Tra seggiovia e sentieri…chi vincerà ?

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Ieri, 9 agosto, giorno di piena estate e di preFerragosto, ho rifatto una passeggiata percorsa tante volte nel corso degli anni….Acero, Cavone, inizio del sentiero verso lo Scaffaiolo…. Lungo la strada, passato il centro abitato di La Cà, ho visto con piacere tante macchine nelle varie piazzuole, nella zona del Santuario tutto pieno (dentro e fuori il ristorante), il parcheggio al Cavone praticamente completo, pochissimi posto nello spazio per le roulottes, diverse persone che scendevano dal Rifugio e dai boschi… Praticamente nessuno, almeno nel lasso di tempo che mi sono fermato (erano le 14.30),  sulla seggiovia che era regolarmente funzionante… La riflessione che ne è scaturita era la più ovvia: la gente preferisce andare in montagna a piedi e non comodamente seduta ! E se ci fosse stata una seggiovia quadriposto chi avrebbe portato sulla vetta ? E se anche si fosse saputo che la meta avrebbe potuto essere la Doganaccia che attrattiva sarebbe stata ? Temo che non ci sarebbe stata ugualmente la fila.

In effetti, pensando agli anni passati, ricordo che il boom di seggiovie e funivie avvenne sulle Alpi negli anni ’50/’60. Andai nel ’55 su quella che portava da Cortina alla Capanna dei Tondi del Faloria ed era una grande novità (con passaggio da una cabina all’altra a metà percorso). Nel nostro Appennino nacque quella da Lizzano a Monte Pizzo ed era un fiore all’occhiello molto invidiato. Ma i tempi sono cambiati. Nelle Alpi hanno proseguito sviluppando l’indotto (malghe, rifugi, ecc, con prodotti gastronomici locali) e rimanendo sempre tecnicamente al pari dei tempi con i progressi tecnici e strutturali. In questi ultimi anni arrivato il trekking, la voglia di camminare . La gente ora preferisce arrivare alla base o a metà della montagna e proseguire a piedi a contatto con la natura. C’è il boom dei sentieri e le cifre lo dimostrano. Per avere un conferma è sufficiente scorrere il numero dei passaggi di persone e di nuovi Agriturismo (c’è chi parla di una cinquantina) lungo il  Sentiero degli Dei, la Linea Gotica ed altri che collegano la Toscana all’Emilia. E quindi perché non seguire questo esempio ? Sul Belvedere credo ne passino almeno tre o quattro  storici, segnati su tante cartine e ben conosciuti anche all’estero. Con poca spesa si potrebbero ripulire, a seguire servirebbe una comunicazione ben impostata e diffusa ai vari mass media e non mancherebbe di certo  in breve tempo l’arrivo molti appassionati; se ne sono visti anche di recente ma sono ripartiti delusi per le difficoltà a percorrerli.

Perché non provare ?

Non sono assolutamente “contro” le funivie/seggiovie: ne ho fatte tante che mi hanno permesso di scoprire la montagna e di vedere panorami stupendi. Ripeto ancora una  volta che gli impianti a fune DA SOLI non risolvono assolutamente i problemi di questo territorio. Sentieri-funivie-seggiovie possono e  debbono essere complementari. Possono così essere un richiamo interessante per i tanti appassionati della montagna che si troverebbero così vari modi e tempi per avvicinarsi alle cime, per fare e completare passeggiate, per scoprire itinerari sempre più accattivanti.

Passando affianco a quel che resta dello Chalet, il pensiero è andato velocemente al passato quando era il perno di tutta l’attività sciistica del Corno, anche pre e post il lato sportivo,  ma si è soffermato su quella che è la realtà da diversi anni. Sembra un residuato di guerra. Il cartello strappa ovviamente un sorriso amaro, molto amaro…

Come scrissi tempo fa io vedrei molto bene in quel punto un Centro Vacanze, con strutture moderne e adeguate tali da permettere un soggiorno di 10/15 gg. Nel dicembre 2012 mi dissero che dalla Cassa di Risparmio di Rimini , in via di fallimento e  quindi a rischio di commissariamento, la palla era passata al Tribunale che l’avrebbe dovuto mettere all’asta  (sembrava molto interessato l’ing. Bizzarri che ha edificato il “Piastrella”), di recente invece qualcuno sul Belvedere afferma che da pochi mesi lo chalet è diventato di proprietà di una società toscana (di Pistoia o Prato). Dispiacerebbe perché si vorrebbe sempre che certi “tesori” rimanessero nelle mani locali, ma se , ancora una volta, nessun  imprenditore del nostro Appennino si fa avanti, non resta che sperare che altri smuovano le acque e facciano ripartire le tanto attese nuove attività.

M. B.

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