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Sci al futuro

Si legge che aprono le piste da sci ma con neve artificiale. Un solo problema : le temperature sopra lo zero e di parecchi gradi e, quindi, bisogna aspettare il freddo e che duri altrimenti si sperpera acqua e soldi e, poi, bisogna ricominciare a sparare. Stiamo parlando di zone montane sopra i m 2.500 o, al peggio, sopra i 2.000 metri sulle Alpi. Ma in aree appenniniche al di sotto di tali quote, ad esempio al Corno alle Scale (Bologna) la quota media delle piste è attorno ai 1600 metri. E’ vero che la cima, dove arriva la seconda tratta di seggiovia, è a quota 1945 metri ma ha una coppia di aggravanti : primo non è possibile l’innevamento artificiale, manca l’acqua, secondo ha il record italiano storico del maltempo con venti ad oltre Km 270/h . Se poi ci mettiamo, in aggiunta, lo scarso innevamento naturale, sciare sulla parte alta del Corno alle Scale è roba, mediamente, di pochi giorni durante la stagione invernale. Da studi effettuati dalle Università di Padova e Bologna sulle Alpi a quota media di m 2.300 si è scoperta la contrazione, negli ultimi 60 anni, del periodo di innevamento di 36 giorni. Facendo un paio di conti sulla base della differenza in quota, della latitudine, della esposizione ai venti di Sud Ovest (Libeccio) si evince che nella zona del Corno la contrazione, nello stesso lasso di tempo di 60 anni, sia stata di oltre 80 giorni con la prospettiva di una ulteriore contrazione annuale superiore ad un giorno. Sia ben chiaro che tutto è su basi statistiche ! Ed infatti 60 anni fa si andava a sciare ai primi di Dicembre e si finiva ai primi di Maggio. Quest’anno è nevicato, non tanto, il 21 Gennaio e la stagione sciistica è finita l’11 Aprile con intercalate cinque settimane di mal tempo di cui due di pioggia . Quale futuro per lo sci in queste zone ? La più scientifica e meno legata al clima sarebbe quella di rivestire le piste con neve sintetica. Si risparmia, spesso, l’uso dei cannoni sparaneve, sono garantiti i fine settimana sciatori anche se la temperatura non è sotto lo 0 ed anche se piovvigina, per i più “tosti”. Vi è un però ! La cosa potrebbe essere impiantata in qualche zona collinare attorno a Bologna con l’aggiunta di bar, ristoranti, balere ed altro a far da contorno. Certo non ci sarebbe il fascino delle alte vette ma neppure il tormentone di 4- 5 ore d’auto fra andata e ritorno. In più vi sarebbe l’opportunità di sciate infrasettimanali con poche decine di minuti di viaggio. Dove le città sono prossime a zone collinari questa potrebbe essere un’opzione da non sottovalutare. Oppure dove vi sono termovalorizzatori di una certa altezza o altre strutture atte creare pendii. Che sia questo il futuro dello sci al di sotto dei 2500-3000 metri come ormai si ipotizza il margine nivale dei prossimi anni ?

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