E’ in atto una “guerra” contro il coronavirus e i mass media ci stanno informando con dati e percentuali. I social martellano con tutti i pareri di tutti. Oltre alle grandi città ci sono anche i i piccoli centri di montagna e pianura che diventano protagonisti solo quando ci sono fatti molto gravi. Tutti i loro abitanti stanno vivendo questo difficile momento come i cittadini, ma come lo stanno vivendo ? Come affrontano la delicata situazione ? Sono sicuro che sindaci, marescialli, parroci e farmacisti, dove ci sono, si stanno impegnando al massimo con la collaborazione dei volontari della CRI e dei VVFF, ma è sufficiente per dare tranquillità ai paesani ? Ricordo mia nonna che mi raccontava come aveva sconfitto la terribile epidemia della “spagnola” mettendo collane di agli e cipolle a se stessa e ai quattro figli (mio nonno era in America come migrante e faceva il minatore), ricordo le ansie di mio padre, sofferente di asma bronchiale, quando arrivò l’“asiatica”.
Per sapere qualche impressione ho telefonato ad amici in Appennino ed ho ricevuto, come prevedevo, le più varie risposte. Da quella goliardica che suggerisce di mettere agli ingressi dei paesi gigantografie degli uomini politici per spaventare il virus a quella ultra pessimistica che afferma “questa è la morte dei piccoli borghi montani”.
Avrei piacere di conoscere il parere di tanti altri e quindi invito i nostri lettori a raccontarci la loro esperienza, la loro paura, i loro suggerimenti scrivendo a redazione@renonews.it.
Mario Becca
Come solito le mail debbono essere firmate, chi desidera che non venga trascritta la firma è sufficiente che lo metta in fondo al testo e il suo desiderio sarà rispettato.