Domenia 27 settembre, nella bellissima Via Matteotti, rivalutata nella struttura e nella cura del verde dal Comune di Alto Reno Terme, si è tenuta una cerimonia semplice e sobria per la posa del busto del generale brasiliano Joao Batista Mascarenhas de Morais.
Il busto era stato regalato al Comune nella cerimonia del 22 aprile 2018, alla presenza massiccia di autorità civili e militati brasiliane e di cittadini per ricordare un generale, che seppur di origini umili, aveva era dotato di grande iniziativa e astuzia militare, distinguendosi durante il secondo conflitto mondiale a fianco degli alleati, nella liberazione in Garfagnana, Versilia e Lucchesia e in particolar modo a Montecastello, Montese e Sacca di Fornovo.
“Il Brasile ha un profondo legame con il nostro Appennino tosco-emiliano, purtroppo per una pagina dimenticata della storia, come tante altre. Legame che ha profonde radici ” è stato detto e ricordato anche con la proiezione di un film “Road 47”alla cineteca di Bologna per gli studenti di Alma Mater, ignari di questo pezzo di storia dove i “pracinhas” brasiliani furono destinati nella Valle del Reno a presidiare la Strada Statale Porrettana.
Il lungometraggio di Vicente Ferraz, uscito nelle sale cinematografiche ad aprile 2015, fa rivivere, attraverso la lettura di diari e lettere di ex-combattenti, l’aspetto umano di alcuni soldati brasiliani nel nostro Appennino, una storia praticamente sconosciuta all’estero, ma oggetto di studi storici negli anni recenti.
I vecchi abitanti dell’Appennino tosco-emiliano se la ricordano ancora quella “Estrada 47”non segnalata nemmeno nel Toruring Club. Se la ricordano perché fu da quella linea militare che passò il fronte e fu stabilita dai tedeschi in ritirata la Linea Gotica nell’inverno del 1944, un inverno molto rigido, il più freddo del secondo conflitto mondiale. Se la ricordano forse perché il passaggio di questo contingente di soldati, sia da Pavana che da Zocca, era alquanto anomalo, un po’ goffo nelle divise abbondanti fornite dagli alleati americani, col loro accento cantilenante e i loro modi gentili che non erano propriamente da soldati.
Erano loro le avanguardie del contingente brasiliano, tutti giovanissimi, sbarcati a Napoli in 25.334 a luglio del 1944 per far parte delle venti divisioni degli alleati, compresi i piloti dell’aviazione e collocati sul fronte italiano quando anche loro, spinti dagli Usa e a causa delle navi affondate dagli U-boot nazisti, dichiararono guerra all’Asse.
Portavano come motto, cucito sul braccio e dipinto sull’elmetto, uno scudetto con un cobra che fuma la pipa (per sfatare il pregiudizio che: “è più facile che un cobra fumi la pipa che un brasiliano vada in guerra” come aveva detto poco tempo prima il presidente Getulio Vargas).
E infatti furono costretti ad affrontarla pur non sapendo niente di guerra.
E pur non avendo mai visto la neve dell’Appennino e non avendo mai sparato un colpo, si trovarono ad affrontare freddo, gelo e abbondanti nevicate che arrivava loro fino al petto e a combattere con gente esperta agli adattamenti ambientali e al combattimento come lo erano i nazisti.
Il piano originale per loro era di essere inviati nel Nord Africa, ma nelle guerre le cose cambiano molto rapidamente e quindi essi finirono per prendere parte ad alcune delle battaglie più sanguinose sul fronte italiano tra il 1944 e il 1945, fine del conflitto.
In termini di reale importanza per la guerra, il loro ruolo è stato spesso trascurato in molte indagini storiche sulla seconda guerra mondiale ed in particolare sulla campagna italiana, dove l’attenzione si è concentrata maggiormente sul ruolo dell’alleato statunitense.
