L’articolata e complessa indagine, condotta dai militari della Compagnia Carabinieri di Borgo Panigale dal mese di novembre 2017 – coordinata dal Procuratore Capo di Bologna dott. Giuseppe AMATO e dai Sostituti Procuratori dott. Flavio LAZZARINI e dott. Marco FORTE, condivisa dal G.I.P. del Tribunale di Bologna dott. Sandro PECORELLA, che ha emesso l’Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere – ha permesso di appurare l’esistenza di una vera e propria associazione per delinquere italo-albanese, finalizzata al traffico illecito e alla produzione di sostanze stupefacenti, nonché detenzione e porto abusivo di armi, estorsione, lesioni personali e furto.
Le investigazioni hanno consentito di accertare come i membri dell’organizzazione, operanti tanto sul territorio italiano (ove veniva gestita la vendita al dettaglio) quanto su quello francese e spagnolo (basi di approvvigionamento dello stupefacente), più volte si siano recati presso i porti di Malaga, Valencia, Barcellona e Nizza per rifornirsi dello stupefacente, per poi creare una vera e propria rete di distribuzione nel territorio bolognese.
Nel corso delle numerose trasferte all’estero, molti dei consociati si recavano frequentemente in svariati casinò francesi, allo scopo di “ripulire” il denaro ricavato dalle attività di spaccio.
L’associazione, capace di organizzare e gestire periodiche importazioni di droga dall’estero, era un gruppo armato e pericoloso. Sono stati accertati numerosi episodi in cui i sodali si sono resi responsabili di pestaggi ed estorsioni perpetrati nei confronti di spacciatori al dettaglio e consumatori che non riuscivano ad “onorare” i debiti contratti per l’acquisto della sostanza stupefacente. In una circostanza, i sodali hanno prelevato uno degli spacciatori al dettaglio, che non era riuscito a pagare la droga acquistata poiché era stato arrestato dai carabinieri per detenzione delle stesse sostanze stupefacenti. Il malcapitato è stato quindi sequestrato per alcune ore con la sua stessa autovettura e violentemente pestato con una mazza da baseball in un parcheggio di Castel Maggiore. Pur avendo riportato lesioni giudicate guaribili in 40 giorni, quali la frattura del braccio destro ed una lesione orbitale e al timpano, non ha collaborato nelle indagini, negando i fatti per paura di ulteriori ritorsioni. In altra circostanza, uno dei debitori è stato prelevato dalla cellula albanese e portato al cospetto del nucleo centrale del sodalizio in una base logistica nel quartiere San Ruffillo, ove è stato violentemente pestato poiché non aveva ancora pagato un debito di circa 50 kg di marijuana.
La violenza del sodalizio è dimostrata anche dalla disponibilità di armi da fuoco. Al riguardo, in numerose occasioni, gli associati usavano le pistole in loro possesso per intimorire gli spacciatori al dettaglio insolventi.
L’attività investigativa è supportata da numerose operazioni di servizio dei carabinieri della Compagnia di Bologna Borgo Panigale, che hanno tratto in arresto in flagranza 14 soggetti e sottoposto a sequestro 100 kg. di marijuana, 30 kg. di hashish suddivisi in circa 260 panetti, 500 gr. di cocaina (pura con una percentuale del 90%), nonché due pistole (tra cui una pistola artigianale ricavata da un’arma a salve).
In particolare, tra i soggetti arrestati in flagranza, oggi destinatario della misura cautelare, figura un albanese che, allo scopo di sottrarsi alla cattura, nel giugno 2018 per eludere un controllo si era nascosto sui binari della ferrovia in zona Ponte Samoggia. Lo stesso, latitante dal 2010 poiché già destinatario di una misura della custodia cautelare in carcere per spaccio di stupefacenti emessa dal GIP di Bologna, aveva trovato sostegno ad Imperia dalla madre, ove aveva trascorso tranquillamente il periodo del Ramadan. Tornato nel bolognese per continuare i suoi traffici illeciti, dopo aver fatto “calmare le acque”, è stato invece tratto in arresto in flagranza nella sua abitazione di Zocca.
