UNIONCAMERE – Rapporto 2017 sull’economia dell’Emilia-Romagna: prima regione per crescita

A fine anno Pil +1,7% e disoccupazione al 5,9% (stime Prometeia).

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a fine anno Pil +1,7% e disoccupazione al 5,9% (stime
eteia).Prom Nei primi nove mesi, +2,9% la produzione industriale e +6%
l’export manifatturiero. +5,9% le imprese con più di 250 dipendenti negli
ultimi 5 anni. Tasso di occupazione al 68,7%, quello femminile (67,2%) il
più alto in Italia. E attrae sempre di più nuovi investimenti

Presentato a Bologna il consuntivo realizzato da Unioncamere e Regione col
contributo di Nomisma e Ervet. Il presidente Bonaccini: “Sono numeri che
confermano i nostri progressi. Non basta, c’è ancora da fare ma questa è
la direzione giusta per una nuova crescita sostenibile basata su tre
grandi pilastri: manifattura, cultura e formazione, turismo”

Bologna – L’Emilia-Romagna cresce producendo ed esportando di più. Attrae
nuovi investimenti industriali e tecnologici, anche esteri, rafforzando
una tendenza basata su saperi, alte professionalità e condizioni
istituzionali e socio-economiche presenti nel territorio regionale. E,
soprattutto, continua a veder calare la disoccupazione, rendendo concreto
l’obiettivo della piena occupazione al 2020. Con un aumento del Pil
dell’1,7% stimato da Prometeia per fine anno, l’Emilia-Romagna si conferma
la prima regione italiana per ritmo di crescita insieme alla Lombardia.
Spinta, nel terzo trimestre dell’anno, sia dall’aumento del 2,9% della
produzione industriale regionale sia dall’export, che solo per l’industria
manifatturiera ha registrato un +6%, per oltre 43 miliardi di
esportazioni. Crescita che continua ad avere diretti riflessi sul mercato
del lavoro: nei primi nove mesi del 2017 la disoccupazione è al 6,4%
rispetto al 7,1% nello stesso periodo del 2016, mentre a livello nazionale
è passata dal 11,5% all’attuale 11,2%. Ma le stime sull’intero anno dicono
che il 2017 potrebbe chiudersi con una disoccupazione al 5,9%. Il tasso di
occupazione raggiunge così il 68,7%, con il tasso di occupazione femminile
al 67,2%, il più alto del Paese insieme a quello del Trentino Alto Adige.

Sono questi alcuni dei dati contenuti nel Rapporto 2017 sull’economia
regionale dell’Emilia-Romagna, realizzato in collaborazione tra
Unioncamere e Regione e col contributo di Nomisma e Ervet, presentato a
Bologna al Centro Congressi di Fico Eataly World.

I commenti
“Sono numeri da cui emerge la conferma di una regione che è prima in
Italia per il terzo anno consecutivo per crescita, tasso di attività,
export- ha commentato il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano
Bonaccini-. Una realtà in costante progresso, con la disoccupazione che
due anni fa era al 9% e oggi scivola verso il 6%. Una terra in cui, per
quanto riguarda l’attrattività di imprese, possiamo dire che la situazione
non è mai stata migliore. Non basta, non ci basta, c’è ancora tanto da
fare ma questa è la direzione giusta verso una nuova crescita sostenibile,
basata su tre grandi pilastri: manifattura, cultura e formazione,
turismo”.

“L’Emilia-Romagna va molto meglio della media italiana- ha sottolineato
Romano Prodi, a margine della presentazione del Rapporto-, va bene ed è
solida ma non dobbiamo limitarci a essere soddisfatti, perché c’è bisogno
di più ricerca, più scuola, bisogna aiutare con ogni mezzo questo grande
passaggio verso il nuovo”.

“Questi numeri- ha detto Alberto Zambianchi, presidente Unioncamere Emilia
Romagna- indicano che si è trattato di un anno positivo, considerato che
la crescita si va diffondendo in quasi tutti i settori e coinvolge un
numero sempre maggiore di imprese. Questi risultati sono frutto di un
lavoro di squadra dove ciascuno, imprese, istituzioni e sistemi della
rappresentanza ha portato il proprio prezioso contributo. Sono numeri su
cui costruire una nuova fase di sviluppo che, come nel nostro passato, sia
in grado di conciliare crescita economica e coesione sociale”.

Un tema, quello della coesione sociale, toccato e approfondito
dall’assessore regionale Patrizio Bianchi nel suo intervento introduttivo:
“La crescita deve necessariamente essere correlata alla coesione sociale,
l’Emilia-Romagna non può prescindere da questo. Non possiamo correre il
rischio di costruire una società polarizzata con da una parte lavori super
specialistici e dall’altra manodopera non qualificata o senza lavoro: qui
deve intervenire la riflessione su cosa siamo noi, su cosa debba essere
basata la crescita, su quale sia il significato di coesione nel nostro
territorio”.

I dati
Il numero delle imprese in Emilia-Romagna rimane sostanzialmente stabile e
supera le 406 mila unità: ogni 5 imprese presenti in regione almeno una è
una società di capitale, nelle quali si concentra oltre la metà
l’occupazione complessiva del territorio. Crescono le imprese straniere,
aumentate del 2,4% negli ultimi dodici mesi: oggi l’11,5% delle aziende
attive in Emilia-Romagna ha un titolare di nazionalità estera. E negli
ultimi cinque anni, le aziende con oltre 250 addetti sono aumentate del
5,9%.