E anche se la partecipazione brasiliana in Italia fu piccola in termini numerici, è stata importante per i risvolti storici e le ingenti perdite di vite umane che ha avuto. In questa campagna il Brasile perse 450 soldati,13 ufficiali e otto ufficiali piloti della FAB (Forza Aerea Brasiliana). Vi furono inoltre duemila morti dovuti a lesioni da combattimenti e più di dodicimila dispensati per ferite, mutilazioni o altre cause. Dei 25.000 uomini inviati in aiuto agli alleati più di 22.000 avevano partecipato alle operazioni. Alla fine della campagna la FEB aveva catturato più di 20.000 soldati nemici
Radio Berlino, in quei giorni dopo il loro arrivo in Italia, lanciava messaggi inquietanti dicendo di fare attenzione a questi soldati venuti da un paese lontano di nome Brasile perché forse erano dei cannibali, tanto che regnava il panico fra le truppe tedesche.
I tedeschi avevano scelto la cittadina termale di Porretta Terme come punto strategico in quanto dotata di due strade carrozzabili che si potevano scegliere, sia per scendere a Pistoia sia per controllare l’Appennino centrale interno (La Lima, San Marcello Pistoiese, Pontepetri, Pracchia, Le Piastre) utilizzando molteplici strade come vie d’avanzamento o di fuga verso il passo dell’Abetone e il modenese, verso Bagni di Lucca, verso Pistoia e verso Porretta – Bologna.
Ai militari nazisti fu comodo sfruttare Porretta Terme anche a motivo della sua dotazione alberghiera e della conformazione geografica, che ritennero permettesse un certo riparo dai bombardamenti aerei. Invece gli angloamericani infierirono coi bombardamenti aerei sulla ferrovia, sulla strada porrettana e su altri siti, seguendo la serpentina delle ripide valli appenniniche. I danni a persone e cose furono incalcolabili.
Tuttavia gli angloamericani ed i brasiliani partendo da Montecatini Terme e da Pistoia su per l’Appennino contro i tedeschi, per via del blocco del fronte nell’inverno 1944-45 si fermarono a Porretta Terme almeno per sette mesi, da ottobre ad aprile, fin quando la guerra proseguì nella Pianura Padana e a nord del Po.
Naturalmente gli angloamericani e con loro i soldati brasiliani dovettero affrontare anche qui i tedeschi, che abbandonando il fondovalle porrettano ormai “no man’s land” o “tierra de nadie” (cioè terra di nessuno) e retrofronte, si attestarono dal settembre del 1944 all’aprile del 1945 sulla linea montana lizzanese-gaggese di M. Belvedere – M. Castello (linea gotica arretrata o anche linea verde) e controllarono il fondovalle renano sino a Bologna
Le unità della FEB, Forca Expedicionaria Brasileira, così era denominata, si schierarono il 5 novembre 1944 nell’area sottostante a Monte Castello, subito ad est di Monte Belvedere roccaforte della seconda linea in profondità della Linea Verde, originariamente denominata Linea Gotica, difesa dalla 232a Divisione di Fanteria tedesca composta da esperti veterani del fronte russo.
Il primo assalto dei soldati brasiliani alle difese di Monte Castello, nella notte tra il 28 e 29 novembre, causò la perdita di 190 tra morti, feriti e dispersi.
Un secondo attacco, sferrato il 12 Dicembre, portò alla perdita di 250 soldati tra morti, feriti e dispersi. Nel febbraio del 1945 entrò in linea la 10a Divisione da Montagna americana, la prima e unica divisione americana di alpini, composta da esperti e addestrati alpinisti e rocciatori, che, nell’ambito dell’operazione Encore, attaccò con successo le postazioni di osservazione dell’artiglieria tedesca sui Monti della Riva nella notte tra il 18 e 19 febbraio e, alle 23 del 19 febbraio da tre direzioni diverse, il caposaldo tedesco di Monte Belvedere.
Mentre gli americani avanzano verso Monte della Torraccia, nel territorio di Iola di Montese, alle 5.30 del 21 febbraio i soldati della divisione brasiliana andarono all’attacco di Monte Castello e, dopo furiosi combattimenti, nel tardo pomeriggio ne conquistarono la cima mentre i tedeschi si ritiravano lungo la strada verso il paese di Castel d’Aiano che verrà occupato dagli americani il 5 marzo. L’attacco dei pracinhas ( così erano chiamati affettuosamente i soldati brasiliani) fu appoggiato dal 1° Gruppo da caccia brasiliano.
