Ho letto della protesta della FISI (Federazione Italiana Sport Invernali) in merito all’orario scolastico che finirebbe per rendere difficili le frequentazioni delle piste di sci ai ragazzi in età scolare. Innanzitutto sarebbe opportuno , da parte di detta FISI, elaborare un programma nel quale, quando i giovani vanno a sciare per più giorni, vi sia una integrazione fra pratica sportiva e corsi scolastici. Nulla vieta di seguire iter scolastici con adeguati insegnanti delle materie di studio con la frequentazione delle piste innevate. Mens sana in corpore sano dicevano i nostri antecedenti romani. Ma lo sappiamo, le parole Istruzione e Cultura sono due bestie nere di determinati ambienti anche politici. Nel mondo, poi, degli sport invernali, assistiamo da tempo ad un massiccio sperpero di danaro in impianti a fune, strutture, apparati di innevamento in zone nelle quali la copertura nivale è ormai uno sbiadito ricordo e le temperature invernali viaggiano per mesi ben sopra lo 0 termico. Tutto è sotto la pietosa copertura dell’Aiuto alle popolazioni di montagna, popolazioni che, spesso, hanno carenza di Sanità, di Corsi di Studio adeguati al terzo millennio, trasporti pubblici dal guasto facile o, spesso, inadeguati, carenze di finanziamenti o di agevolazioni finanziarie alle attività artigianali ed industriali delle zone montane. In vari luoghi, poi, si è provveduto all’abbandono di luoghi storici, smantellamento di strutture di accoglienza e di attività alternative allo sci, specialmente se di tipo culturale. La ragione ? E’ abbastanza semplice ! Gli appalti di tali impianti costano decine e decine di milioni e, come ben sappiamo, il nostro mondo partitico-politico è assai incantato dalle sirene dei soldi pubblici. Come comunemente si dice, per chi ha fatto matematica a scuola, gli appalti pubblici in Italia vengono fatti, troppo spesso, su base trigonometrica : niente seni e coseni, solo tangenti . Ne consegue che, di frequente, le popolazioni di montagna non sono esperte di tale matematica.