport. Quali soluzioni si prospettano per quelle zone che trovavano in detti sport invernali una fonte di reddito ? Penso che a questo punto sia indispensabile un attento esame di quelle che sono le peculiarità storiche, culturali ed ambientali del territorio ed iniziare una politica di valorizzazione di tali emergenze. Vi sono Comuni, cito quello di Lizzano in Belvedere di cui ho una profonda conoscenza, che dispone di un patrimonio storico-culturale ed ambientale unico sino ad oggi quasi dimenticato e, certamente, non utilizzato per le sue potenzialità. Accenno ad alcune di queste emergenze : Vie Transappenniniche per la Toscana frequentate da millenni con atttraversamenti di paesi aventi un capitale storico di edifici sacri, case fortezza medioevali, opere d’arte che attendono solo la loro valorizzazione per attrarre il turista del 3° millennio. Altri centri con un retaggio medioevale nella fornitura di legnami alla città di Bologna o con collegamenti con la Abbazia di Nonantola ed il modenese. Il patrimonio dei luoghi di culto è tale da disporre di un celebre Santuario, quello di Madonna dell’Acero, in essere sin dal 1300, varie chiese storiche con arredi ed opere d’arte all’interno, oratori per le piccole comunità montane e quelle che vengono definite “Maestà” ovvero cappelle site, spesso, agli incroci di antiche vie di percorrenza. Detta zona è stata frequentata sin dal mesolitico, 5-6000 anni a,C., poi dai Liguri, dai Galli, dagli Etruschi, dai Romani, dai Bizantini, dai Longobardi e, perfino, dai Lanzichenecchi! Ognuno ha lasciato la sua impronta in resti archeologici, nella toponomastica, in taluni termini specifici nelle parlate locali e in particolari opere architettoniche. Vi è poi il capitale ambientale con ciò che hanno lasciato i ghiacciai Wurmiani (12.000 anni fa) in termini di marmitte dei giganti, morene, massi erratici ed una vegetazione esuberante con alcuni animali che possiamo definire fossili viventi essendo tipici di un ambiente periglaciale. Certo, fin quando la Crisi Climatica lo consentirà, gli sport invernali dovranno essere mantenuti per l’apporto che possono dare, ma, da subito, sarebbe opportuno impostare una politica di conoscenza e valorizzazione del patrimonio storico-culturale ed ambientale che ho accennato. Ricordiamoci che il turismo “Pedibus calcantibus” è in forte crescita ed è ormai ben noto il disamore delle popolazioni cittadine per la meccanizzazione in quota o alta quota e quindi non utilizzare questa opportunità sarebbe un delitto nei confronti di quella ampia parte della popolazione del comprensorio che trae sostegno dalla frequentazione turistica anche fuori dal mese di Agosto o nei fine settimana nei quali è possibile praticare sport invernali. Allego due foto da me fatte questo mese di Febbraio nella Alta Val di Gorgo dove insistono gli impianti di risalita. Una è la cuspide piramidale del Monte Spigolino,  alto m1.827, e l’altra è l’intero corpo del Corno alle Scale che raggiunge i 1.945 metri. Dinnanzi a queste immagini, operare per creare altre opportunità di lavoro mi sembra inderogabile.

 

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