“Durante la commissione metropolitana sul riordino dei presidi ospedalieri di Porretta Terme e Vergato tutti o quasi i sindaci dei territori interessati intervenuti hanno manifestato apprezzamenti per gli “importanti” risultati raggiunti illustrati dalla dirigenza ASL presente durante la seduta.
Incredibilmente sono gli stessi sindaci che un anno fa manifestavano il loro dissenso o le loro preoccupazioni per il trasferimento dell’ortopedia dall’ospedale di Vergato a quello di Porretta e che oggi, a trasferimento avvenuto, considerano un successo quanto raggiunto dalla programmazione sanitaria del distretto montano.
Premesso che le tematiche socio-sanitarie sono estremamente complesse e richiedono particolare attenzione ed approfondimento quando le si affronta, io mi sarei aspettato, nell’analisi di un progetto che si poneva come obiettivo di migliorare l’efficienza ed in parte anche l’efficacia dei servizi sanitari, la presentazione di indicatori quali/quantitativi che avessero consentito di rendere oggettivo lo stato dell’arte e che avessero permesso di comprendere i buoni risultati raggiunti o le criticità che richiedono di essere affrontate diversamente.
Da anni sento parlare dell’esigenza di una maggiore integrazione dei servizi sanitari con quelli sociali e della necessità di assegnare a questi ultimi alcune tipologie di pazienti, ma nessuno che affronti il tema dell’assenza di livelli minimi di assistenza dei servizi sociali oppure della valutazione di quanto le case della salute abbiano contribuito a ridurre frammentarietà, contraddittorietà e conflitti in cui cade il cittadino paziente.
Si ascoltano le riflessioni dei dirigenti del settore sanitario e di politici sulla necessità di modificare l’offerta sanitaria per rispondere al meglio alle nuove domande di salute ma in realtà l’Istat registra che milioni di italiani rinunciano a curarsi per impossibilità di accesso alle cure divenute sempre più onerose.
Durante la commissione il dirigente ASL presente ha giudicato l’intervento alquanto critico di una rappresentante di un comitato di cittadini come frutto di considerazioni da bar mentre curiosamente considera come oggettive e inappuntabili una lista di azioni intraprese avulse da un confronto temporale e da misurazioni quantitative degli eventuali benefici arrecati.
La sanità come del resto la politica dovrebbero avere il preciso compito di semplificare la lettura di ambiti estremamente articolati e tecnici in modo da rendere trasparente ai cittadini l’effettiva bontà delle scelte intraprese. Quando ci raccontano che il 99% delle cose fatte ha avuto un riscontro positivo per la comunità viene il sospetto che in quell’1% non espresso si concentrino le tante persone che vivono quotidianamente le tante inefficienze dei servizi socio-sanitari che forse andrebbero ascoltate maggiormente.
Paolo Rainone
Consigliere Metropolitano Bologna M5S