Addormentata dolcemente su una duna, e lí rimasta per 5 milioni di anni, adagiata tranquilla sul fondo del mare o forse sul bagnasciuga di quello che era un oceano immenso e che ora sono colline verdi lussureggianti che guardano gli Appennini e un pezzo di stivale italico.
Nuotava spensierata in quel mare, lo conosceva a memoria e lo aveva visto cambiare, crescere, calare, ricrescere e sparire di nuovo improvviso.
Nuotava dentro quell’oceano, dentro e fuori dall’acqua e attorno a quelle dune che ora sono colli e monti, colli Bolognesi e alti Appennini tra l’Emilia, la Romagna e la Toscana.
Quello che vediamo ora, milioni di anni fa era immerso, forse solo parzialmente, forse tutto. Sicuramente tutto era diverso. Nei colori, nelle forme, nelle dimensioni.
Chissà dove nuotava la vecchia Balena, chissà se si riposava di tanto in tanto su Monte Adone per poi riemergere a prendere ossigeno, oppure usava il circolo glaciale del Cavone come piscina, saltando da una parte all’altra di Punta Sofia o usandola come riparo da predatori più grandi e cattivi di lei.
Chissà dove arrivava nuotando e chissà se, lì dove si è adagiata per l’ultimo sonno, era da sempre stato il suo giaciglio.
Nuotava la splendida Balena, nuotava felice tra i nostri monti e i nostri colli che erano dune di sabbia e scogli di roccia, li amava e li adorava, e li scelse come ultimo letto.
Fu così e così addormentata fu ritrovata 2/5 milioni di anni dopo da un contadino che arava la terra.
Sepolta dal mare e da come madre natura sconvolse il pianeta, lei dolce e tenera in un sonno profondo, romanticamente scolpita da giovani uomini così sognatori da riuscire a vederla ancora addormentata milioni di anni dopo.
L’immensità della Natura a cospetto della piccola umanità, che quando vuole costruisce emozioni infinite.
Le ossa vere della Balena della Val di Zena sono visibili al Museo Cappellini a Bologna in Via Zamboni
Foto di Enrico Pasini