Chi mi conosce, pur avendo ascendenze pianaccesi, sa benissimo come sia contrario a qualsiasi forma di campanilismo. Da oltre un sessantennio, il Comune di Lizzano in Belvedere ha un solo epicentro, l’asse Lizzano-Vidiciatico-Cavone. Tutto è incentrato in questa ottica. Qualsiasi iniziativa economica e turistica deve viaggiare su questo binario. Certo, vi sono i campi da sci del Corno, sommersi, in passato, da metri di neve, oggi, purtroppo, da pochi decimetri se non centimetri del bianco mantello. Vi è il Santuario di Madonna dell’Acero, i comignoli cilindrici del Torlaino ed altre emergenze.
Vi sono poi i figli di un Dio minore, lasciati in disparte perché non organici alle seggiovie quadriposto. E qui sto parlando di località e paesi non secondari né nella storia né nella cultura, non solo del Belvedere, ma anche a più ampio raggio. Iniziamo dalla Via Cassiola, Gabba e la sua chiesa di plurisecolare storia. Grecchia che, malgrado l’infausta frana, ha, comunque una citazione sin dal IIX secolo. Querciola e Passo de La Masera, crocevia millenario con strade che si indirizzavano all’Etruria degli Etruschi. Un solo nome ne certifica l’antichità : Camprenna, termine etrusco lungo la strada che conduceva a Sasso, Lizzano e poi ai valichi transappenninici di Monteacuto e Pianaccio. La Valle del Dardagna con paesi e località che certificano la presenza di popolazioni Liguri, Galli Boi e Lanzichenecchi .
Per non parlare di quell’opera idraulica fatta dal Comune di Bologna in pieno Medioevo per portare legnami alla città turrita e che ci viene testimoniata da un solo nome e paese : Poggiolforato. Rocca Corneta centro delle diatribe confinarie tra il Comune di Bologna ed il Ducato Estense di Modena con l’incombente mole dei Monti de La Riva ove furono combattute aspre battaglie durante la II Guerra Mondiale. Il Farné centro, assieme a La Chiesina, della cultura celtica delle teste scolpite e dei comignoli cilindrici.
Questo per sommi capi la zona occidentale, quella orientale, ovvero l’Alta Valle del Silla ove troviamo località e paesi quali Casale, resti etruschi asportati nell’800, Porchia, ovvero “Il passaggio”. Per poi avere Monteacuto delle Alpi. Basta leggere le cronache medioevali di Bologna per rendersi conto dell’importanza di questo paese. Non solo importanza storica essendo il baluardo di una delle più importanti vie transappenniniche, ma anche quale centro di attività mercantili, stante il fatto che nel Medioevo, il maggior contribuente, in tasse, del Comune di Bologna, fosse un mercante di Monteacuto !
L’enorme patrimonio storico ed architettonico di tale paese, oggi, vale meno di una seggiovia quadriposto ? Pianaccio che, oltre ad una nutrita serie di edifici del 1500, ha, molto probabilmente, l’edificio più antico dell’intero Belvedere, tutt’oggi mantenuto e ben curato dagli attuali proprietari. Per non parlare poi dell’insediamento meso-neolitico dei Bagnadori. Se poi arriviamo alla Segavecchia vediamo l’imponenza della parete Est del Corno 1000 metri di montagna sopra la testa con l’aquila a volteggiare.
Ebbene ? Tutto questo non è mai al centro di alcuna attenzione. C’è il collegamento, le seggiovie quadriposto, la navetta e chi più ne ha più ne metta. Iniziative volte a valorizzare e far conoscere questi posti ? A chiacchiere qualcosa, in pratica molto poco.
Certo, in Facebook, di fronte ad una splendida foto dell’amico Luigi Riccioni è tutto un tripudio di :”Dio come è bello!” “Cielo che spettacolo!” ecc ecc. Quando si arriva al pratico, silenzio di tomba ( non lo sciatore).
A questo punto, per arrivare al sodo, formulo una proposta : sedersi ad un tavolo con l’Amministrazione ed elaborare un programma di valorizzazione TOTALE del Belvedere partendo proprio da quei paesi e da quelle aree sino ad oggi dimenticate perché non sono organiche ad un turismo basato sullo sci e sulle seggiovie quadriposto.