Studi, scuole…e Appennino

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foto edplnews

 

In questi giorni di segregazione obbligata, sono tornato a leggermi i testi del Corso di Storia Medievale da me seguito all’Università di Bologna una ventina di anni fa. Ho una discreta raccolta di testi che trattano di quel periodo storico che durò più di 1.000 anni. I libri, di autori notevolmente preparati, trattano dei più vari argomenti; si va dalla condizione femminile alle attività produttive, dal viaggiare con ospitalità e locande alla prostituzione, dalle basi monetarie alla navigazione, dai rapporti fra Papato e potere laico agli ordini monastici e militari ecc ecc.

Un libro che mi ha profondamente colpito è “Storia dell’Europa medievale” di Maurice Keen. Detto autore ha la capacità di far vedere determinate condizioni storico-culturali in una molteplicità di aspetti sì da darne una visione veramente esaustiva. L’11° Capitolo tratta di un argomento che mi sta particolarmente a cuore : lo studio . In detto capitolo viene trattato l’argomento “Università” facendo ben vedere quale importanza abbiano avuto dette istituzioni nell’intera Europa. Il “Sapere” certificato dal titolo di “Laurea” aveva una portata universale ed apriva le porte di centri di studio in tutta Europa ai “Laureati”. Da tempo scrivo che è inconcepibile che l’intera vallata del Reno, e suoi affluenti, su cui gravita una cospicua parte della ex prov. di Bologna ed avente una plurimillenaria storia di cultura e attività produttive, sia completamente priva di centri di istruzione superiore.

Cosa significa, per me, una simile condizione ? Una regressione ad un Medioevo nel senso deteriore del termine. Questa mancanza ha funzionato da uno dei volani per l’emigrazione e lo spopolamento delle zone montane. Un depauperamento culturale delle società gravitanti in dette zone da non consentire loro di disporre di un adeguato retroterra culturale in grado di far vedere, conoscere e utilizzare il patrimonio storico-ambientale e culturale nel quale vivono. Mi meraviglia che in questo inizio di 3° millennio nel quale si parla del rilancio dell’Appennino, non si ponga quale obiettivo prioritario proprio il sistemare in queste zone dei centri di studio di istruzione superiore.

Anche il turismo richiede conoscenze e bagaglio culturale. Un tempo, tanto per esemplificare, a Lizzano in Belvedere vi era una scuola alberghiera sita nell’Hotel Miravalle. Illudersi che il rinascere dell’Appennino sia legato al danaro pubblico investito in opere spesso concepite in maniera disorganica e con scarsa conoscenza del territorio e del suo futuro, lo paragono a versar acqua in un colabrodo sperando di riempirlo.

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