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Turismo: problemi & confronti

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Sono reduce da una vacanza nelle penisola iberica centrata su Portogallo con divagazioni nella regione della Galizia, nord ovest della Spagna, con visite a Santiago de Compostela ed a La Coruna. Chi legge i miei interventi avrà capito da tempo che ho un occhio particolare per i numeri e per i problemi sociali. Partiamo dai numeri: la penisola iberica ( Spagna+Portogallo) ha 55 milioni di abitanti e più di 125 milioni di turisti, l’Italia ha 60 milioni di abitanti e 45 milioni di turisti. Fate voi i calcoli delle ricadute economiche pro capite. Se le cose continuano con questo ritmo, i nostri “concorrenti” quest’anno supereranno, e di un bel po’, i 130 milioni di visitatori, in parole povere avranno 2,36 turisti per abitante contro lo 0,75 italiano cioè 3,15 volte più turisti del Bel Paese. Come mai l’Italia, pur avendo più del 60% del patrimonio storico mondiale annaspa nelle retrovie turistiche? Le ragioni le ha spiegate un Istituto Internazionale del Turismo pochi mesi fa : servizi pubblici inaffidabili, strade dissestate, prezzi alti, musei e luoghi storici maltenuti o chiusi ecc. ecc. . Adesso facciamo un salto nell’Alto Appennino Bolognese. Da quasi residente nel Comune di Lizzano, a Pianaccio, posso parlare con cognizione di causa. Apporto turistico: non possiamo parlare di turisti quando non scorporiamo il numero di coloro che, per ragioni storico-affettive, tengono in piedi la casa dei genitori o dei nonni o di vari antecedenti. Costoro non possiamo annoverarli quali turisti, ma come emigranti e loro discendenti di ritorno alle terre avite. Non è casuale che nel periodo delle ferie estive i paesi quali Monteacuto e Pianaccio risultino ben stipati di persone . Credo che anche altre frazioni del Comune si trovino in analoghe situazioni. Quindi, quando si parla di numero di turisti presenti, sarà meglio fare questo scorporo al fine di non fornire dati fasulli. Patrimonio storico della zona, molto particolare, elevato, probabile fonte di reddito ma completamente ignorato se non vittima di volute cancellazioni, strade dissestate: basta la SS 64 Porrettana per chiudere la bocca a chiunque, servizi pubblici inaffidabili: ferrovia Porrettana basta ed avanza; dei prezzi, essendo un argomento piuttosto complesso, mi astengo. Tra i servizi fondamentali vi è quello della fornitura dell’acqua=acquedotto/i . Che un’area ad elevata piovosità, con sorgenti e corsi d’acqua si trovi spesso in ginocchio su questo servizio la dice lunga dell’assoluto disinteresse di chi dovrebbe garantire detta fornitura nel provvedere al suo compito istituzionale. Vi è da pensare che decenni e decenni di totale disinteresse abbia portato la rete di distribuzione idrica a tali condizioni di degrado da farla definire “colabrodo”, ovvero l’acqua che va persa è una quota rilevante di quella immessa. Vi è però un serio problema collegato a questo: la caduta delle reti di protezione e di rispetto delle zone di prelievo idrico. Queste aree devono essere difese da intromissioni di persone, ma, specialmente, di animali di grossa taglia. E’ evidente che se un paio o più di questi quadrupedi, daini, cinghiali ed altro, finiscono per morire nei pressi della zona di prelievo, la qualità dell’acqua non sia delle migliori. Dico questo non per idee preconcette, ma per aver visto come si trovano dette zone di prelievo e per averle fotografate. Se un bene primario e fondamentale, certificato anche da un referendum, viene lasciato in simile stato di abbandono, parlare di zone a vocazione turistica sia improprio. Cosa offriamo ai nostri turisti? Nessun patrimonio storico-culturale, non perché non ci sia, ma perché non interessa a chi dovrebbe evidenziarlo e renderlo fruibile, sentieri impraticabili, acqua di dubbia qualità e di scarsa quantità, strade da motocross ed altre, tragiche, amenità. E poi si sta lì a fantasticare di favolosi impianti con milionarie ricadute e non si è neppure in grado di fornire l’acqua del rubinetto. Ma siamo veramente sicuri di operare bene e sensatamente?

Ettore Scagliarini

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