Arte in Appennino

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Ho letto, e visto, qui in Renonews, di due interessanti lavori fatti nel Comune di S. Benedetto Val di Sambro (Bo). Il primo è un organo del vento per ascoltare il “Canto degli Dei”. Ovviamente è sito lungo il tragitto della Via degli Dei ! Un motivo ulteriore per frequentare tale percorso. Ricordiamoci cosa significasse per i nostri antecedenti Greco-Romani l’organo . Lo strumento era, allora, idraulico e veniva persino posizionato nelle arene e circhi ove si esibivano gladiatori e scontri con le belve fra il fragore delle folli urlanti . Ebbene ? L’organo idraulico era l’unico strumento atto a sovrastare un simile fragore ! Certo, qui, non siamo nell’arena del Colosseo di quasi duemila anni fa, siamo nella natura. E qui è l’aria, il vento che fa emettere i suoi suoni. Credo che la suggestione del Suono della Natura faccia giungere lì, vicino all’organo, tante persone. Una sola parola : BRAVI !

Un’altra emergenza culturale sempre nel Comune di S. Benedetto Val di Sambro (Bo) : un murale nel processo di rigenerazione del Residence Valsambro. Oltre alla validità artistica dell’opera, vi sono rimandi culturali nello spazio e nel tempo che fanno impegnare il visitatore a scoprirli, a collegarli fra loro e a fruirne. Il murale ci rimanda indietro di migliaia di anni ed in diverse culture. Talvolta era la “presentazione” del Padrone di casa e della sua famiglia, i potenti del tempo. Altra volta era la devozione religiosa, talvolta vi era, persino, lo sbeffeggiamento di determinate persone. Pensiamo al Centro America ove grandissimi artisti hanno sfruttato il murale per esprimere il proprio pensiero e per rendere nota la storia del proprio paese e della gente che lo ha abitato per millenni. Un motivo in più per recarsi a San Benedetto Val di Sambro con la speranza che questo murale sia solo l’inizio di una proliferazione di altre espressioni artistiche sui muri delle case.

 

Reminiscenze

Il murale di S. Benedetto Val di Sambro mi ha fatto ritornare in mente il progetto, elaborato una quindicina di anni fa assieme a mio cugino Paolo Miglianti appassionato di pittura e bravo artista, di decorare la facciata est della mia casa di Pianaccio, metri 5.5 x 10 di altezza , con un murale che evidenziasse la natura e la storia dell’alta Valle del Silla sotto il Corno alle Scale. Facemmo alcuni schizzi, interpellai vari amici pittori, misi assieme, grazie ad un amico, il doveroso ponteggio. Per sicurezza interpellai un persona ben immanicata nelle propaggini burocratiche Stato-Regional-Provincial-Comunali per sapere se ciò che volevamo fare non ci avesse messo nei pasticci. Il signore ci sconsigliò di fare ciò che avremmo voluto eseguire, avremmo avuto noie a non finire. E così il progetto andò in fumo. Da uno schizzo che avevo fatto intitolato “La Ninfa del Rio Bagnadori”, il corso d’acqua che attraversa il paese di Pianaccio, ricavai una piccola scultura in ceramica che mostra detta ninfa camminare nelle acque con il tipico colore delle acque con vegetazione. Forse, come mi disse uno degli artisti, avrei dovuto fare la ninfa delle seggiovie, forse sarebbe stata accettata. A parte la sarcastica battuta, mi chiedo come sia possibile trovarsi in un ambiente, anche istituzionalmente, così avverso a qual si voglia manifestazione d’arte e di cultura. La parete è ancor lì, color ocra, non funge da richiamo artistico e culturale né del paese né del Belvedere. Forse in Alto Loco va bene così.

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