Ri-aprire, tornare a incontrarsi e a godere della bellezza troppo a lungo negata negli interminabili mesi caratterizzati da chiusure e paura; ma anche curare le opere, restituendole alla collettività “guarite” dagli effetti del tempo; e infine superare i muri, quelli psicologici e quelli fisici, e abbracciare la contemporaneità e il territorio circostante, forti di una storia chiara e inconfondibile, senza temere di perdere la propria identità. Prende il via sotto questi auspici la XXVIII Biennale del Muro Dipinto di Dozza, organizzata dalla Fondazione Dozza Città d’Arte e dal Comune di Dozza (Bo) e in programma da lunedì 13 a domenica 19 settembre 2021 nel borgo medievale sulle colline imolesi, a Toscanella lungo la via Emilia e, per la prima volta nella storia della manifestazione, nel vicino borgo di Castel Guelfo.
Confermata anche per questa edizione 2021 la nomina di una Commissione Inviti a cui è stato affidato il compito di selezionare gli artisti che, nel corso della settimana, realizzeranno le opere negli spazi urbani di Dozza, di Toscanella e di Castel Guelfo e che saranno ufficializzati a fine agosto. Già noto il sottotitolo della manifestazione: “Anda e rianda”, da un’idea di Giuliano Bettinzolli, designer, docente e art director che impreziosì Dozza nell’edizione 1962 e che torna nel borgo come membro della Commissione. Insieme a Bettinzolli, il gruppo di artisti sarà individuato dalla critica d’arte, giornalista e docente all’Accademia di belle Arti di Ravenna Sabina Ghinassi, dallo storico dell’arte e docente Claudio Spadoni (entrambi già membri nell’edizione 2019), da Lucia Vanghi, docente di restauro all’Accademia Belle arti di Bologna e da Francesca Grandi, specializzata in Storia dell’arte, conservazione dei beni culturali e componente del Consiglio direttivo della Fondazione Dozza Città d’Arte.
Il commento dei membri della Commissione Inviti
“Penso che la parola chiave per la XXVIII Biennale del Muro Dipinto di Dozza possa essere ‘apertura’: al pubblico, dopo il lungo periodo di chiusura nelle nostre case e dentro noi stessi, ma non solo – commenta Francesca Grandi -. Il Muro Dipinto è una manifestazione con radici profonde: dalla visionaria e avanguardistica idea del sindaco Seragnoli e della Pro Loco negli anni ’60, questa manifestazione ha camminato fra i decenni nel solco della tradizione ma con uno sguardo sempre attento alla contemporaneità. Una scelta confermata anche per l’edizione 2021 che vedrà anche la presenza di giovani artisti che si cimenteranno con tecniche antiche e preziose. Nel tempo tanti artisti, con linguaggi diversi, hanno dato vita a mirabili sintesi che hanno reso Dozza e il Muro Dipinto realtà uniche al mondo. Realtà che, forti della propria storia, hanno saputo aprirsi al territorio circostante senza temere di perdere la propria identità, coinvolgendo prima la vicina Toscanella e, da quest’anno, accogliendo nel proprio abbraccio anche Castel Guelfo. Apertura, quindi: all’arte, alla bellezza, al territorio. In quella sintesi unica e inconfondibile che è il Muro Dipinto di Dozza”.
“Ho partecipato, appena 17enne, all’edizione 1962 del Muro Dipinto – racconta Giuliano Bettinzolli -: giovanissimo, fra artisti quotati e di grande rilievo, partecipai a una manifestazione coraggiosa e ricca di speranza, cercando di portare uno sguardo d’avanguardia e proiettato al futuro. Oggi, quasi sessant’anni dopo, auguro a Dozza di riscoprire quella stessa proiezione in avanti: occorre avere il coraggio di ‘uscire dalle mura’, anche metaforicamente, rompere i confini che ci permettono di sopravvivere impedendoci di vivere. Curare l’esistente è certamente importante ma non basta: c’è bisogno di coraggio, di scoperta, di rilancio. E Dozza deve e può guardare, oggi e in futuro, in questa direzione sfidando le mura dentro cui l’arte rischia di essere rinchiusa, rifuggendo le soluzioni ‘facili’ che rappresentano una costante tentazione. Così il Muro Dipinto e Dozza saranno cosa viva, pulsante ed espressione di quel coraggio e di quella speranza che hanno nelle proprie radici, fin dalle origini”.
“Sono felice di continuare questa relazione virtuosa con luogo speciale come Dozza, realtà che rappresenta un esperimento storicizzato di public art ante-litteram – commenta Sabina Ghinassi -. Un borgo ormai radicato nell’immaginario collettivo internazionale, protagonista nelle mappe del turismo di qualità di tutto il mondo ma, al tempo stesso, un luogo proiettato nel presente e nel futuro, capace di evolversi, in una metamorfosi che abbraccia le nuove tendenze delle arti visive. Dozza corre su un duplice binario che affianca l’heritage e l’apertura all’innovazione: un dualismo virtuoso a cui, quest’anno, si affianca l’importante concetto di cura delle opere. Grazie al prezioso apporto di Lucia Vanghi il restauro, inteso come ‘prendersi cura’ diventa esso stesso azione artistica nel contesto di un borgo unico che sa fondere, in un’alchimia unica, tradizione e sperimentazione”.
“Quella del 2021, che mi vede onorato di fare parte della Commissione Inviti per la seconda volta, sarà un’edizione articolata e aperta a novità importanti – commenta Claudio Spadoni -: il XXVIII Muro Dipinto abbraccerà una visione molto allargata di Dozza. Vedo comporsi, per questa edizione, uno sguardo d’insieme che accoglie anche una prospettiva urbanistica: gli artisti interverranno non solo sui canonici spazi che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare nel tempo ma opereranno anche su strutture architettoniche del borgo. Il ‘muro’ rimarrà centrale, quindi, ma si inserirà in un disegno più ampio dando vita a una vasta possibilità di interventi che uniscono la pittura e l’intervento urbano. Vedremo svilupparsi opere realizzate con linguaggi molto diversi, da artisti con differenti percorsi e sensibilità, ma di grande autorevolezza”.
“Seguo il Muro Dipinto da anni affiancando l’organizzazione sul fronte della conservazione delle opere e sono onorata di fare parte, per la prima volta, della commissione inviti – conclude Lucia Vanghi -. L’edizione 2021 giunge in un momento in cui il Paese e le persone hanno bisogno di bellezza, di stabilità, di progettualità: una sorta di cura artistica per l’anima che affianchi la cura dei corpi. E non a caso questa XXVIII Biennale riserva alla cura dei muri che impreziosiscono Dozza un ruolo ancor più rilevante che in passato: il trascorrere del tempo ha prodotto effetti talvolta importanti sulle opere ed è nostro compito tutelarle, proteggerle e restituirle alla collettività nuovamente ‘guarite’. Va in questo senso l’importante progetto di catalogazione dei materiali e delle tecniche messe in campo dagli artisti in questa e nelle edizioni precedenti: l’obiettivo sarà quello di costituire un prezioso archivio che permetta di seguire l’invecchiamento delle opere fornendoci elementi essenziali per prendercene cura nel tempo”.