Letto su Il Resto del Carlino il finanziamento per l’acquisto di case in Appennino dato a giovani coppie. L’iniziativa mi sembra più che lodevole. Una iniezione di gioventù, molti con pargoli, è più che benvenuta ! Diamo una panoramica a 360° dell’iniziativa. Il problema di fondo è : Quale lavoro viene offerto a detti giovani e quale iter scolastico ai figli ? Non conosco le realtà economiche di molti Comuni dell’Appennino, mi limito a quello che conosco : Lizzano in Belvedere. Una famiglia ha avuto un finanziamento per l’acquisto di una casa qui, bene ! Ma dette persone quale lavoro andranno a svolgere per sostenersi ? Il comparto metalmeccanico, una volta fiorente, mi sa che da tempo attraversi un periodo non molto roseo. Potrei sbagliarmi, ma sta agli esperti del settore dare lumi. Un’azienda storica, operante nell’edilizia, Eredi di Anselmo Riccioni, ha traslocato in altro Comune. Il settore agricolo è in forte contrazione e, per essere remunerativo, a mio avviso, dovrebbe far parte di una filiera che giunga sino al consumatore, filiera che non vedo. Mi spiego meglio. Un agricoltore coltiva grano, un mugnaio lo macina ed un fornanio lo trasforma in pane e derivati, qui ci troviamo dinnanzi ad una filiera completa che ottiene, contemporaneamente due fondamentali risultati : dare lavoro a tre unità produttive, agricoltore, mugnaio e fornaio, e mantenere il capitale incassato in zona. All’estremo opposto troviamo l’attività commerciale che, spesso, risulta un drenaggio economico per la collettività nella quale insiste. Ritorniamo al pane. Una persona apre una rivendita di pane e pasta. Il pane lo prende da un fornaio di Fanano e la pasta da una ditta di Parma. Ogni 100 € incassate 35 vanno a Fanano e 35 a Parma, 30 restano al commerciante. Quali benefici ne riceve la comunità ? Nessuno, anzi ne riceve un danno. E’ ben noto che il maggior vantaggio economico per una zona è che lì si producano beni. A Lizzano vi è il comparto turistico. Non mi sembra che, da anni, detto settore viaggi con le vele al vento. Da tempo si parla di nuove iniziative, specialmente nel comparto invernale, con possibili e cospicue entrate economiche. Sino ad oggi tali esuberanti introiti non si sono visti. Tra l’altro, complici sia una Crisi Climatica che ha dimezzato i giorni fruibili per gli sport invernali, riducendo anche gli spessori nivali, e sia un crollo dell’appeal sociale dello sci, non vedo come questo nuovo apporto lavorativo possa inserirsi in un settore piuttosto in crisi. Resta il più che datato problema dell’istruzione. Quali corsi di studio sono possibili in un ambito di ragionevole distanza, per consentire alla figliolanza di acquisire una istruzione adeguata agli standard oggi richiesti nell’ambito lavorativo ? Sarà d’uopo che il giovane figlio/a vada in qualche città ove possa seguire corsi di studio di suo interesse e, poi, non ritornare in Appennino, come hanno fatto tantissimi giovani. Questi sono i corni del problema : LAVORO e STUDIO . Se non si trova una soluzione soddisfacente e proiettata nel futuro di questi due handicap, mi sembra difficile fornire una sistemazione stabile a giovani coppie con ed anche senza prole.