Un voce fuori dal coro

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Oggi mi sono recato da Pianaccio a Silla per prendere il treno per
Bologna. Arrivato sul ponte del Passo del Soldato vedo il convoglio
partire verso il capoluogo. Sono le 8,25 dovrò aspettare un’ora il
prossimo treno. Intanto passo un quarto d’ora con la biglietteria
veloce. Una voce dall’alto parlante comunica che il treno per Bologna
partito da Porretta (Km3). è in ritardo di 25 minuti. Calcolate voi la
velocità media. Ma allora il convoglio precedente da dove è sbucato?
Forse è un treno delle 8,25 di ieri che oggi è in perfetto orario. O
forse dell’anno scorso, meglio non indagare. A questo punto faccio
alcune considerazioni: a cosa serve impazzire per arrivare in orario
nell’ufficio pubblico dove si lavora quando un esercito di pubblici
dipendenti marca il cartellino e poi se ne va a far la spesa, a far
footing ed altre attività più gradevoli che stare in un deprimente
ufficio? È vero che c’è una remotissima possibilità di essere
licenziati. Per evitare questa remota possibilità basta servirsi della
ferrovia Porrettana, si arriverebbe sul posto di lavoro alcuni minuti
prima della fine dell’orario di presenza, si marca il cartellino di
ingresso e dopo pochi minuti quello di uscita. Niente truffe, tutto
regolare, niente rischio licenziamento. Anche. per chi studia. Perché
correre per arrivare a scuola e fare il secchione con l’obbiettivo di
avere dei bei voti per partecipare ad pubblico concorso che tanto quei
concorsi si sa anni prima chi li vince? Anche qui la ferrovia Porrettana
viene in aiuto permettendo, dati certi ritardi di passare giornate in
intimità con il/la proprio/a bello/a. È lo studio? Non bisogna
preoccuparsi, basta sentire come si esprimono i nostri politici per
capire che l’italiano, la storia è la geografia, fisica e matematica,
filosofia, diritto e tante altre materie sono casual. Solo se si hanno
numeri stratosferici, tipo correggere le equazioni di Einstein e della
Fisica Quantistica, allora bisogna andare ad abitare lontano ove non si
usi la ferrovia Porrettana. Una volta abilitati si va all’estero come
fanno 120.000 giovani ogni anno. È i nostri politici? All’estero non li
vuole nessuno.

 

Ettore Scagliarini

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