Bilanci familiari e sci

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Da anni conosco famiglie e persone con la passione dello sci. In particolar modo giovani soci di alcune associazioni sportivo-culturali. Partiamo dalle famiglie aventi uno o due figli in età sciatoria. Negli ultimi due anni ho notato una sistematica rinuncia a detta attività sportiva. Le ragioni ? Evidenziate da vari osservatori, è l’aumento del costo della vita e della gestione familiare. Se pensiamo solo agli ultimi mesi con aumenti nel campo energetico, alimentare, dei trasporti ed altro, spesso con percentuali oltre il 50%, è inevitabile una stretta sulle spese voluttuarie o non necessarie. Una di queste è lo sci. Tempo fa feci alcuni conti dimostrando che una domenica passata al Corno alle Scale a sciare, per una famiglia tipo di due adulti ed un ragazzo di 10-14 anni, significasse un esborso tra i 300 ed i 400 € a seconda dei noli delle attrezzature, dell’andata al ristorante ed altro. Ho dialogato con alcune persone, che, fino a pochi anni fa, erano frequentatori dei campi di neve, le quali hanno chiuso con tale attività. E non sono poche. Ritorno alle associazioni sportivo-culturali di cui sono socio. Mentre una quarantina e più di anni fa vi era una nutrita percentuale di appassionati dello sci, oggi non ve n’è uno, dico UNO. E pensare che oltre il 70% sono giovani o, almeno, al di sotto dei 50-60 anni. Se sommiamo la caduta dell’Imperativo Categorico Sociale dello sci che tra gli anni 50 e fine 80 del secolo scorso rendeva, quasi, obbligatorio essere sciatori; la crisi climatica che mostra sempre meno montagne innevate e, quindi, perdita del fascino delle vette; la conseguenza è che, come disse uno esperto, oggi non si scia, si scende. Come definire una discesa su un toboga di neve sparata sita nel mezzo di erbe secche e sassi ? Oggi ci troviamo dinnanzi ad un dilemma che, in molte famiglie, non è secondario : “Paghiamo il riscaldamento ed andiamo a fare la spesa o ci rechiamo a sciare ?” Il costo dell’abbonamento agli impianti non è la voce discriminante, in sé, è tutto il resto che, assommato ad un rincaro esponenziale del costo della vita, obbliga a scelte drastiche. Pensiamo anche ad una voce che, sino ad anni fa, non veniva presa in considerazione : la spesa sanitaria. Con il sistematico smantellamento della Sanità Pubblica, in molti casi è quasi obbligatorio rivolgersi alla Sanità Privata con i suoi costi. Fare a breve alcuni esami o attendere tempi biblici per farli con la Sanità Pubblica ? In vari casi, di persone di mia conoscenza, si è optato, a pagamento, per la Sanità Privata in tempi brevi. Quindi, come Ercole al bivio, o si fa una radiografia pagando o si va a sciare. Un argomento a parte che, sembra, non interessi nessuno, specialmente in ambito istituzionale, è l’aumento del costo delle fonti energetiche per il riscaldamento. La prima, ovvia, conseguenza è la chiusura, a data da destinarsi, delle seconde case, ovvero di quelle abitazioni che fungevano da luoghi di accoglienza di persone e famiglie che decidevano di trascorrere fine settimana o periodi più lunghi, in montagna, anche per sciare. Ovviamente, oltre all’attività sportiva, molti andavano al ristorante o far la spesa. Non ho letto analisi ed osservazioni in merito, specialmente da chi ha la gestione della cosa pubblica. Adesso si parla di riversare danaro pubblico nel comparto sciatorio che, cosa ovvia, sarà in difficoltà. Ma, una domanda obbligatoria : Detto danaro dei contribuenti da dove lo si preleva ? Dalla Sanità Pubblica, dall’Istruzione, dai Servizi Sociali e dalle Infrastrutture ? Sarebbe opportuno che chi ha l’incarico della gestione della Cosa Pubblica, espliciti a chiare lettere dove si preleva il danaro del contribuente e dove lo si trasferisce.

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