Ieri pomeriggio, 06 Aprile, sono andato, con mia moglie ad ascoltare un bellissimo concerto di musica antica nella chiesa dei SS. Vitale ed Agricola in Via San Vitale. Siamo usciti oltre le ore ore 18 e ci siamo incamminati in pieno centro per tornare a casa, Via Nosadella. Una incredibile calca di persone ! In taluni siti era difficile procedere tranquillamente. Ed ovunque tavolini con avventori a bere, mangiare e chiacchierare. Negozi e supermercati aperti, non parliamo poi di bar e ristoranti ! In vari posti vi erano persone che eseguivano musiche con i più svariati strumenti, chi disegnava, chi dipingeva, insomma una città piena di vita. Tutto ciò mi ha fatto ritornare alla mente, invece, il contrasto che sto osservando, da tempo, con le zone fuori città ove molte attività commerciali e di ristorazione risultano chiuse. Anzi, più ci si allontana dal centro città, più questo fenomeno diventa evidente. Ho cercato nella mia mente di dare una spiegazione a questo contrasto totalmente inverso a ciò che avveniva sino ad una quarantina di anni fa. A mio avviso bisogna partire da lontano, metà anni 50 del secolo scorso quando, con l’inizio della motorizzazione di massa, anche le classi subalterne : operai, impiegati, artigiani ed altri, poterono avere quella possibilità di recarsi in posti sino allora frequentati dai “Signori”, ovvero da coloro che, grazie alla disponibilità economica, disponevano di un’auto. Iniziò anche il fenomeno definito “Turismo di massa”. Uscire di città o dalle zone limitrofe, con l’auto ed andare a fare il pranzo in una qualche località turistica, parlo dei giorni festivi, era una prassi quasi usuale. In Alto Appennino Bolognese con il 1953, grazie all’attività di Vittorio Cappelli del CAI di Bologna, fu impiantata la prima sciovia del Corno alle Scale ! Lo sci, che sino allora, parlo della città di Bologna, era uno sport esclusivo delle classi benestanti che si potevano permettere di recarsi in Dolomiti o sulle Alpi, era alla portata di mano di tante persone assai meno dotate finanziariamente. Altra attività di massa ! Anzi, tale sport, assunse l’immagine di “Imperativo categorico sociale”, ovvero chi non sciava era un reietto sociale! Non era casuale, allora, vedere chi aveva fatto acquisti in qualche negozio di articoli sportivi, mi ricordo quello di Schiavio in pieno centro, uscire sci in spalla ed attraversare a piedi tutto il centro. E così per altri attrezzi tipici di tale attività sportiva : bastoncini, scarponi ed altro. Nulla di strano, si dimostrava così di essere IN . Ovviamente, con questi presupposti, fu tutto un proliferare di ristoranti e trattorie non solo nei dintorni di Bologna, ma sino nell’Alto Appennino. La cosa si protrasse sino alla fine anni 60 , iniziò a stabilizzarsi tra gli anni 70 ed 80 per poi iniziare un lento ma inesorabile declino. Le ragioni ? Innanzi tutto viaggiare in auto non era più il piacere degli anni precedenti quando dire “Andiamo a fare un giro”voleva significare “Facciamo un giro in auto”, ma l’uso dell’automobile non era più una conquista sociale ma un fatto usuale e quotidiano. Inoltre il commercio in centro città stava divenendo una pratica slegata dai giorni festivi. Sino alla fine degli anni 80 trovare negozi di alimentari o supermercati aperti di domenica era quasi impossibile. Poi iniziarono ad arrivare Pakistani ed Indiani che tennero aperte le loro attività commerciali, alimentari in gran parte, anche nei giorni festivi. Anche supermercati e grande distribuzione si adeguarono. Se in casa ti fosse mancato qualcosa per il pranzo o per la cena, non era più il caso di farne un dramma, si scendeva nel più vicino negozio di extracomunitari per trovare ciò che ti serviva. E così per l’improvviso arrivo di amici e/o parenti. E così iniziò la proliferazione di pizzerie