Ieri sera , 28 Luglio, sono andato ad una conferenza tenuta da Renzo Zagnoni di “Nueter” nella sala sell’ex Cottolengo a Gaggio Montano avente quale argomento la Via Cassiola o Piccola Cassia che, partendo da Nonantola, collegava questa parte dell’Emilia con la Toscana già in età antica ma primariamente durante il Medioevo, sin dall’Alto Medioevo. Il conferenziere ha fatto un bellissimo excursus su quello che erano le antiche strade in età romana, repubblicana ed imperiale e la loro gestione da parte di solido potere statale, per passare al tardo impero ed all’intero Medioevo con la sua frammentazioni di poteri e mancanza di un solito stato in grado di affrontare la costruzione di valide reti viarie, carrozzabili e/o carrabili, e il loro mantenimento. Si dovrà giungere alla prima parte del 1700, nelle nostre zone, perché si iniziasse la costruzione di queste vie carrozzabili da parte del Ducato di Modena in concorso con il Granducato di Toscana e, poi, con quest’ultimo assieme allo Stato Pontificio per giungere, poi dal 1846 alla costruzione della strada Porrettana, prima via di fondovalle, e della successiva ferrovia. Stimolante la descrizione di come fossero le vie di comunicazione, nello specifico transappenninico, durante il Medioevo. Una serie di sentieri, mulattiere aventi costanti deviazioni legate a smottamenti, frane ed altri accidenti che, non essendoci, spesso, un organismo di gestione della viabilità, obbligavano a deviazioni più o meno ampie. Interessante come il mondo religioso avesse provveduto alla costruzione di ospitali (non ospedali) monasteri e pievi lungo queste vie di transito dove veniva praticata l’ospitalità, a chi la chiedeva, secondo i dettami di San Bernardo di Chiaravalle. Questi punti di riferimento, oltre che centri religiosi, hanno consentito per secoli a chi decideva di andare dall’Emilia, parliamo di Modena e Bologna e delle zone limitrofe, in Toscana o di viaggiare in senso contrario, di avere validi luoghi ove rifocillarsi, riposarsi, avere assistenza ed altro. Ritorniamo alla Via Cassiola, dall’abazia di Nonantola si inerpicava sino a Santa Lucia di Roffeno ove vi era un monastero, poi, lungo il crinale raggiungeva Gaggio Montano e quella che oggi è la Querciola per poi scendere in direzione di Fanano ove vi era un monastero, risalire la valle dell’Amola, ove Sant’Anselmo aveva fondato un Ospitale, e, raggiunto il Passo della Croce Arcana, scendere verso la Toscana in direzione di Pistoia. L’unica cosa su cui ho qualche dubbio è quella del perché questi viaggiatori medioevali, giunti a la Querciola, praticamente al Passo de La Masera, non abbiano proseguito, seguendo un tragitto quasi orizzontale, in direzione della Pieve di San Mamante di Lizzano in Belvedere ove avrebbero potuto avere ospitalità, attraversando le località di Camprenna (toponomastico etrusco) , Sasso (citato nell’editto di Astolfo dell’VIII secolo) . Da Lizzano con un percorso in lieve discesa giungere a Porchia e poi salire a Monteacuto delle Alpi e giungere al Passo di Porta Franca , stessa quota del Passo della Doganaccia, per poi scendere nel Pistoiese risparmiandosi un allungamento di percorso di parecchi chilometri per giungere a Fanano sul fondovalle del Panaro. Non so se la base strategica di Monteacuto fosse già in essere nell’Alto Medioevo, ma vi è da pensare che post secoli XI o XII detta struttura fosse già in essere. Penso che ulteriori studi ed approfondimenti potranno chiarirmi o togliermi questo dubbio. Chiudo queste righe dicendo che la sala era piena di persone interessate e ringraziando calorosamente Renzo Zagnoni della splendida e documentata, oltre che interessante, serata.