Tempo fa lessi il confronto fra Francia ed Italia in merito alla popolazione sciatoria ed i relativi impianti di risalita. I dati forniti erano questi : la Francia ha una popolazione sciatoria del 20 % superiore a quella italiana, in compenso il nostro Paese ha un numero di impianti di risalita del 15 % superiore a quello dei cugini d’oltralpe. Le conclusioni sono ovvie, i nostri impianti hanno un coeff. di utilizzazione notevolmente inferiore a quello francese. Ne consegue che i bilanci non possono essere, mediamente, rosei. Spesso si enfatizza l’indotto relativo a tali impianti a fune, quasi ci fosse una correlazione fra numero di impianti e incassi nell’indotto. Eventualmente, se una correlazione esiste, è quella degli investimenti, spesso fatti con danaro pubblico, su tale impiantistica, con il correlato di riappianare gli eventuali deficit con altro danaro, spesso pubblico, anche nella eventuale manutenzione. Come si vede, sarebbe opportuno fare una attenta disamina cosa significhi investire ulteriore danaro, anche pubblico, in un comparto, potremmo dire, saturo. Ovvio che questa frenesia, spesso collettiva, verso nuovi impianti a fune si basa su due pilastri : l’illusione di futuri cospicui guadagni nell’indotto, tutto da dimostrare, e gli investimenti plurimilionari a chi costruisce tali impianti, assai più facile da conteggiarsi. Come si vede, i numeri, nella loro aridità, rendono bene esplicita una realtà anche nei suoi risvolti meno evidenti.