Inoltre sono state accertate sia le modalità del traffico internazionale che quelle dello spaccio al dettaglio. I capi dell’associazione, alternandosi periodicamente tra di loro per destare minor sospetto nei loro movimenti, con frequenza mensile si recavano in Spagna e Francia per acquistare lo stupefacente e contrattarne personalmente il prezzo. Dopo aver acquistato la droga, altri associati ne effettuavano il trasporto dividendosi su almeno tre autovetture, che si distanziavano di circa 5 minuti l’una dall’altra, al fine di allertare quella con la droga, di solito quella centrale, della presenza di forze dell’ordine. Le attività illecite fruttavano il 200%-300% circa del capitale investito. Infatti per 1 kg di Marijuana pagavano in Spagna e Francia dai 6.000 ai 10.000€, per poi rivenderla al dettaglio in Italia a circa 15-25€ al grammo (per complessivi 15.000-25.000€/kg). Per un panetto di hashish da 250 grammi pagavano dai 1.500 ai 2.000€ (circa 6.000-8.000€ al kg), rivendendo al dettaglio a circa 15-20€ al grammo (per complessivi 15.000-20.000€/kg). Il prezzo della cocaina, invece, all’estero era di 40.000-50.000€/kg, mentre a Bologna, all’esito anche delle operazioni di taglio, veniva rivenduta a circa 80-100 euro al grammo (per complessivi 80.000-100.000€/kg).
La droga acquistata all’estero veniva depositata a Bologna in garage in affitto (con regolarissimi contratti per non destare sospetti) sempre ubicati nelle immediate vicinanze delle residenze dei principali esponenti dell’associazione, che in questo modo tenevano sempre sotto controllo la droga, ovvero nelle adiacenze del campo nomadi di via Erbosa. La droga acquistata finiva poi nelle piazze di spaccio bolognesi, in piazza Verdi, alla Montagnola, in zona Pilastro, Corticella e Borgo Panigale. È stato accertato che i malfattori avevano realizzato una base di spaccio al dettaglio anche in un ristorante di Castel Maggiore, ove avevano ricavato, in alcune aree della cucina e della dispensa, in particolare nel reparto dolci, degli spazi per occultare la droga, ovvero nello sgabuzzino del bagno del personale di servizio. In particolare, per sfruttare la copertura data da tale attività commerciale, utilizzavano nomi in codice sempre riferiti al ristorante, quali ad esempio farina e pane per indicare la cocaina, cioccolato e pesce per indicare hashish e marijuana, dolci o pizze per indicare quantitativi più importanti. Il ristorante era poi un importante punto di ritrovo, ove avvenivano gli incontri più importanti e significativi. Infatti in caso di controllo delle forze dell’ordine, facilmente avrebbero giustificato con l’occasionalità la loro contemporanea presenza al ristorante.
Lo spaccio al dettaglio nelle piazze bolognesi avveniva prevalentemente con appuntamento telefonico, mediante consegna in luoghi spesso affollati per destare minor sospetto, come piazza Verdi.
L’indagine, nonostante il coinvolgimento dell’intero personale del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Bologna Borgo Panigale nel traumatico incidente del 6 agosto 2018[1] veniva conclusa nei primi 6 mesi del corrente 2019 al successivo rientro in servizio del medesimo.
L’operazione odierna, che ha visto coinvolti 200 Carabinieri su tutto il territorio nazionale, si è concretizzata, oltre che nell’esecuzione di 18 ordinanze di misura cautelare in carcere, in più di 40 perquisizioni, che hanno consentito di recuperare e sottoporre a sequestro non soltanto ulteriori 65 grammi di stupefacente.
[1] Che ha visto, proprio su uno dei ponti della tangenziale di Bologna, all’altezza di Borgo Panigale, l’esplosione di una autocisterna di G.P.L. e il contestuale intervento dei militari, rimasti feriti nelle operazioni di salvataggio delle vittime.
Uff. Stampa Comando Carabinieri