È ormai passata una decina di giorni da quando, la sera tra il 10 e l’11 ottobre, si è assistito in pieno centro a Porretta a una scena che riesco a definire soltanto “surreale”: non perché ci fosse qualcosa di sbagliato, intendiamoci; semplicemente lo svolgimento rocambolesco dell’azione mi ha lasciata tra l’incredulità e la risata isterica.
Persone che passeggiano sui marciapiedi, gruppi in mascherina fermi a chiacchierare e qualche combriccola davanti al bar. All’improvviso piombano sulla piazza due volanti delle forze dell’ordine a sirene spiegate, fermandosi proprio davanti al locale. Esce il proprietario, iniziano a parlare mentre lo staff rimette in ordine e le persone iniziano ad andarsene. Poi, l’inverosimile: il pubblico ufficiale comincia a filmare la scena, riprende una panoramica della situazione, registra ogni cosa. I clienti parlano di “soffiata”, di “retate”, usano un linguaggio criminale mentre, colti dal panico, iniziano ad avvertire gli amici di non avvicinarsi, di cambiare strada. L’improbabile sequenza continua per diversi minuti ma il finale è irrilevante per me; mi chiedo: “Cosa sta succedendo?”.
Una scena così non me la sarei mai aspettata. Avrei potuto scommettere su tante cose ma non su un avvenimento del genere.
E comincio a ripensare ai mesi passati: come spesso si dice, il tempo vola. Tutti i vaghi presagi estivi sull’evoluzione della pandemia: “Vedrai poi in autunno che quarantotto succede!”, “A novembre saremo da capo…“, “Speriamo di cavarcela con l’anno nuovo ma la vedo dura“, sembrano al momento tristemente azzeccati. C’è chi ironizza sul nome del mese in corso facendo notare che “Ottobre” al contrario si legge “Erbotto”, previsione inquietante di quello che potrebbe (o potrebbe non) succedere. Se si guardano i fatti è evidente l’aumento dei nuovi contagiati, il cui numero è passato da 7.332 a 15.199 nel giro degli ultimi 7 giorni. È lecito avere paura di tornare a una condizione di semi-lockdown, specie quando si assiste all’entrata in vigore di ordinanze restrittive regionali, provinciali e comunali sparse sul territorio nazionale; si insinua persino la paura che le persone inizino a segnalarsi a vicenda, per violazioni del nuovo dpcm più o meno presunte. Da nord a sud spuntano coprifuochi, zone rosse, drive-through per effettuare i tamponi e chi più ne ha, più ne metta: la famigerata “seconda ondata” sembra essere alle porte…anzi, forse ci sta già travolgendo.
C’è una domanda che serpeggia nelle vie, tra le persone in fila al supermercato, in mezzo ai tavoli dei bar in piazza come nelle scuole e nelle università: ci sarà un nuovo lockdown a Natale? Passeremo le feste chiusi nelle quattro mura domestiche? Da un punto di vista strettamente personale, mi verrebbe da sperare che non ci siano limitazioni perché sono nata a ridosso del Capodanno e non ci tengo a festeggiare il compleanno in reclusione; d’altro canto, se si vuole essere onesti, è prevedibile aspettarsi l’applicazione di misure severe per evitare che i botti di fine anno non siano solo fontane di luce e petardi ma anche bombe epidemiche. Al momento non si hanno certezze. Le poche convinzioni su cui la comunità scientifica era concorde vengono confutate e la fiducia dell’opinione pubblica nelle Istituzioni diminuisce giorno dopo giorno, in maniera proporzionale all’aumento di scienziati self-made e negazionisti. In una situazione emergenziale sarebbe auspicabile mantenere la direzione. In parole povere, quando tutto va a rotoli bisogna fare gruppo ed essere compatti. È vero, probabilmente il vaccino sarà disponibile in tempi record (la questione sull’opportunità di farlo o meno si aprirà solo tra qualche mese), ma a questo “momento record” dobbiamo ancora arrivarci, possibilmente non in condizioni disastrose. Tutti non vedono l’ora di ascoltare il direttore dell’OMS dichiarare in tv: “La pandemia è finita”; fino a quel momento, dobbiamo scegliere il male minore e stringere i denti. Il 2020 è quasi finito e, si spera, anche l’incubo Covid-19.
Foto igv
Sonia Agnesi, lo spettacolo cui lei ha assistito non credo si sarebbe visto in qualsivoglia stadio di calcio di serie A, anche con folto pubblico totalmente privo di qualsivoglia mascherina. Sono 8 (otto) mesi che ci tocca sorbire il tormentone del Campionato di Calcio ! Stadi vuoti ? No quasi pieni ! Stadi con numero controllato di eletti spettatori ? No, antidemocratico, meglio una folta folla ! Ed avanti così senza fine. Intanto un certo numero di giocatori sono positivi, alcune squadre dovrebbero finire in quarantena e così il dodicesimo giocatore di calcio, l’oriundo Covid19, entra d’autorità nel mondo del calcio. “A pensar male si fa peccato, ma, spesso, ci si azzecca” disse uno che la sapeva lunga. Chi si affida a detto insegnamento potrebbe dire :”Dove girano pacchi di milioni è doveroso chiudere un occhio, anzi, meglio, chiuderli tutti e due”