Sarà da 60 anni che sento parlare di rilancio dell’Appennino. I risultati sono dinnanzi agli occhi di tutti : emigrazione, redditi al lumicino, servizi scolastici da fine 800, aziende in affanno o in coma, turismo in ginocchio ed altro ancora. Adesso, con l’emergenza coronavirus, si parla di fuga dai centri urbani per cercar rifugio in appennino, le famose ed odiate seconde case, per i politici proprietari o ospiti in ville con parco e piscine rigorosamente private con gorilla armati sino ai denti per tutelare la privacy degli intoccabili. Ne consegue che, se tutto va bene, i negozi, ristoranti e bar della zona potrebbero avere un miglioramento economico, anche se modesto. Piuttosto che niente è meglio piuttosto.
A questo punto darei sfogo alle mie doti divinatorie. Cari appenninici, vedrete che verranno organizzati convegni, assemblee e seminari, tutti pagati dai contribuenti, dove verranno trattati argomenti filosofici sul rilancio dell’Appennino con una diarrea di logorroiche e sconclusionate chiacchiere di politici da far morir di sonno chiunque. Verranno trattati i più svariati argomenti dalle varietà arboree da persone che non sanno distinguere un castagno da un abete, da altri che, dovendo arrivare in Appennino, da Bologna prendono la strada per Ferrara e di tanti che dell’Appennino e dei suoi abitanti non importa un accidente.
Passato il diluvio di chiacchiere, le cose rimarranno come erano prima con, forse, un aumento di tasse per il fatto che molta gente è ritornata nelle seconde case ed hanno speso un po’ di soldi. Lasciamo tempo al tempo e poi vedremo se mi sono sbagliato.