Oggi la commissione consiliare della Città metropolitana, su richiesta della consigliera metropolitana Raffaella Santi Casali, si è recata in visita allo zuccherificio COPROB insieme ai Sindaci del territorio (Baricella, Minerbio, Molinella, Malalbergo) e all’Assessora Regionale Simona Caselli.
Al termine il capogruppo Pd Raffaele Persiano ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“Si tratta di un’azienda importantissima per il nostro territorio che rischia la chiusura. Sarebbe un danno enorme sia per i lavoratori della COPROB, sia per l’economia dell’indotto. L’impegno delle istituzioni deve essere massimo per sostenere lo zucchero Made in Italy, dopo la fine delle quote e il dumping che nell’ultimo anno si è verificato su prodotti provenienti soprattutto da Francia e Germania.
La richiesta che arriva alle istituzioni è quella di giungere a un “Patto per lo Zucchero” fra istituzioni, industria agroalimentare e GDO, il nostro impegno e la nostra attenzione deve essere massima.
Ringrazio per la loro presenza i Sindaci e l’assessora regionale e la consigliera Santi Casali per la proposta”.
Quella dello zucchero è una storia tormentata, di lunga data e con i classici risvolti italiani. Faccio riferimento ad un intervento di Luigi Einaudi del 1956. Non importa che spenda parole per descrivere chi fosse Luigi Einaudi sia come uomo che come economista. Cosa disse detta insigne persona in merito all’industria saccarifera italiana? “Mi meraviglio che detto comparto agricolo ed industriale continui a prosperare da molti decenni grazie alle sovvenzioni statali e non abbia intrapreso la strada dell’autonomia industriale”. Questo rivela una delle più nefaste abitudini italiche, quella di vivere grazie a dazi, sovvenzioni statali e svalutazioni. Quei comparti produttivi che per anni ed anni si sono adagiati nella comoda poltrona dell’assistenzialismo, al momento del risveglio causato dal libero mercato, hanno mostrato tutta la loro inadeguatezza produttiva, di ricerca e di competitività. Anche il mondo saccarifero è crollato nel momento dei liberi mercati. Anche l’auto, la petrolchimica, l’industria sementiera ed altri si sono trovati con il fiato corto. Non entro nel merito del vero o presunto dumping franco-germanico, cui si sarebbe potuto, eventualmente, opporre il dumping italiano se l’industria in questione fosse stata all’altezza dei concorrenti. Certo che lasciare andare in malora detto comparto, con tutto ciò che gravita attorno del mondo del lavoro, è da evitarsi. Nel contempo sarebbe opportuno fare una seria analisi del perché ci si è trovati con l’acqua alla gola e quali siano i rimedi, seri, per uscire dal tunnel evitando, quando è possibile, di scaricare colpe e responsabilità sempre ad altri.