“L’anno che verrà” per l’Appennino bolognese

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Era stato facile prevedere che “la stagione dell’ottimismo”, quella che precede le elezioni, avrebbe portato più doni di Gesù Bambino e della Befana. Ed infatti dalle recenti dichiarazioni di Massimo Gnudi, che rappresenta il territorio in Città Metropolitana, e da altri politici abbiamo avuto la conferma di cosa ci porterà il 2019 che sta bussando alla porta.

Arriveranno finanziamenti a Camugnano per il Centro Enea, ad Alto Reno Terme per la scuola, per il futuro Palasport (25%) e per la Traversa di Pracchia, a Gaggio Montano per la sistemazione della frana, a Marzabotto e Vergato per la ciclovia più vari finanziamenti per la prevenzione del dissesto idrogeologico e per manufatti antisismici. Sicuramente ad inizio primavera  (si andrà al voto nel mese di maggio)verranno asfaltati altri tratti della Porrettana e qualche novità sulla Ferrovia Porrettana non potrà mancare.  Ed infine i due più attesi: completamento del progetto di riordino degli ospedali e presentazione del masterplan del progetto funivia-seggiovia Corno-Doganaccia, che ha il compito di valutare non solo gli effetti paesaggistici ma anche e soprattutto le ricadute economiche sul territorio.

Sulla situazione ospedaliera presente e futura non mi sento di aggiungere niente su quanto è stato detto e si sta discutendo dopo la pubblicazione del comunicato del Comitato Ospedale NOIVOIVERGATO. Aspetto verifica di utenti e addetti ai lavori nei primi mesi del prossimo anno.

Desidero invece rifare il punto sul famoso progetto dell’impianto a fune nell’Alto Appenino  lasciando da parte impatto ambientale e giorni di utenza.

E’ stata ripescata, vorrei dire riesumata, un’idea di 50 anni fa e riproposta da Confesercenti e Comune di Lizzano, alla quale si sono aggregati i Comuni del pistoiese e quindi le rispettive Regioni (firmato accordo nel 2016) con l’appoggio dell’ex Ministro dello Sport (Lotti). Si sono subito dichiarati entusiasticamente favorevoli gli operatori commerciali del Belvedere e quelli del settore turistico che non stanno vivendo un periodo, diciamo, brillante . Il finanziamento dell’opera (26/30 milioni di euro) è tutto basato unicamente su soldi pubblici (Stato e Regione). Nessuna associazione  di albergatori o altro  si è fatta avanti per fare un investimento. Nessun privato intende metterci un euro. Anche i bravi imprenditori del territorio (li cito in ordine alfabetico Palmieri, Pavanello, Zaccanti, Zivieri), che pure hanno fatto in questo 2018 investimenti importanti, si sono fatti avanti. Non li critico, hanno messo capitali nel loro settore per migliorare la rispettiva posizione commerciale, io avrei fatto la stessa cosa. Ma questo è emblematico: significa che mettere soldi in Appennino non c’è un piccolo “rischio di impresa” anzi …

Alla presentazione del masterplan mi piacerebbe fosse allegato anche un preciso documento relativo alla spesa complessiva e soprattutto a quella di manutenzione con ben sottolineato a chi toccherà. D’istinto direi che dovrebbe andare agli utenti e a chi ha voluto l’opera. Ma temo che toccherà ancora alla finanza pubblica.

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