Non sono un ingegnere strutturalista, ma una persona con un po’ di bagaglio tecnico. Transitando varie volte la settimana con l’auto sul ponte Da Vinci a Sasso Marconi, prima ancora che ne decretassero prima il senso unico e poi la chiusura, avevo notato che l’asfalto in una certa posizione si stava “stracciando”, ergo dirottai i miei tragitti sul ponte Albano. Adesso leggo che da anni non veniva effettuata la necessaria manutenzione e che la sistemazione di tale ponte richiederà vari anni. Personalmente sono dell’opinione della sua demolizione e rifacimento. Con quale tipologia sarà compito di professionisti capaci. Comunque, andando in giro dopo la tragedia del ponte Morandi di Genova, ho visto in opera vari cantieri. La mia impressione, dico impressione, è che gran parte di tali sistemazioni appartengano al novero del “Rabbercio”. Vi sono ponti e brevi viadotti che adesso si potrebbe dire “L’è pezo el tacon del buso”. Mi domando se non sia più logico demolire un manufatto ormai alla frutta e decidersi a porre in opera un ponte Bailey in acciaio. Detta tipologia di ponte è di facile e veloce esecuzione, ha una portata notevole e può essere messo in opera utilizzando un corpo specializzato del nostro Esercito, il Genio Ferrovieri con sede a Castelmaggiore. Cosa c’è di meglio e di più sensato che l’Esercito si ponga al servizio del Paese anche per opere in tempo di pace ?
Da ragazzo portavo le pecore al pascolo nell’alveo del fiume Reno nella zona del Boschetto di Castelmaggiore. Lì vi era una zona dove il Genio Ferrovieri faceva addestramento mettendo in opera uno o due ponti attraverso l’alveo del fiume stesso. Erano campate di notevole lunghezza ! Ricordiamoci che su detta tipologia di ponti, ancora in essere dopo la seconda guerra mondiale, hanno transitato carri armati, treni e veicoli pesanti. Tra l’altro mi meraviglia che si vadano a spendere milioni per una seggiovia al Corno, impianto a solo fine ludico, e si voglia farla in quattro e quattro otto, mentre per una opera fondamentale per il lavoro, il trasporto e la comunicazione come il ponte Da Vinci, si inizia la solita tiritera dei rimpalli, dei progetti, delle gare di appalto ecc ecc con il rischio, non tanto remoto, che in dette gare d’appalto ci finiscano dentro aziende in mano alla Delinquenza Organizzata SpA oppure che inizi la cascata dei sub appalti. Purtroppo il mondo dei lavori pubblici fu definito anni fa “Una palude fangosa” , forse perché non si vede ben chiaro cosa navighi all’interno ?
Chiudo consigliando la lettura di un libro non tanto grande ma ben fatto :”Leggere i ponti” di Edward Denison e Ian Steward – Logos editrice . Con meno di € 13 ci si fa una buona cultura.