quasi sempre aperte, di ristoranti di qual si voglia etnia, regione e tipologia alimentare con tavoli in bella vista in ambito stradale, cosa inconcepibile decenni prima ! E, contemporaneamente, la consegna a domicilio di qual si voglia cibo ! Basta una telefonata e , dopo poco, hai ciò che desideri all’uscio di casa. Cosa ha provocato tutto ciò ? Rifacciamoci a ciò che scrisse Aristotele :”L’uomo è un animale sociale”, quindi ? Un costante aumento di persone gravitanti sul centro urbano. Più gente c’è e più gente arriva ! Anche dalla immediata periferia si tende a venire in centro, sedersi ad un tavolo con qualche amico e bere o mangiare a proprio gradimento. Cosa ha comportato ciò ? La diminuzione quasi esponenziale di persone, automunite, di uscire dalla città per andare a pranzo o a cena anche a sole poche decine di Km. Guidare l’auto per ore è più un fastidio che un piacere, ciò che desidero l’ho quasi sotto casa, perché rovinarsi metà della giornata seduto al posto di guida o come passeggero ? Ormai lo spostamento verso zone collinari, montane o marittime deve avere una ben precisa motivazione, spesso, totalmente estranea alla gastronomia. Ci si reca in collina ed in montagna al fine di percorrere, a piedi, determinati tragitti storico-culturali ed ambientali, se, poi, viene fame e il comitato organizzatore di tali tragitti è stato lungimirante, una qualche trattoria sai di trovarla o qualche negozio di generi alimentari. Ma per uscire dalla città, e qui mi ripeto, necessita il richiamo di qualcosa che in città non trovi ovvero un patrimonio storico ( chiese, oratori, santuari, fortezze, resti di antiche popolazioni ed altro), culturale ( particolari concerti in edifici storici unici, manifestazioni che rimandano al medioevo ed altro). Dove ci si è fatto affidamento solo a quanto avvenuto da metà anni 50 sino a fine anni 80, la crisi è evidente, molti ristoranti e trattorie hanno chiuso i battenti. Diamo uno sguardo a chi si è dedicato a richiamare un turismo da terzo millennio : Via degli Dei, 26.000 frequentatori e 24 attività economiche aperte, età media dei frequentatori 34 anni, ovvero il dato anagrafico di elevata capacità di spesa, spesa giornaliera da € 22 sino ad € 58 se si utilizza un B&B. La Via della Lana e della Seta, La Via del Fantini ed altre attività in diverse realtà collinari e montane che hanno rimesso in moto una certa economia, anche a livello produttivo, si pensi al Forno di Calzolari a Monghidoro che non solo ha aperto vari punti vendita nel territorio bolognese, ma ha contribuito alla coltivazione di antiche varietà di grano in zona con beneficio per gli agricoltori. Dove ci si è arroccati ad una concezione del turismo vecchia di oltre 50 anni il crollo è sotto gli occhi di tutti. Il dato più eclatante è quello del Comune di Lizzano in Belvedere che, malgrado l’enorme patrimonio storico e culturale in possesso, si è dato anima e corpo solo allo sci. Una vera e propria monocultura nella quale le uniche voci sono : seggiovie, sci e innevamento artificiale. Si è cancellata qualsiasi altra forma di attrattiva culturale, turistica e produttiva, basti dire che non esiste più neppure un fornaio. Se la cosa, aveva una qualche remota ragione 50 anni fa, oggi è realmente fuori da ogni logica. Le conseguenze sono evidenti : fuga dei giovani, invecchiamento della popolazione, fanalino di coda per reddito dell’intera provincia di Bologna, un tempo era il primo Comune, scarsa capacità imprenditoriale e costante chiusura di attività alberghiere, di ristorazione e di intrattenimento, una serie di paesi storici di secoli se non di millenni quasi totalmente abbandonati. Ho parlato di una concezione datata, cosa è successo nel contempo nel comparto sci ? Alcuni fattori concomitanti che hanno portato al disastro, non solo