Amore e conti

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Fa piacere leggere che imprenditori siano innamorati del Corno e siano disposti a investire propri capitali per il rilancio della nostra montagna sotto l’aspetto turistico. Mi auguro anche che i danari così spesi abbiano un ritorno economico tale da consentire loro di aumentare ulteriormente la percentuale dei loro investimenti. Certo che a leggere i dati di utilizzo degli impianti del Corno, parlo nello specifico del periodo invernale, sorgono alcuni dubbi. Vi sono impianti la cui utilizzazione è inferiore al 3 %. Considerando l’Inverno, per fare cifre tonde, dal 10 Dicembre al 10 Aprile = 120 giorni, detto utilizzo si riduce a 4 giorni . Ammettiamo anche che ci si voglia ridurre ad un tempo più ristretto ed a un coeff. più elevato, cioè 8 giorni. Cosa significa ciò ? Che la ricaduta sul territorio, essendo proporzionale alla frequentazione degli impianti, risulta miserrima. Tanto per fare un confronto : se la Galleria degli Uffizi a Firenze fosse aperta 4 o 8 giorni l’anno, quale ricaduta economica vi sarebbe per la città di Firenze ? Potrebbe sostenersi un ristorante aperto meno di una settimana su 4 mesi ? E’ evidente che le strategie di rilancio, sia per il periodo invernale che per quello estivo, richiedano di fare operazioni ed investimenti in tutti quei comparti che, assommandosi, garantiscano un flusso turistico continuo o quasi, nello spazio dell’intero anno. Quindi questi imprenditori dovranno fare una indagine seria ed approfondita su quelle che sono le opzioni che il territorio offre per una utilizzazione integrata ed ottimale al fine di raggiungere l’obiettivo di una frequentazione il più possibile continuativa nell’arco dei 365 giorni di un anno. Quindi ben vengano tutte le strategie e gli oculati investimenti che riusciranno a far lavorare ristoranti, negozi, artigiani e qual si voglia attività commerciale e produttiva del Belvedere il più continuativamente possibile. Ricordo qui, di passaggio, una indagine fatta anni fa che sottolineava la differenza tra determinati lavori industriali tra l’Italia e la Germania. Quest’ultima, pur avendo stipendi superiori, risultava avvantaggiata perché aveva un utilizzo degli impianti superiore all’80% mentre il nostro Paese si fermava, vado a memoria, al 57%. Ne consegue che se un ristorante ha una continuità di lavoro sup. all’ 80 % può praticare prezzi inferiori diluendo le spese su di un maggior numero di clienti rispetto ad una uguale attività ma con una continuità di lavoro del 30% inferiore e , conseguentemente attrarre un maggior numero di frequentatori.  Buon lavoro !

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