Sono oltre 2.400 le imprese multinazionali con sede legale in
Emilia-Romagna, che presentano ognuna un volume di ricavi pari ad almeno
un milione di euro. Sono 1.726 le multinazionali regionali che esportano:
quasi 32 miliardi il valore dell’export realizzato nel 2016, il che vuol
dire che il 57% delle esportazioni regionali è determinato da un’impresa
con legami formali all’estero. E negli anni della crisi hanno aumentato le
esportazioni: +41% dal 2008 al 2016; viceversa, le imprese che non hanno
ramificazioni estere hanno diminuito il valore delle esportazioni del
2,6%. L’area di maggior concentrazione delle multinazionali risulta la
parte centrale dell’Emilia con le province di Bologna, Modena, Reggio
Emilia e Parma dove si concentra oltre il 72% del totale degli occupati.

Grazie alla Legge regionale 14/2014 per la promozione degli investimenti
in Emilia-Romagna, col primo bando del 2016 sono stati 13 i progetti
finanziati e tuttora in corso di realizzazione. Tra questi, quelli di
Lamborghini, Ducati Motor, Ynap, Teko Telecom, Avl Italia, B. Braun Avitum
Italy, Hpe e Ima. L’investimento complessivo supera i 126 milioni di euro,
di cui circa 41 milioni di finanziamento pubblico e porta con sé oltre
1.200 nuovi posti di lavoro, che si aggiungono ai 600 nuovi occupati
previsti da Philip Morris per il nuovo stabilimento di Anzola (Bologna).
Poi ci sono gli oltre 210 milioni di euro di investimenti e più di 500
nuovi occupati entro la fine del 2020 previsti con l’Accordo di sviluppo
che sarà sottoscritto da Regione, Ministero dello Sviluppo economico,
Invitalia e dalla società Yoox Net-a-Porter Group Spa (Ynap), leader
globale nell’e-commerce del lusso. Nel secondo bando regionale
sull’attrattività sono 6 i progetti di insediamento e sviluppo presentati
da altrettante imprese in settori avanzati dell’Industria 4.0. Si tratta
della multinazionale americana Ibm Italia e della californiana Eon
Reality, di Aetna, Bucci Automations, Sacmi Cooperativa Meccanici e di
Energy Way.

Tra gennaio e settembre 2017, gli occupati in Emilia-Romagna sfiorano i 2
milioni e sono cresciuti, rispetto lo stesso periodo dell’anno scorso, di
circa 16 mila unità: per il terzo anno consecutivo vi è una contrazione
del numero delle persone che cercano un’occupazione. Dati positivi anche
dalla gestione Inps della cassa integrazione guadagni. In particolare, le
ore di cassa integrazione autorizzate nei primi 10 mesi del 2017 risultano
in notevole calo rispetto allo stesso periodo del 2016: -46%.

Le imprese dell’industria sono 45.268, l’11,1 per cento del totale
regionale di imprese. La produzione industriale manifatturiera nei primi
nove mesi del 2017 segna un incremento del 2,9% rispetto all’analogo
periodo dello scorso anno. Il valore delle esportazioni regionali di
prodotti dell’industria manifatturiera, sempre rispetto ai primi nove mesi
del 2017, è di 43.205 milioni di euro, con una crescita del 6%.

Dopo la crisi internazionale avviata nel 2007, il volume d’affari delle
imprese nel settore delle costruzioni espresso a valori correnti è
leggermente aumentato nei primi nove mesi del 2017 (+0,4%).
Al 30 settembre 2017, le imprese attive nel settore del commercio interno
(al netto dell’alloggio e della ristorazione) sono 92.185 per
un’occupazione prossima alle 290 mila unità. Complessivamente, il
commercio incide per il 23% sul totale delle aziende dell’Emilia-Romagna,
per il 17% relativamente all’occupazione creata dalle imprese.

L’industria turistica dell’Emilia-Romagna chiude i primi dieci mesi del
2017 sfiorando i 54 milioni di presenze, in aumento del 6,2% rispetto ai
50,8 milioni registrati nello stesso periodo del 2016: gli arrivi salgono
a 11,6 milioni, con una crescita del 6,9% rispetto ai 10,9 milioni del
2016. Si registra la crescita sia della clientela nazionale (+6,6% di
arrivi e +5,3% di presenze) che di quella internazionale (+7,9% di arrivi
e +9,1 per cento di presenze).

Il settore dell’artigianato manifatturiero (quasi 129 mila imprese) ha
chiuso i primi nove mesi del 2017 con una discreta ripresa, in ulteriore
accelerazione dopo l’inversione di tendenza in positivo dello scorso anno:
la produzione è aumentata dell’1,8%, con un andamento costante in tutti i
tre trimestri considerati. In particolare, le imprese artigiane con meno
di 10 dipendenti hanno aumentato la produzione dell’1,2%, mentre la
produzione di quelle con 10 o più dipendenti è salita del 2,6%.

A fine settembre 2017, le imprese in agricoltura sono 58.052 con una
riduzione del 2,1% rispetto allo stesso mese dello scorso anno, mentre gli
occupati agricoli sono aumentati del 15,6 nel 2016 e del 6% nei primi nove
mesi del 2017, raggiungendo quota 80 mila unità.
Le cooperative in Emilia-Romagna sono oltre 5 mila, in flessione dal punto
di vista numerico ma in crescita per quanto riguarda occupati e fatturato
(+3%): con quasi 240 mila addetti, le coop contribuiscono per il 14%
all’occupazione complessiva della regione.

Nella foto un’immagine della presentazione con Stefano Bonaccini e
Romano Prodi

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