in Appennino. Perdita quasi totale di interesse della società per tale attività, non è più un imperativo categorico sociale, anzi, il parco giovani dal quale dovrebbero uscire i futuri campioni, è allo stremo. Elevato costo di tale attività che fa sì che moltissime famiglie non se lo possano permettere. Ed in ultimo, ma non da trascurare, la Crisi Climatica che, di anno in anno, negli ultimi 4 decenni ha progressivamente ridotto l’innevamento naturale ed elevato la temperatura a livelli da rendere difficile l’innevamento artificiale. La cosa dovrebbe essere evidente a chiunque, ma….ma detto comparto è una voragine di appalti plurimilionari da non sottovalutare e, come tutti sanno, il mondo politico è molto sensibile al canto di detta sirena. E quindi un sistematico bombardamento mediatico pro nuovi impianti, ovviamente senza alcuno studio adeguato di flussi turistici, ricaduta sul territorio, impatto ambientale, problemi infrastrutturali, periodi di utilizzo ed altro. Un classico esempio di democrazia all’italiana ove al suddito (cittadino è troppo impegnativo) è consentito solo pagare il conto e stare zitto. Ma il tempo ha le sue leggi, in tale voragine economico-sociale possono entrare altri operatori. Quando si apre un buco, qualcuno giunge a chiuderlo, Impero romano docet. Pensiamo a Bologna dove, sino a vari decenni fa, trovare un negozio di generi alimentari in giorni festivi era impossibile, non parliamo dei mesi di Luglio e Agosto. Un buco sotto gli occhi di tutti, sono arrivati Pakistani ed indiani ed hanno iniziato ad aprire i loro negozi di generi alimentari chiudendo detta mancanza. Ritorniamo in Appennino, non vi è il fornaio ? Vedrete che a tempo debito una famiglia di questi extracomunitari ne aprirà uno, lavoreranno loro e vi sarà una ricaduta positiva sul territorio. E così per tante altre attività produttive lasciate in stato di abbandono. Una comunità di indiani potrebbe benissimo aprire un centro culturale intestato a Brahamagupta colui che stabilì (VII secolo) che lo 0 è un numero, e non solo un indicatore di posizione. Le nostre cifre, impropriamente detti numeri arabi, sono un’invenzione indiana, zero compreso. Quindi una scuola di studi matematici e di musica. E già, la nostra musica nasce proprio in India tanti secoli fa, il sistema modale, che si trasferì anche in Grecia, Roma, agli arabi e, sino alla fine del 1600, era la struttura musicale dei nostri compositori. E’ ritornata in auge negli ultimi 150 anni. Ricordo qui, di sfuggita, che la famosa Toccata e fuga dorica del sommo Bach, una composizione di incredibile bellezza, impropriamente definita in Re-, è stato un omaggio di tale genio al sistema modale in uso sin pochi anni prima, poi sostituito dal sistema tonale di cui Bach ha dato ampia dimostrazione di saperlo impiegare. Non bastasse, potrebbero riaprire e pubblicizzare le quattro vie stransappenniniche che abbiamo, percorse da millenni e lasciate in totale abbandono. Via degli Dei docet con riapertura di trattorie, B&B ed altre opportunità di spesa. Vi sono tante altre opportunità in questa voragine che attendono solo persone con capacità imprenditoriali, un po’ di cultura per creare beneficio per la comunità. E lo sci ? dovrebbe essere mantenuto per quello che può dare sin quando la Crisi Climatica deciderà di non calcare la mano. Crisi Climatica di cui sino ad oggi si è negata l’esistenza a tutti i livelli, anche quelli politico-istituzionali. Come si vede, se adesso nei giorni festivi vediamo la città di Bologna stracolma di persone che passeggiano, fanno compere, bevono e mangiano in tanti tavoli e ristoranti, bar e trattorie aperte, bé, un piccolo ringraziamento a questi extracomunitari che hanno infranto il tabù della città deserta nei giorni festivi e nei mesi di ferie, dovremmo darglielo.