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APPENNINO E CORONAVIRUS: La voce della Scuola – 1

 

NOCCIOLO DI UN’ESISTENZA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

Ho sempre amato leggere. Leggevo tanto, forse troppo, aggrappandomi a una fervida immaginazione che è stata per tutta la vita la mia fortuna ma anche la mia condanna. I libri mi tenevano occupata, saziavano l’inesauribile sete di conoscenza di cui la mia mente vorace necessitava costantemente, riempivano il vuoto di un’esistenza vissuta come banale, scarna come un osso di pollo rimasto nel piatto. La sensazione pungente di insoddisfazione e noia avvolgeva le mie giornate come il sottile e insistente velo di polvere che non viene mai completamente via dai soprammobili.

Ormai sono quattro anni che non leggo più; o almeno, mi limito a qualche compito assegnato, ai libri che mi incuriosiscono di più e alle pagine da studiare: l’ossessione compulsiva per la lettura  è andata sbiadendo di pari passo con il riempirsi delle mie giornate, con tutte le cose belle che a mano a mano sono approdate al mio porto, tirate l’una dall’altra come fanno le ciliegie. Crescendo, ho imparato ad accettare l’epoca in cui vivo e il bisogno di conoscere storie di altri mondi, altri secoli, lontane da me nel tempo e nello spazio, è scemato sempre più.

Un giorno, tra un centinaio di anni (o forse anche tra un migliaio, chi lo sa) l’Umanità ricorderà questi eventi e forse qualcuno saprà che essi sono stati anche momenti della vita di Sonia.

La prof.ssa Luisa Macario, DS dell’Istituto, consegna ad alunne ed alunni un ricordo dell’esame di Maturità

 

Sono nata il 3 gennaio (come il grande Schumacher, in coma dal 2013, e come Greta Thunberg -ideatrice degli scioperi per il clima “#Fridaysforfuture”-) del lontano 2001, l’anno dell’attentato terroristico più grave di sempre che ha irreversibilmente cambiato il nostro modo di vivere. Quando avevo un anno, le care vecchie Lire ci hanno salutato per lasciare il posto al nuovo e forte Euro. Nel 2006 Grosso segnava un rigore leggendario e la sua corsa sul campo, con l’urlo di Caressa in sottofondo “Campioni del Mondo! Siamo i Campioni del Mondo!”, segnava uno dei momenti più alti della Storia italiana. Nel 2008 la Leman Brothers’, la più forte banca USA, è crollata in borsa dando inizio a una nerissima crisi finanziaria che persiste tutt’ora (e che ha soffocato quasi 12 dei miei anni -pensare che ne ho solo 19-). Ho vissuto il tempo degli attentati, Charlie Hébdo Bataclan Londra Las Ramblas e molti altri ancora. Ho visto due referendum separatisti, Catalogna e Brexit. Ho visto la Luna riflettere Marte e diventare rosso sangue, l’abdicazione di un Papa (la seconda della Storia della Chiesa dopo quella di Celestino V) e l’elezione di un altro, quella del primo presidente afroamericano degli Stati Uniti d’America, la nascita di 3 principi Reali d’Inghilterra e l’esplosione di una centrale nucleare. Ho visto uno tsunami di portata gigantesca devastare il Sud-Est Asiatico e un’alluvione inondare Praga. Ho assistito a 4 terremoti che distruggevano il mio Paese, ho passato il 2016 con la morte di decine e decine di personaggi importanti, ho sofferto nell’inerte impotenza di lasciare bruciare Notre-Dame all’orizzonte di Parigi e ho gioito quando il movimento #Metoo ha travolto il mondo dello spettacolo. Ho vissuto al tempo di fondamentali scoperte scientifiche e storiche: era l’anno in cui il Leicester vinceva il campionato e le ossa di Riccardo III venivano ritrovate. Ho visto un uomo primitivo imprigionato nel ghiaccio e ritrovato integro sulle mie Alpi. Dicono che sono una millennial ma non ricordano che avevo 4 anni quando Youtube nasceva, che per giocare con il mio Nintendo dovevo cambiare la schedina sul retro, che ad Halloween guardavo i cartoni animati di Topolino in  bianco e nero, che mettevo il VHS nella tv per vedere la cassetta de “La Bella e la Bestia”. La gente non ricorda e spesso non ci riesco nemmeno io. Questo è tutto quello che mi viene in mente su due piedi, ma ci deve essere molto altro.

Di sicuro c’è una nuova pandemia in corso, che funesta questo inizio di millennio come la Spagnola funestò la fine di quello precedente: Coronavirus, Covid19 o anche solo Corona (che per me rimarrà sempre e solo la birra). Il globo è in fermento, la psicosi si diffonde, dicono di mantenere le distanze e stare a un metro l’uno dall’altro: vietati baci abbracci coccole; vietato incontrarsi unirsi stare insieme; vietato viaggiare andare scoprire; tutto ciò che è concesso è farsi ingabbiare dalla paura, stare chiusi in noi stessi a casa nostra aspettando che qualche diluvio di manzoniana memoria lavi via la nuova peste.

Io non ho paura.

O meglio, non per me. Forse per chi mi sta intorno, per quelli a cui voglio bene, ma non per me.

Sono giovane e forte, in salute. Ho sconfitto la varicella, per quattro volte la scarlattina, un’allergia ai miei occhi bubbonica e soprattutto i demoni del passato.

Si dica che ho vissuto al tempo delle epidemie e che ho testimoniato la vittoria dell’Umanità sulla malattia. Si dica che ho vissuto per vedere come sempre ce l’abbiamo fatta, nonostante i nostri difetti, le nostre mancanze e perversioni, e come ce la faremo anche questa volta: come un bimbo che cammina piano piano, un piedino per volta, e alla fine impara ad andare in bicicletta.

È il momento della responsabilità, di quella serietà che mi ha presa a braccetto e viaggia da sempre con me: occorre fare come le “Canne al Vento” di Grazia Deledda, che “si battono l’un l’altra avvisandosi del pericolo, si tengono strette aspettando che la burrasca del mare furibondo torni a essere una dolce brezza”.

E allora staremo fermi, immobili e pieni di speranza come le stelle nel cielo. Verrà il tempo dei balli e dei canti, il tempo dell’allegria, il tempo delle grandi feste, la gioia estasiante della vita.

Immagino spesso come sarà il mio futuro, quante cose mi rimangono da fare e da vivere.

La tempesta passerà. I fulmini smetteranno di abbattersi su questo mondo così bello e disgraziato: l’esperienza epidemica deve farci ritrovare quei valori perduti che il Destino ci dà la possibilità di riscoprire.

Forse il Coronavirus non è una maledizione ma una lezione e basta.

 

“Il profumo dei limoni aleggia nell’aria
La primavera ci apre la porta
E lascerà presto il posto all’estate
Sono in ritardo
Manca ancora qualcosa.

L’Universo se n’è accorto
E ha fermato tutto quanto
Tempo spazio vita
L’orologio si è arrestato
Per permettermi di riprendere il passo
Anzi, per accendere le luci della ribalta
E insegnarmi a brillare
Sulla grande Boulevard
Tappeto rosso della mia vita”

 

Sonia Agnesi 

cl. Va BL – Istituto ” Montessori – Da Vinci” di Alto Reno Terme

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