Da queste posizioni fu possibile avviare l’offensiva finale di primavera, nella quale, in aprile, la FEB prese il paese di Montese con la battaglia del 14 aprile.
Le posizioni conquistate da parte delle truppe brasiliane, sommate a quelle ottenute dalla divisione di montagna statunitense in questo settore secondario, ma vitale, diede la possibilità alle forze sotto il comando dell’VIII esercito italiano più a est nel settore principale del fronte italiano, di vedersi finalmente libere dal fuoco di artiglieria nemica che partiva da quei punti e di spostarsi sopra Bologna rompendo la Linea Gotica dopo otto mesi di combattimento.
Il 23 aprile 1945 la FEB entrò vittoriosa anche a Sassuolo liberando la città.
A questi soldati, ignorati e dimenticati dalla storia restano i monumenti votivi o dei cippi sparsi nell’Appennino modenese e tosco-emiliano a ricordo del loro coraggio, delle loro imprese pur in condizioni metereologiche e umane proibitive.
Ma la gente dell’Appennino sia del versante emiliano che toscano, se li ricorda come persone prima che militari, gentili e non violenti che facevano amicizia con le famiglie e condividevano con loro in allegria i pochi viveri e le feste in casa con musica e canti.
A dimostrazione del loro carattere socievole la storia registra alcuni matrimoni tra soldati brasiliani e donne della nostra montagna come accaduto nella vicina Frassignoni.
E in queste nostre montagne piene di neve, persero la vita in 465 senza poter tornare nel loro caldo Brasile”.
Ed è’ per questo che Alto Reno Terme, ha voluto riscattare la memoria dei giovani soldati brasiliani, questi giovani “liberatori” venuti da lontano ad affiancare gli alleati, posando a loro memoria un monumento per noi e per i posteri proprio qui a Porretta, lungo la Via Matteotti e vicino alle Terme Alte, dove loro avevano stabilito il Quartier Generale e ricordando che anche in altri punti del territorio c’erano i loro presidi come Molino del Pallone dove i brasiliani davano i pasti alla gente della Valle del Randaragna e di Biagioni. Un altro presidio era la Ghiacciaia sotto Casa Piattella e poi in territorio limitrofo toscano Campeda e Pracchia.
La cerimonia, coordinata e presentata dal Vice Sindaco di Alto Reno Terme Elena Gaggioli, alla presenza del Sindaco di Alto Reno Terme Giuseppe Nanni, dei sindaci dei comuni limitrofi, delle autorità civili e militari del territorio e brasiliane, di proloco e associazioni, ha visto la partecipazione di numerosi cittadini.
Giuseppe Nanni nel suo discorso ha evidenziato, come una tra le più pagine tragiche della storia, ha cambiato, a fianco della gente montanara, il giusto percorso della democrazia e della libertà.
Il Gruppo Bandististico “G. Verdi” di Porretta Terme, ha allietato l’evento con l’esecuzione degli inni nazionali dei due paesi, Italia e Brasile, sia davanti al Monumento dei Caduti di Piazza Vittorio Veneto, sia in via Matteotti dove lo svelamento del busto è stato arricchito anche da una targa della Lyons Club.
La Vice-Sindaco Elena Gaggioli ha letto il messaggio del Sindaco Metropolitano Virgilio Merola nel quale ha elogiato il comune di Alto Reno Terme per questo piccolo grande gesto dettato da una immensa gratitudine per coloro che hanno aiutato gli alleati a restituirci la libertà e che non devono essere dimenticati, soprattutto per le nuove generazioni.
Perché loro, con semplicità e umanità, ma grande energia, forza e coraggio che impiegavano in tutte le operazioni, come dimostrato dagli atti di guerra, hanno reso meno pesante, alla popolazione della nostra montagna, quel tragico periodo della seconda guerra mondiale.
Foto di Pasqualina Tedesco