Se tornassimo a scuola…

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Un po’ in ritardo per motivi personali più che giustificabili, un altro ex alunno ha risposto alla mia domanda: Se tornassimo a scuola  nei tempi del Covid-19 cosa faresti ?
Ecco la sua risposta, dalla quale, come negli altri casi, ho tolto i riferimenti personali:
Eros – Scuola Lipparini
“Se tornassimo a scuola cosa faresti ?
Caro maestro ti scrivo, ma non so come rispondere alla tua bella domanda.
Quando abbiamo cominciato a condividere l’anno scolastico, era il 1962, io avevo
nove anni, ero un bimbetto timido che cercava di comprendere il mondo e gettava le
basi per il futuro, mentre oggi sono un medico disilluso in età pensionabile.
Era tutto molto diverso da oggi e soprattutto io sono diverso da allora.
Proprio in quei giorni si apriva il Concilio Vaticano II, che avrebbe poi contribuito
notevolmente a influenzare il pensiero occidentale negli anni successivi. In quella
occasione Papa Giovanni XXIII pronunciava il famoso “discorso alla luna”, che mi
colpì profondamente e ancora oggi porto nel cuore, non solo per i contenuti ma
soprattutto per il tono della voce e la sincerità dell’animo, elementi che ne hanno
fatto il “Papa buono”. Ma solo pochi giorni dopo scoppiava la crisi dei missili di Cuba,
per alcune settimane si era temuto che potesse esplodere la terza guerra mondiale.
Ricordo il timore mal celato dei miei genitori, che la guerra la avevano vissuta e ne
conoscevano gli orrori. Riuniti davanti al televisore, acquistato da poco (nel senso
che prima non lo avevamo mai avuto), si seguivano con trepidazione le notizie e
l’evolversi della situazione.
La storia la conosciamo, a distanza di 58 anni, possiamo dire che sono intercorsi
numerosi eventi politici e numerose innovazioni tecnologiche, che hanno trasformato
il mondo. Non so se immaginarmi in una classe degli anni ’60 o in una classe di oggi
stravolta dalle norme “anti-Covid”. Questa “peste” del XXI secolo, richiama alla
memoria racconti manzoniani, che non avrei pensato di poter vivere nella realtà
moderna. Sebbene nella diversità delle condizioni ambientali e sociali, questi eventi
paralleli creano elementi di congiunzione nella storia dell’umanità che meritano una
riflessione: le questioni di fondo sono rimaste inalterate, in quanto legate alla natura
umana. “Tutto cambia perchè nulla cambi” recitava un mio omonimo.
La paura della guerra, dell’epidemia, della crisi economica, e di tante altre cose,
sono temi che ritroviamo sotto forme diverse nel passato come nel presente.
Molti di questi problemi sono determinati dall’uomo stesso e dai suoi comportamenti.
Pensiamo ai cambiamenti climatici e ai disastri ambientali, che oggi fanno temere
scenari apocalittici, come nel secolo scorso il timore di un conflitto nucleare. Il
mondo è cambiato, ma esteriormente, interiormente l’uomo è molto simile ai propri
avi. Lo si vede ogni giorno guardando le cronache, sia nei piccoli fatti quotidiani, che
osservando il rituale contrapporsi delle nazioni per la supremazia e la conquista del
potere.
L’evoluzione nel prossimo futuro non dovrà essere esclusivamente scientifica e
tecnologica, ma prevalentemente umana, o umanistica, se preferisci.
La scuola è indubbio che debba fornire saperi, elementi di conoscenza, nozioni, se
vuoi, poiché sono la base per svolgere al meglio il proprio lavoro nella società, per
una crescita individuale e collettiva. Questo è un compito impegnativo e complesso,
ma tutto sommato facilmente quantificabile. In quarta elementare, ad esempio, se
non avessi conosciuto le regioni italiane avrei preso una insufficienza in pagella.
Ma il ruolo della scuola non si esaurisce qui, il compito più arduo e profondo è
concorrere a formare una persona, ricca interiormente di valori umani e civici,
valorizzando al meglio le potenzialità individuali, cercando di far emergere i talenti.
Esistono diverse forme di intelligenza e spesso a scuola succede che chi fa fatica a
seguire i contenuti dei programmi ministeriali tende ad essere discriminato, pur
avendo altre capacità che non riescono ad emergere.
Questa funzione della scuola, è però difficilmente quantificabile, attiene più
all’educazione che all’istruzione. Non dipende tanto dai contenuti del programma
quanto dalla “cultura” del docente. Ripensando al proprio percorso scolastico, penso
sia esperienza condivisa, non si ricordano i contenuti delle lezioni, che il tempo ha
cancellato (se mi ricordassi tutto quello che ho studiato o letto in vita mia, credo
sarei una piccola enciclopedia), ma la figura degli insegnanti che ti hanno lasciato
un’impronta dentro, che ti hanno fatto appassionare a qualcosa.
L’essere umano si distingue essenzialmente dagli animali per lo sviluppo del
“neocortex”, ovvero delle qualità cognitive superiori, che gli hanno in gran parte
permesso di emanciparsi da comportamenti istintivi precostituiti, e consentito il
“libero arbitrio”. In altre parole, l’uomo deve all’educazione tutto ciò che fa di lui un
essere umano. Pertanto l’educazione è il principale problema umano e dovrebbe
essere al primo posto di tutte le agende politiche.
Se tornassi a scuola oggi quindi, mi siederei su un banco, distanziato ma non troppo
dai miei compagni, per ascoltare ed imparare.
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