Una favola sul Belvedere

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UN MERCANTE MEDIOEVALE NELL’ALTO APPENNINO BOLOGNESE

Racconto di fantasia, ma non tanto, della vita di un mercante medievale che operava nelle attuali zone del Comune di Lizzano in Belvedere. Mastro Bernardo, così lo chiamiamo, ha due figli Francesco e Antonio che lo aiutano. Tutti sanno leggere e scrivere e far di conto, non è concepibile un mercante analfabeta. A casa vi è la moglie Chiara ed una figlia, Lucia, che, oltre a sbrigare le faccende domestiche, controllano i/le lavoranti a domicilio che procurano pezze di tessuto che verranno trasportate dal marito e dai figli. Trattano con i fabbri per le forniture di fibbie in acciaio brunito, anche questi beni verranno trasportati lontano. Anche le donne di casa sanno leggere e scrivere e far di conto, sono consorte e figlia di un mercante! Mastro Bernardo dispone di una trentina di muli, ha alcuni inservienti esperti, oltre che degli animali, nell’uso delle armi, non si sa mai. Partiamo dal Passo de La Masera, i suoi muli sono scarichi, dovranno essere caricati strada facendo di pezze di tessuto per vele che andranno a Pisa. Bernardo ha appuntamento a Gavinana, al di là del crinale, con un suo collega toscano. Ecco il suo tragitto: Passo de La Masera-Sasso-Lizzano. Qui inizierà a caricare i tessuti per le vele e lavori in ferro delle ferriere di Lizzano. Più della metà dei muli sono già carichi. Lizzano-Casale-Porchia-La Faùsta-Mulin d’la Squaja-Monteacuto delle Alpi. Qui si completa il carico con: tessuti finissimi, tipo quelli indossati dalle donne di Monteacuto, e corde da navi. Monteacuto-La Caffa-Passo della Donna Morta-Porta Franca-Gavinana. Qui Bernardo scarica le sue mercanzie e carica barili di vino, di olio e ferro grezzo da lavorare. Alcuni pellegrini si erano uniti a lui nel viaggio, vanno a Santiago di Compostela alla tomba dell’Apostolo Giacomo. Il viaggio assieme da maggior sicurezza a tutti, specialmente se si è scortati dagli inservienti di Mastro Bernardo, gente decisa e che sa il fatto suo. I pellegrini continueranno il loro viaggio assieme al nuovo mercante. Mastro Bernando non ritorna su i suoi passi, ma si dirige al Passo del Cancellino e poi al Passo dello Strofinatoio. Ha appuntamento in quel posto che sarà chiamato Madonna dell’Acero con uno di Rocca Corneta cui dovrà consegnare parte del vino e dell’olio. In cambio caricherà la liscivia fatta con la cenere del faggio. Questo è un bene di alto valore e molto richiesto nelle lavorazioni dei tessuti e per le lavanderie e qui c’è il migliore. Roba che costa! Una parte dei muli non viene caricata, il figlio Francesco con dette some scariche deve andare sopra Pianaccio, all’Arcerio, dove vi sono le carbonaie che producono il miglior carbone del mondo. Francesco si dirige alla Sboccada dei Bagnadori, scende all’Arcerio e risale alle carbonaie. Carica i muli e, raggiunta la Bocca delle Tese inizia a scendere verso Vidiciatico. Qui si unisce al padre ed al fratello che intanto hanno scaricato il resto dell’olio e del vino ed anche il ferro grezzo per i fabbri delle ferriere di Lizzano. Anche una parte del carbone serve per le ferriere. Il rimanente con i contenitori della liscivia si dirigeranno verso Bologna dove caricheranno la canapa grezza per fare vele e corde, oltre ai tessuti a coste denominati Vergato. Bernardo ed Antonio ritornano verso casa caricando i muli di oggetti di acciaio lavorato, armi quali archi di tasso, filati di seta e piante medicinali che verranno rivendute in città al dovuto prezzo. Racconto di fantasia? Direi che allora le cose andassero più o meno così. Ed i pellegrini? Questi mossi dalla fede sapevano di trovare ospitalità a Lizzano, Vidiciatico, Pianaccio, Monteacuto e in quel posto che sarà Madonna dell’Acero. Non è casuale la dedica della chiesa di Monteacuto a San Niccolò (protettore dei mercanti), San Giacomo (per chi andava a San Giacomo di Compostela o solo a Pistoia ove era ed è conservata l’unica reliquia di San Giacomo al di fuori di Compostela o anche a Roma) e a San Lorenzo, ma questo Santo è un Santo politico, era quello della famiglia dei Medici. L’oratorio di Pianaccio era anche lui dedicato a S. Giacomo, sarà unita nella dedica Sant’Anna, la madre della Vergine, alla fine del 1.500. Sant’Anna è la protettrice di chi andava al Santo Sepolcro di Gerusalemme. E adesso cosa aspettiamo ad incamminarci su queste antiche strade piene di storia e di fede? Aspettiamo che le istituzioni le puliscano dalle sterpaglie, che vergogna!

Ettore Scagliarini

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