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La Storia insegna ?

Una delle opere letterarie più antiche del mondo è “L’epopea di Gilgamesh” , un ciclo epico scritto in caratteri cuneiformi tra il 2.600 ed il 2’500 a.C. in Mesopotamia nel quale leggiamo :”Mangia pane, o Enkidu ! Esso è adatto alla divinità. Bevi la birra, essa è adatta alla regalità !”. Se ne evince che nel Belvedere non vi sia la propensione all’essere divini né regali. A quanto sembra non si produce né l’uno né l’altra. Si potrebbe chiosare anche il “Padre nostro” quando recita :”Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, esplicitando, più esattamente, :”Dacci oggi i soldi per comprare il nostro pane quotidiano”. Se andiamo anche nel companatico, le cose non migliorano. Se ricordate, in un mio intervento, parlai del sig. Brando che nelle parti estreme del Fondaccio, a Lizzano, allevava polli fornendoli ad alberghi e famiglie. Stiamo parlando dell’inizio anni 50 del secolo scorso. Nessuno, a quanto sappia, raccolse il testimone dell’anziano allevatore. Andiamo a fare due conti a quanto costa comprare polli ruspanti ai residenti nel Belvedere ? Ipotizziamo che si tratti di 500 famiglie e che ognuna acquisti un pollo ogni 15 giorni. Conti della serva, si arriva a 12.000 polli e/o galline l’anno. Qui non sommo, momentaneamente, gli acquisti di ristoranti, turisti ed altri. Un pollo ruspante pesa mediamente tra Kg 1,250 e costa, a Bologna, € 10,8/ Kg. Solito conto della serva, abbiamo un esborso di € 13,5 a pollo che moltiplicato per 12.000 da € 162.000, mica spiccioli! Mangiare in 4 persone in 30 giorni Kg 1,8 di carne, pollo pulito, di regola non si mangiano gli ossi e la pelle la si da ai gatti, significano gr 60 il giorno ! Sai che carnivori !!! Vogliamo metterci i consumi di ristoranti, acquirenti e appassionati del pollo ruspante ? Facciamo 15.000 polli in tutto ? Si tratta di € 202.500 annui. Torniamo al nostro Enkidu : la birra ! Anche qui dobbiamo andare per ipotesi. Le 500 famiglie di cui sopra, circa 4 persone, bevono ½ l di birra il giorno, più o meno un bicchierino da vermuth a testa. Vi è da aggiungere, e qui i numeri crescono, di coloro che se la bevono al bar, al ristorante, in pizzeria, gli acquirenti nei negozi ed altro. Parlare di una produzione tra gli € 100.000 ed i 120.000 annui non si è lontani dal vero. Sin qui le cifre riguardano il lordo, senza fare i conti dei costi e delle tasse. Andiamo a sommare i € 500.000 del pane acquistato + i 202.000 della carne avicola + i 100.000 della birra ed arriviamo a 802.000 € annui sborsati extra moenia dalle 500 famiglie pari a € 1.604 , in parole povere una intera mensilità di un impiegato o operaio scompare fuori dal Belvedere, su soli tre beni, senza creare occupazione in loco. Se poi ci mettiamo altri generi alimentari e servizi che potrebbero essere forniti all’interno del Comune, si può ipotizzare che un bel po’ dello scarso reddito di Lizzano in Belvedere finisca per alimentare e sostenere attività ed occupazione altrove deprimendo, conseguentemente, l’economia della zona. Torniamo al concetto di “Divinità”, ovvero al PANE ! Faccio un breve excursus storico . Dopo il 1230 il Comune di Bologna, decise di potenziare la produzione dei manufatti di lana e di seta.  Affinché maestranze esperte del mestiere fossero attratte in città decise di fornir loro macchinari, sostentamento economico e quanto servisse per ben 8 anni sia gratuitamente che a tasso 0 . Ciò consentì ,per ben 5 secoli, di essere Bologna la maggior produttrice di tessuti di seta di elevatissima qualità esportati in tutto il mondo. Cosa centra con il PANE ? Qui si tratta di riavviare il ciclo produttivo di questo alimento di base. A mio avviso sarebbero da fare alcune cose quasi in contemporaneo : Dialogare con gli agricoltori del Belvedere al fine di produrre grano di varietà “storiche”, riattare un mulino con macine a pietra ed avere, grazie a contatti con l’Associazione Panificatori di Bologa, un giovane panificatore di elevate capacità disposto a lavorare da noi. Essendo pianaccese posso dire che in Sambucione, quartiere di Pianaccio, vi sono alcune case con la scritta “Vendesi” da anni ed in più un vecchio mulino con tutto il macchinario. Lasciare una di dette case in uso al panificatore e riattare il mulino sarebbe un’operazione di carattere storico, culturale e produttivo di prim’ordine. Onde non essere accusato di campanilismo, penso che in altre zone del Belvedere vi siano condizioni analoghe, basta che qualcuno ne parli. Resta il forno a legna. Non credo che non si possa risolvere il problema. Il legname di faggio, il migliore per questa attività, ve ne sarebbe a migliaia di quintali. Il PANE con il marchio Corno alle Scale avrebbe un valore aggiunto da non sottovalutare. Morale : lavoro agli agricoltori, al mugnaio ed al fornaio grazie ai soldi riversati in loco. Produrre beni che abbiano la tipicità dei nostri posti significa attrarre turisti che spendono per acquistarli lasciando danaro a chi lavora nel Belvedere. Non solo servizi, ma produzione primaria. Questa è, a mio avviso, una delle strade principali per uscire dalla condizione di Comune messo peggio della Città Metropolitana di Bologna sia economicamente e sia con la fuga di giovani . Quest’ultimo è il sintomo peggiore.

Ettore Scagliarini

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