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Clima ed opinioni

Depressione climatica – foto greenME

 

Ho letto nell’ultimo numero del Le Scienze, l’editoriale del direttore Marco Cattaneo intitolato “L’elefante nella stanza”. In sintesi il direttore sottolinea, che, anche se l’attenzione negli ultimi tempi è stata focalizzata sul Coronavirus, abbiamo un’ingombrante presenza nella nostra “stanza”, la terra, ed è la Crisi Climatica, un corpulento elefante. Marco Cattaneo, giustamente, rivolge lo sguardo al mondo agricolo, il primo termometro di qual si voglia fluttuazione climatica da, almeno, 10.000 anni. In tale mondo si sta cambiando, si parla dell’Italia, tipi di coltivazioni per adeguarle all’aumento termico, alla riduzione di approvvigionamento idrico e di contrazione dei periodi freddi invernali. Non bastasse, nel numero di Luglio di “Montagne 360” , mensile del C.A.I., compare un articolo “La coperta che si restringe” nella rubrica “Segnali dal clima” a cura di Mario Vianelli, che espone i dati scientifici di studi pluridecennali sulla persistenza dei manti nevosi in zone montane e il conseguente impatto sulla fauna e sulla flora. Come viene accennato, tutto ciò ha ricadute ambientali ed economiche. Nel nostro piccolo spicchio di mondo, l’Alto Appennino Bolognese, questa Crisi Climatica viene evidenziata, in maniera eclatante, dall’arrivo di specie animali tipiche delle zone della bassa pianura, una per tutte, l’airone cinerino esclusivo delle zone alluvionali padane e comacchiesi. Oggi detto animale, assieme ad altre specie, lo osserviamo sino a quota 900 m  ed oltre. Non parliamo delle invasioni di insetti qui mai visti, specialmente le noiosissime zanzare di qual si voglia varietà. Nel mio piccolissimo, a Pianaccio, località nota per i “Due mesi di fresco e dieci di freddo” si coltivano tranquillamente : pomidoro, melanzane, peperoni ed altre verdure mediterranee. Personalmente ho alcune cassette ove ho seminato: peperoncini piccanti tipici della Calabria, alcune varietà tropicali degli stessi peperoncini, basilico ed altro. Tutto in pieno rigoglio vegetativo, anzi, i peperoncini stanno virando dal verde al rosso. Non bastasse, da un bel po’ di anni abbiamo, il sottoscritto e vari amici, dovuto rinunciare ad arrampicate su cascate ghiacciate e canaloni con neve ghiacciata dal momento che non ghiaccia più assolutamente nulla. Ciliegina sulla torta: un tempo, parlo sino a 40 anni fa, si andava a sciare al Corno dai primi di Dicembre sino ai primi di Maggio su neve naturale. Quando parlo di neve naturale intendo parlare di montagne completamente innevate con un cospicuo manto bianco da misurarsi a metri che consentivano meravigliosi fuori pista e percorsi sci alpinistici di grande soddisfazione. Oggi, quando va bene, ci troviamo a sciare per tre mesi scarsi, spesso, in toboga di neve sparata fiancheggiati da sassi ed erba. Attività, a mio modo di vedere, deprimente. Nei dintorni collinari di Bologna si stanno piantumando ulivi al posto di altre fruttifere essendo questa pianta resistente a scarsità idriche ed ad alte temperature. Penso che fra poco, nelle aree più soleggiate e protette, verranno messi a dimora : avocado, papaya, manghi ed altre essenze tropicali. In Sicilia si è già provveduto a utilizzare queste piante nelle coltivazioni. Questa è la visione generale della Crisi Climatica sia sotto l’aspetto Scientifico, sia sotto quello faunistico, agricolo e sportivo. A rigor di logica non ci dovrebbero essere dubbi e seri elementi scientifici atti a negare l’evidenza di questo “Elefante nella stanza”.

foto greenME

Ci “Dovrebbero” ed invece ci sono apodittiche asserzioni che tendono a minimizzare, se non a negare, questo drammatico problema provenienti proprio dal mondo politico e quindi dalle sedi deputate alla gestione della cosa pubblica. Non si può porre, dinnanzi a popolazioni, spesso disinformate, mettendo sullo stesso piano studi scientifici e palesi interpretazioni di comodo se non conclamate panzane. Spesso ci troviamo dinnanzi a piani economici con investimenti cospicui tesi al rilancio delle economie montane, sia sotto l’aspetto produttivo che sotto quello turistico, basate su considerazioni ormai obsolete e superate da decenni sia sotto l’aspetto economico, sociale ed anche sotto quello climatico. Dovrebbe essere compito di chi gestisce la cosa pubblica avere uno sguardo lungimirante, fare affidamento a dati scientifici confermati, operare in assoluta onestà di intenti, e comportarsi da quel che si definisce un vero “Pater familias”. Purtroppo, spesso, ci troviamo dinnanzi a programmi di cortissimo respiro, in antitesi con analisi e studi scientifici, di dubbia utilità sociale. In periodi pre elettorali, poi, si assiste ad una esplosione di promesse e programmi da Alice nel Paese delle Meraviglie con favolosi ritorni economici specialmente per le aree più depresse. A questo punto consiglierei una attenta lettura sia de “L’elefante nella stanza” che de “La coperta che si restringe” e confrontare tali informazioni con la realtà sociale che stiamo vivendo e con i programmi ed iniziative messe in cantiere dal nostro mondo politico. Purtroppo questo nostro mondo politico è afflitto da una forma di grave allergia per  la Scienza, il caso Stamina lo confermò con il 96% circa di voti del Parlamento a favore di una “cura” gestita da un ciarlatano per di più condannato. Ma c’erano in ballo una prima trance di 40 mln di € cui avrebbe dovuto seguire una ben più cospicua massa di pubblico danaro. Mi auguro che in ambito regionale, qui in Emilia-Romagna, il mondo politico abbia più fiducia nella Scienza e decida di investire i soldi di noi contribuenti in modo più oculato e serio. Mi auguro.

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