Come ogni anno, ormai da ben 8 stagioni, torna l’appuntamento con l’opera lirica a Porretta Terme.

Quest’anno però, ovviamente, in una veste totalmente differente.

Causa distanziamento sociale il pubblico porrettano però non ha potuto assistere ad una vera opera, ma questa sera (9 agosto, nda) ha assistito ad uno spettacolo unico nel suo genere: 3 opere in una, in un unico quadro scenico-drammaturgico ad opera del regista e attore Lorenzo Giossi.

Come è stato possibile? Sembra impossibile, ma in realtà è molto semplice:

come sarebbe se nel bar del Teatro giungessero vari cantanti provenienti da varie produzioni?

e se questi cantanti instaurassero con il barista un rapporto di complicità tale da “improvvisare” nel bar una serie di quadri d’opera?

Ecco il risultato, il barista (Lorenzo Giossi) che conduce i cantanti da un’opera all’altra, e dove il pubblico entra, quasi in dialogo con gli esecutori.

Ma quali sono stati questi 3 quadri? Sono tre delle più famose opere buffe scritte: Cambiale di Matrimonio di Rossini, Elisir D’amore e Don Pasquale di Donizetti.

Veniamo agli artisti della serata:

I cantanti hanno saputo brillantemente giostrarsi nel difficile compito della serata: quello di incarnare 3 ruoli diversi (quindi con tutte le sfaccettature sia vocali che sceniche) e quello di legare il tutto scenicamente anche al di fuori della musica, collaborando con l’azione di Giossi.

Analizziamo insieme il cast:

il Soprano Cecilia Rizzetto, che ha rivestito i ruoli di Fanny, Norina e Adina.

Questi tre ruoli sono estremamente differenti tra loro, e di una crescita di difficoltà esponenziale.

dalla “giovane” Fanny (giovane anche in quanto fu il primo ruolo scritto dal Maestro Rossini) sino alla ardua Norina del Don Pasquale. La Rizzetto affronta tutti e tre i ruoli con ottima padronanza sia scenica che tecnica, anche se l’acustica all’aperto l’ha messa nelle condizioni di non gestire al meglio i volumi (non gliene facciamo una colpa, forse la stessa amplificazione ha appiattito i volumi generali).

 

il Tenore Francesco Tuppo, nei ruoli di Edoardo, Nemorino e Ernesto.

Anche qui una crescita esponenziale di difficoltà, ma ivi ritroviamo la stessa padronanza del mezzo vocale che ha caratterizzato anche il Soprano. Se per Edoardo il tenore non ha molto spazio di sfogo, con gli altri due ruoli il resto vien da se.

In Nemorino sicuramente Tuppo trova PIENAMENTE il proprio ruolo, sia vocale che scenico (in particolare quest’ultimo). In Ernesto, Tuppo forse risente della stanchezza, ma con l’acuto finale nell’aria ritrova tutta la sua proprietà scenico-vocale.

 

il Baritono Giacomo Contro, visto nei panni di Slook, Belcore e Dottor Malatesta.

Dei tre personaggi, sicuramente Belcore è quello che meno ha dato spazio al cantante di sfoggiare (anche perchè ha cantato solo il breve terzetto del primo atto). Con Slook, invece, Contro ha aperto la serata con la cavatina rossiniana densa di difficoltà tecniche ma affrontate con “freddo calcolo” tecnico, senza osare in gigionismi o acuti non richiesti.

Nel Don Pasquale invece ha portato un personaggio scenicamente molto presente, sentito e accurato.

 

Il Basso Luca Gallo lo abbiamo ammirato in realtà in solo due ruoli, questo perchè nella Cambiale, il ruolo di Tobia Mill era ridotto a un breve recitativo.

Gli altri due ruoli però erano due carichi di briscola, in quanto parliamo di Dulcamara e Don Pasquale, cioè 2 dei personaggi principali (se non protagonisti) delle rispettive opere.

In Dulcamara Gallo parte già in quinta, con l’aria di Dulcamara, un’aria estremamente difficile, ai limiti delle possibilità per un basso. Se a livello canoro Luca Gallo porta a casa due egregi personaggi, a livello scenico Luca è la locomotiva del cast vocale per quel che riguarda il rapporto con l’attore.

Ma veniamo quindi a lui, Lorenzo Giossi.

L’idea dello spettacolo, ca va sans dire, è totalmente sua, e bisogna dire, senza alcun problema che ha centrato l’idea in pieno.

Non potendo fare l’opera, ma senza volere pesare questa assenza così triste per il nostro paese, come fare? appunto così, pensando che in realtà questo periodo non sia altro che una (troppo) lunga pausa caffè tra uno spettacolo e l’altro.

Lorenzo riesce a instaurare in scena un doppio rapporto, quello con i cantanti e quello con il pubblico, senza strafare, rimanendo lungo i binari dettati sia dal rispetto per la musica, che per il pubblico; ma anche grazie all’aiuto scenico dato dai suddetti cantanti.

A livello scenografico si è visto il perfetto equilibrio che più volte abbiamo invocato.

Poche cose: 5 tavolini con sedie, 2 poster, un bancone del bar e attrezzeria.

Poche cose, appunto, ma quelle giuste, al posto giusto, usate nel modo e al momento giusto.

La prova che uno spettacolo non è la “zeffirellata” (con tutto il rispetto per il Maestro), ma neanche uno spettacolo “minimal” dove scene e costumi sono eliminati solo per visioni DECISAMENTE discutibili della regia.

Per fare uno spettacolo d’opera, serve IL GIUSTO. Anche poco, ma fatto bene.

E così è stato.

In ultimo, ma non per demerito, un pensiero alla pianista della serata, Eleonora Beddini.

La Beddini, considerando la situazione all’aperto, senza una direzione musicale vera, e su un pianoforte elettrico (di ottimo livello, comunque) realizza un accompagnamento paragonabile a un carro armato. Ma non pensate male, questo paragone va inteso come se la Beddini non trovasse alcun impedimento, e come tale mezzo sia sempre andata avanti, portando con se, con successo, tutto il cast. Come una GRANDE pianista accompagnatrice deve saper fare, e che la Beddini ha saputo fare PERFETTAMENTE.

Una serata leggera e divertente.

Due ore decisamente volate per il pubblico estremamente numeroso (oltre un centinaio di persone presenti, nel TOTALE rispetto di distanziamento sociale) venuto ad assistere a questo appuntamento con la lirica.

E per l’ottavo anno l’Associazione Santa Maria Maddalena si conferma (come ben pochi nel territorio) perfettamente in grado di realizzare eventi di qualità, spessore e lungimiranza.

 

Piero Sabattini

foto di Giorgio Barbato

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