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Una lettura molto istruttiva

 

Ho ripreso in mano il libro di Carlo M. Cipolla “Storia economica dell’Europa pre-industriale” edito da il Mulino. Si potrebbe pensare ad una analisi socio-economica dal Medioevo sino il 1600-1700, in realtà, una attenta lettura mostra come molti concetti siano estremamente attuali.

Parto dal capitolo terzo :”Appunto perché le risorse sono limitate, quando si produce una cosa non se ne produce un’altra. Se si decide di produrre cannoni bisogna limitare la produzione di burro. Ogni produzione è il frutto di una scelta e ogni scelta implica un sacrificio. Quel che si sacrifica rappresenta il costo economico, o “costo alternativo”, della produzione. Se non produco burro per produrre cannoni, il costo dei cannoni è rappresentato dal burro che mi manca. Se costruisco piscine invece di scuole, il costo delle piscine sarà dato dalla mancanza di scuole. Più insensata sarà la scelta, più alto sarà il costo.” Difficile contestare la logica del grande economista ! Vorrei sottolineare l’ultimo concetto : PIU’ INSENSATA SARA’ LA SCELTA, PIU’ ALTO SARA’ IL COSTO . Proietto l’analisi al crinale appenninico ove l’esaltazione per nuovi impianti a fune ha fatto passare in second’ordine qualsiasi altra considerazione. Evidenziamo subito che sino ad oggi, da parte istituzionale, non è stato presentata alcuna analisi a livello di Dipartimento Universitario o Istituto equiparato, sui seguenti argomenti : Analisi dei flussi turistici, ricadute economiche sulle popolazioni interessate, impatto ambientale dei lavori ed opere, tempi di utilizzo degli impianti nei vari periodi stagionali, costi di manutenzione ed altro ancora. Siamo ancora nel novero della celebre aria fritta. Osserviamo in quale contesto sociale si vadano ad investire decine di milioni. Una Sanità in fase di smantellamento, un livello scolastico inadeguato alle esigenze del terzo millennio, carenza di medici di base, comunicazioni stradali e ferroviarie da sistemare, collegamenti informatici spesso carenti se non inesistenti, servizi sociali inadeguati, servizi turistici di base spesso inesistenti ed altro ancora. Ebbene ? Qual è il costo di queste inefficienze a fronte di una scelta insensata ? Certo, dato il giro di appalti, ci saranno nuovi impianti a fune in cambio di una Sanità al lumicino, di giovani in costante fuga per adeguare il proprio livello scolastico ai tempi e tutto il resto totalmente inadeguato alle necessità di una popolazione. Questo alto costo a fronte di una scelta insensata avrà, comunque, il risultato di mantenere, se non peggiorare, l’aspetto di Paese sottosviluppato di certe aree con : carenza di giovani, reddito al lumicino, scarsa capacità imprenditoriale, mancanza di istituti scolastici adeguati. Visto l’entusiasmo locale per questi impianti a fune unito alla ferma decisione in alto loco di riversare decine di milioni in detti appalti, sarà il tempo a fare da giudice e dimostrare che : più insensata sarà la scelta, più alto sarà il costo.

L’unica visione che si ha è quello del “Capitale soldi”, ovvero tali impianti a fune dovrebbero riversare sul comprensorio belvederiano un cospicuo e continuo flusso di danaro tale da trasformare la zona in una specie di Paese di Bengodi. L’unico importante aspetto che non viene preso in considerazione è il “Capitale umano” ben evidenziato nel secondo capitolo del libro ove tratta dei “Fattori produttivi” spec. a pag. 112 . Nello specifico il Belvedere soffre, da parecchi decenni , di una crisi in costante aggravamento : la fuga di giovani. Cosa significa questo ? Scarsa capacità di assumersi rischi imprenditoriali, elevata età nel mondo del lavoro (oltre 50 anni), inadeguatezza di strutture atte a trattenere giovani, anche in villeggiatura, in adeguati luoghi di intrattenimento. L’unica struttura è la piscina di Vidiciatico, ma, per dei giovani, è un’occasione di incontro, e poi ? Quando avevo 15-16-18 e più anni a Lizzano vi erano due luoghi dove intrattenersi fra coetanei ambosessi, la Rotonda ove talvolta si esibiva qualche musicista, oppure il Cristallo con possibilità di intrattenimento danzante e, spesso, con esibizione di cantanti e musicisti di vaglia. Oggi tutto ciò non esiste più come non esiste in altri siti del comprensorio. Il Capitale umano è stato progressivamente invecchiato ad un livello tale che non è più neppure concepibile avere strutture di intrattenimento ed incontro tra giovani. La cosa, però, ha anche un risvolto negativo, parlo del collegamento via internet, che è sì uno strumento molto usato dai giovani, ma lo è anche da tante persone per le più varie ragioni : lavoro, informazione, collegamenti ed altro. In talune zone con un certo patrimonio di seconde case datate anni 50-60-70 ed inizio 80 tale collegamento, fondamentale dalla seconda metà anni 80, non è ancora possibile. Tanto per esemplificare, a Pianaccio, dove ho la casa dei nonni, il collegamento abbastanza affidabile, l’ho da pochi anni. Si provi a pensare quale handicap possa essere per chi collabora con riviste internazionali, deve scrivere articoli tecnici per dette ed altro. Da qui anche lo stato di semi abbandono di molte case e la loro messa in vendita. Provate a chiedervi come possa essere stimolato un giovane a trascorrere i periodi di ferie ove non vi sono luoghi di intrattenimento o non può comunicare. La illusione che gli impianti a fune fossero la ragione principale per fare accorre la gente sulle nostre montagna, specialmente in inverno, si è rivelata per quella che è : una illusione . Illusione che, oltre a mettere in oblio tante altre opportunità di lavoro e turismo, oltre lo sci, ha finito, stante la Crisi Climatica e la perdita di interesse della collettività per tale attività sportiva, per aggravare una crisi socio-economica i cui sintomi si erano già rivelati alla metà anni 70 e che sono andati progressivamente a devastare la società Belvederiana . Vi è la possibilità per il Belvedere di uscire da tale Cul de sac ? E’ difficile rabberciare i cocci di una sistematica distruzione durata più di 40 anni ! A mio avviso detta società deve analizzare attentamente quali siano le proprie risorse storico-culturali ed ambientali da potere utilizzare per un rilancio turistico da terzo millennio. Lo sci va tenuto quale ulteriore attività senza troppe illusioni e sconsiderati investimenti stante la costante contrazione del periodo di utilizzo degli impianti e la diminuzione dell’interesse della società per tale disciplina, visto anche il costo. Queste sono iniziative che devono partire dall’interno della società senza fare affidamento a priori ad investitori provenienti da altri siti i cui interessi e le cui conoscenze non collimano col il patrimonio storico-culturale ed ambientale del Belvedere.

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