Un’analisi sullo sport

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Da molte parti si sono alzati lacrimosi lai sulla non eclatante prova dell’Italia alle Olimpiadi invernali di Pekino e sul negativo risultato dell’incontro di calcio con la Macedonia. Per me, nel primo caso, si raccolgono i risultati di alcune decenni nei quali lo sport della neve, spec. sci alpino, ha visto un costante calo di partecipazione e, come evidenziato da studi in merito, un vero e proprio crollo dei più giovani. Basta recarsi sulle piste in qualche fine settimana per vedere che la maggioranza degli sciatori è formata da persone “datate”. Le ragioni di questa debacle sono molteplici. Molteplici e avvenute tutte nello spazio di poco tempo. Iniziamo da una a caso : la perdita di fascino sociale dello sci. Sino a metà degli anni 80 lo sci era un imperativo categorico sociale. Chi non sciava rischiava di passare per uno non inserito socialmente. La situazione si è evoluta ed oggi tale morboso interesse per la pratica sciatoria è totalmente scomparso. Lo si vede dal numero di chi frequenta piste ed impianti, si tratta di un numero di persone in costante diminuzione. Vi è anche un aspetto economico. Una domenica sulle nevi per una famiglia di tre persone può oscillare tra i 300 ed i 400 € . E’ una spesa che molte famiglie, con i chiari di luna che vi sono, non sono disposte a spendere. Aggiungiamoci la Crisi Climatica che, spesso, lascia le montagne in pieno inverno nude o con pochissima neve. Sciare su di una pista di neve artificiale avendo attorno delle zone color marrone di erba e sassi non è la cosa più piacevole. Ciò comporta la scomparsa dello “Ski spirit” ovvero la soddisfazione di muoversi in un ambiente totalmente innevato, con panorami da vero inverno. Sommando le tre ragioni si può capire come siano in costante calo le nuove leve atte a gareggiare negli sport alpini. Personalmente sono socio di alcune associazioni culturali e sportive a Bologna. In una di queste, tra i 30 ed i 40 anni fa, eravamo più di una quindicina che praticavamo spesso la pratica sciatoria. Oggi, su circa 150 soci non ve n’è uno che scii. Ed è così in altre associazioni. Se non vi è un apporto giovanile, ben difficilmente si può sperare di ottenere risultati di rilievo in discipline sportive. Per il calcio si è assistito ad un fenomeno che ha reso poco gradevole l’aspetto di detta attività sportiva. Parlo del connubio fra danaro e sport. Un connubio che ha visto farla da padrone al Dio Soldo. Le società più impegnate ad acquistare “fuoriclasse” a prezzi inverosimili, costi globali alle stelle, spettacolo sportivo, spesso, non entusiasmante. Così abbiamo società indebitate, stadi frequentati da violenti, anche fuori, un clima che, spesso, di sportivo ha abbastanza poco. Anche qui il vivaio giovanile non mostra uno spirito partecipativo molto elevato. Mettiamoci che lo spirito di sacrificio e di impegno di chi praticava tale sport parecchi decenni fa, è quasi totalmente scomparso, e ci troviamo dinnanzi ad una kermesse di prime donne più decantate che di sostanza e i risultati, quando ci si confronta con altre nazionali, risultano deludenti. Ho saputo che anche chi avvia i propri figli verso tale attività “sportiva” deve fare i conti di inserire dei ragazzi in un giro di affari e di soldi che mortificano l’animo veramente sportivo. Purtroppo sono pochi gli sport che non hanno intrecci con il danaro, ma, est modus in rebus, ovvero, quando il tutto finisce per essere gestito dal Dio Soldo, si finisce per avere un depauperamento culturale che porta, molte persone, ad indirizzarsi verso altre attività.

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