Ieri mi sono letto lo stesso articolo, con qualche differenza, in due giornali : “Financial Times” inglese e “El Pais” spagnolo in merito all’impatto del coronavirus sulle popolazioni di vari paesi europei. In particolare viene analizzata la differenza tra i deceduti nei mesi di Marzo-Aprile e Maggio nel 2019 e quelli del 2020. L’aumento percentuale, di cui tratterò dopo, ha però alcuni inconvenienti ben evidenziati nell’articolo.
Il primo è dato dal crollo dei morti per incidenti stradali e di lavoro; il secondo dall’aumento di morti per mancata assistenza sanitaria causata dall’epidemia ed anche per il rifiuto di molte persone a farsi ricoverare in ospedali dove infieriva la pandemia. Sono questi dati di difficile esame.
Vi è da dire che, in alcuni casi, si ha il sospetto di manipolazione delle cifre da parte delle organizzazioni sanitarie o politiche. Comunque questi sono i dati : Spagna + 45% – G.B. + 40% – Belgio + 37% – Italia + 36% – Paesi Bassi + 30% – Svezia + 19% – Francia + 14% – Svizzera + 11% – Portogallo + 9% – Austria + 7% – Germania + 4% – Islanda + 4% – Danimarca + 1% – Norvegia – 1% (!) .
Due semplici osservazioni . La prima è il notevole divario tra la Svezia e gli altri paesi scandinavi. La ragione è da imputarsi alla decisione governative di non limitare gli assembramenti se non al di sopra di 50 persone e di non aver obbligato al rimanere in casa.
Le autorità svedesi hanno riconosciuto i loro errori. L’altra, ma ne ho già accennato in altro articolo, è il Portogallo con una quota di decessi inferiori a quelli di Svizzera ed altri paesi nord europei e di poco superiore a quelli austriaci. Col che si dimostra che facendo corpo unico contro l’epidemia da parte di tutte le forze politiche e senza perdersi in stupide diatribe pre elettorali di tipo partitico, i risultati si vedono anche in paesi di cultura “mediterranea”.
Dubito però che questo sia un insegnamento per la nostra oligarchia partitica.