Ho letto, con profondo dispiacere, quanto successo ad una donna di Lizzano in Belvedere per le percosse ricevute dal compagno di 34 anni. Non credo che questo energumeno fosse la prima volta che dimostrasse il proprio “Amore” alla compagna a quella maniera. Questo vergognoso episodio mi ha fatto riconsiderare la cultura del nostro Paese nel rapporto uomo-donna. Qui non ci troviamo dinnanzi ad una visione patriarcale di tale rapporto, ma bensì quella di un machismo basato sulla prevaricazione violenta dell’uomo sulla donna. Purtroppo le nostre istituzioni danno l’impressione di vivere all’interno di questa depravata cultura. Tempo fa lessi di una donna che per 12 volte (dodici) aveva chiesto soccorso alle istituzioni a fronte delle aggressioni del compagno. Risultato ? Nulla fin quando il Macho non l’ha uccisa. Non è quindi casuale che l’Italia abbia il record dei femminicidi. Si badi bene che la quasi totalità di queste uccisioni sono opera di italiani DOC.
Questi omicidi avvengono alla fine di un lungo calvario di minacce, percosse, ricoveri ospedalieri. Com’è possibile che non si trovi, o non si voglia trovare, più esattamente, il mezzo di impedire queste morti annunciate ? Credo che la ragione di fondo sia legata ad una distorta cultura che fa del Macho il vero esempio di “Uomo virile”e che permea parecchi strati della nostra società. Dal “Divorzio all’italiana” non ci siamo usciti, anzi, per certi aspetti si è accettato, ed intimamente esaltato, questa violenza. A vari livelli, anche istituzionali, si finisce per considerare queste brutalità quasi come atti di “Profondo amore” un po’ aberrante, ma sostanzialmente una delle espressioni del vero Romeo verso la sua Giulietta.
Chiudo ricordando una vecchissima canzone del Quartetto Cetra che così recitava :” E le voleva bene, tanto bene, e le voleva bene, tanto bene, un bene da morir!”. Era la storia di lui che voleva fare fuori lei. Detta umoristica canzonetta è oggi, in veste tragica, una delle distorte facce dell’Italia odierna.