Articolata risposta

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Mi è stato chiesto :”Ma quando si sveglieranno sul Belvedere ? Non vedono cosa succede nei posti limitrofi ?” . Do una risposta storica ed articolata con proiezione sul futuro. Il Belvedere il turismo non se lo è creato, lo ha subito. 1953 il primo impianto da sci, sciovia, fu creato da un socio del CAI di BOLOGNA, Vittorio Cappelli ed anche i successivi impianti, sciovie, furono posti in essere da detta persona con la collaborazione della VM , motori diesel, di Pieve di Cento sino all’acquisto di tali impianti da parte della Regione Emilia-Romagna . Torneremo su tale argomento. Gli alberghi del Belvedere, sino al 1955 erano rimasti al 1855 sia per servizi igienici che per struttura. In tale data fu inaugurato l’Hotel Monte Pizzo costruito da un imprenditore di BOLOGNA secondo canoni di estrema modernità : bagni in camera, ascensori ecc ecc. Essendo diventato il punto di riferimento di personalità politiche, sportive ed imprenditori, gli albergatori locali, onde non essere messi fuori dai giochi, corsero ad adeguare le proprie strutture secondo il modello vincente. Erano gli anni dell’inizio della motorizzazione di massa, in molte famiglie chi lavorava era l’uomo e la donna accudiva alla casa ed ai figli. Stante il rapporto stipendi/spese e le scarse esigenze familiari, i figli spesso dopo la 5a elementari o scuole professionali, andavano a lavorare, consentiva ad una famiglia di far trascorrere il periodo di Giugno-Luglio-Agosto a moglie e figli in ferie nel Belvedere in appartamenti in affitto con strutture da 1700. Commercianti, imprenditori e appartenenti al mondo impiegatizio-burocratico un po’ elevato, di fare trascorrere detto periodi alla famiglia in albergo. Fra l’estate, dai 4 ai 5 mesi , e l’inverno, allora notevolmente nevosi, 5 mesi di sci, sport allora definibile Imperativo Categorico Sociale. chi non sciava era un paria, si aveva un flusso turistico tra i 9 dei i 10 mesi. Diciamo che bastava aprire la finestra che entravano soldi. La cosa incominciò a modificarsi dalla metà anni 60 partendo proprio dal comparto estivo, quello invernale andava a gonfie vele. La struttura familiare stava modificandosi, anche la donna aveva iniziato ad andare a lavorare, in casa aumentavano le spese sia per i nuovi elettrodomestici e per i figli che necessitavano di corsi scolastici più lunghi e costosi. Così il periodo di ferie estive iniziò a contrarsi dai primi di Luglio al 20-25 Agosto per  continuare, lentamente ad abbreviarsi specialmente nel mese di Luglio. Da metà anni 70 iniziarono ad andare in crisi, uno ad uno, parecchie strutture alberghiere sino a giungere alla attualità con 12 alberghi e pensioni chiusi su 17 nel solo capoluogo. Il comparto invernale iniziò a contrarsi in maniera particolare. Inizialmente si espanse il mercato degli affitti di appartamentini o monolocali per le settimane bianche. Poi, complici due fattori : la lenta ed inesorabile perdita di appeal dello sci e il fatto di avere il Corno alle Scale piste non particolarmente lunghe, l’orografia è quella che é, il fascino della settimana bianca andò svanendo, l’utilizzo degli impianti e, quindi la frequentazione, andò progressivamente a contrarsi verso i fine settimana ed i vari periodi festivi. Intanto la Regione, come detto, aveva acquistato le sciovie e progressivamente le sveva trasformate in seggiovie con notevoli investimenti. Ma poi nell’anno 1989 vi fu un allarmante segnale , fu un anno quasi senza neve. Freddo ma quasi privo di precipitazioni nevose, erano comunque giunti o in arrivo i cannoni sparaneve. Per andare a parcheggiare fra il Cavone e La Polla era necessario pagare un ticket . ciò dimostrava l’elevata frequentazione festiva della zona nel periodo invernale. Dopo alcuni anni detto ticket fu tolto, il numero dei veicoli in arrivo era calato vistosamente e quindi anche il numero degli sciatori. Le attività commerciali e di accoglienza continuarono a diminuire di numero. Dalla metà anni 90 in poi l’effetto della Crisi Climatica, sempre negata per ragioni politico-economiche, iniziava progressivamente a rendere evidenti i suoi effetti. Dai 160 giorni di innevamento naturale utilizzabile per lo sci si è scesi agli 80 giorni dal 21 Gennaio all’11 Aprile 2023 e grazie al massiccio impiego dei cannoni sparaneve. Nel particolare molte piste non sono più percorribili, su detti 80 giorni, pari ad 11 settimane, 5 settimane sono state flagellate dal maltempo con due giorni di pioggia. Attualmente, parlo del comparto invernale, la frequentazione è contratta in gran parte nei fine settimana essendo negli altri giorni di modesta entità. Quali sono le concause di questa debacle ? Da un lato abbiamo la caduta verticale di interesse per lo sci, l’invecchiamento della popolazione che lo pratica, il suo costo, la perdita di fascino “ski spirit” quando si sale in quota ed invece di vedere monti e cime coperte da un cospicuo manto nevoso, spesso, ci si trova dinnanzi ad aree brulle con i solo toboga di neve sparata. Esaminiamo ora quali siano stati, a mio avviso, gli errori gestionali compiuti nel comparto turistico nel Belvedere. Il primo, gravissimo, è stato quello di focalizzare l’immagine sul solo comparto sciistico invernale. Non è casuale che le tre persone “immagine” del Belvedere siano provenienti dal comparto sciatorio. Purtroppo, come già detto, l’interesse per tale comparto è sceso a livelli talmente bassi che le tre persone in oggetto risultano, specialmente nel comparto giovanile, ossia dai 10 ai 25 anni, spesso, degli emeriti sconosciuti. Ci si è dimenticati che la società era in forte cambiamento, che si inserivano nel contesto sociale nuovi importanti strumenti di comunicazione quale Internet. Così ci si è trovati ad avere ampie zone con un elevato numero di seconde case prive di connessioni internet e questo per decenni. Cosa ha comportato ciò ? Il mancato utilizzo di tante case da parte di persone e famiglie specialmente giovani. Se abbiniamo questo alla disattenzione per le esigenze dei giovani : luoghi di intrattenimento, ballo, musica ed altro, ci troviamo dinnanzi ad una popolazione turistica estremamente ridotta numericamente e piuttosto avanzata di età. All’interno della stessa società Belvederiana si è avuto una cospicua fuga di giovani con un rapporto pensionati/giovani di 350/100, un invecchiamento delle forze di lavoro oggi avente una media di circa 51 anni, una logica diminuzione di volontà imprenditoriali, una totale disattenzione se non ostilità nel cercare di utilizzare il cospicuo patrimonio storico culturale del territorio che, confrontando con altre aree appenniniche limitrofe, potrebbe fungere da apporto economico non trascurabile. Credo che ciò sia anche dovuto ad una forma di sudditanza dal potere centrale Regionale creando quella che potremmo definire la “Sindrome dell’alcolizzato”. E’ evidente che nel Potere Centrale vi sia una notevole predisposizione ai grandi appalti ove vengano impiegate notevoli masse di pubblico danaro mentre per strutture storiche, culturali ed ambientali necessitano modeste quantità di danaro e, quindi, passino in second’ordine. Starebbe alle forze politiche locali vedere come salvaguardare e valorizzare tale patrimonio culturale, storico ed ambientale. Ma se ciò non viene fatto e, ovviamente, tale patrimonio viene dimenticato o cancellato, interviene la Sindrome di cui sopra. Cosa comporta detta Sindrome ? Che una persona, o anche una società, fortemente alcolizzata, finisce per porre più attenzione e dare più fiducia a chi gli fa annusare qual si voglia oggetto che puzzi di alcool che mettere sotto analisi razionale detto oggetto e trarre conclusioni più consone alla propria salute. La Regione da anni spinge l’acceleratore su nuovi impianti sciatori, collegamenti appenninici ed altro senza alcuno studio e nessuna analisi su : flussi turistici, ricadute economiche sui territori, periodi di utilizzazione di tali costosissimi impianti, impatti ambientali e tanti altri aspetti che necessitano di approfonditi studi a livello Universitario. Si sa, si tratta di cospicui appalti con giri fitti di milioni. E qui interviene la “Sindrome dell’alcolizzato” . Appena detto alcolizzato sente parlare di : seggiovie, collegamenti, sbancamenti, ruspe , entra in una forma di trance che non lo porta ad analizzare freddamente e razionalmente tali proposte ma se le beve in maniera irrazionale e, spesso, come i reali alcolizzati, a proprio danno. Cirrosi epatica docet. Una simile società, come il reale alcolizzato, è destinato a finir male. Le premesse ci sono tutte.
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