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APPENNINO E CORONAVIRUS: Timori e speranze in Alto Reno

 

Solo qualche giorno fa avevamo scritto come veniva vissuto a Porretta e Granaglione questo difficile momento legato al coronavirus.

Ma le impressioni e le sensazioni personali  delle singole persone sono le più svariate, alcuni invocano la responsabilità, altri il timore che si arrivi a un contagio più diffuso, soprattutto nelle borgate al confine con la Toscana, dove si teme un esodo di massa dei proprietari di seconde case, altri invocano la fratellanza e l’aiuto della B.V. di Calvigi.

Pubblichiamo, tra quelle raccolte, le dichiarazioni  più significative che racchiudono in fondo il pensiero della collettività granaglionese e porrettana.

M.T.B – Porretta Terme

“Penso che stiamo vivendo un momento molto difficile per motivi seri e gravi. In molti non hanno ancora capito o pur avendo capito, hanno fatto prevalere il loro egoismo e la paura di rimanere in trappola. E non mi riferisco solo ai meridionali che sono scappati dal nord al sud per tornare dai propri cari. Mi riferisco anche ai settentrionali che hanno preso d’assalto le stazioni sciistiche o sono volati nella loro casa in Sardegna. Tutti terrorizzati all’idea di non potersi muovere più liberamente e così, incoscientemente , sono andati in giro a portare un virus così pericoloso. Non giudico nessuno, ma rilevo quanto la superficialità la faccia da padrona e l’egoismo pure e soprattutto mi è chiaro, come non mai, che manchiamo di senso civico e di senso di responsabilità verso l’altro e, cosa ancora più grave, verso le categorie più deboli. E questo è molto triste, che si assecondi il proprio desiderio di andare dalla mamma o dagli amici di infanzia o si vada a prendersi il sole sulla neve o sulle spiagge della Sardegna, si è degli irresponsabili, dei criminali.

Io sono qua e non so quando potrò muovermi per andare da mio padre vecchio e malato che vive al sud, ma sto qua! Metto in pratica quel senso di civiltà e di responsabilità che mi hanno inculcato i miei genitori e i miei insegnanti. E come insegnante, ribadisco continuamente ai  miei studenti, nei gruppi di Watsapp o durante le video lezioni, l’importanza di comportarsi in modo corretto seguendo le indicazioni che ci vengono fornite dagli organi competenti. Ma i miei ragazzi sono ligi e seri in questo momento e più di tanti adulti. Bravi i loro genitori e bravi io e loro che abbiamo tanto ragionato sulla necessità, per una vita degna e civile, di ricordarsi che non siamo soli, non siamo l’ombelico del mondo, ma che esiste l’altro, il compagno di banco, il vicino di casa e tutto il mondo al di là della collina. Un abbraccio virtuale a tutti”.

L.R. Borgo Capanne

E’ da venerdi 6 marzo che resto in casa perché ho molta paura del contagio incontrando altre persone. Infatti il mio lavoro come rappresentante di prodotti per la persona e per la casa porta a porta, è diventato difficile da svolgere in quanto, anche se i clienti possono ordinare, poi non riesco a fare le consegne. Tutto questo con aggravio di spesa da parte mia che anticipo per la merce entro dieci giorni dalla consegna che mi viene fata. In casa sto usando tutte le scorte del frezeer e per fortuna ne avevo fatte tante! Mi tengo impegnata con la cucina, con internet, qualche piccolo lavoro di giardinaggio, ma diventa un enorme sacrificio non uscire e svolgere le normali attività di sempre. Ma so con certezza, pur essendo un grande sacrificio, lo faccio senza fatica per tutelare la mia famiglia. Mi auguro che tutto possa risolversi al più presto per il bene di tutti”.

 

M.G – Biagioni (Granaglione)

“A dire il vero non ho paura del coronavirus, anche se mi trascino personalmente qualche patologia personale. Ho fiducia assoluta nel nostro sistema sanitario che già una volta mi ha salvato la vita, dovremmo essere più spesso riconoscenti alla  nostra sanità e non solo adesso!. Vivendo a Biagioni, senza le esagerazioni che abbiamo visto, è normale avere sempre un po’ di scorta alimentare in casa. Ho un po’ di apprensione per mio fratello e per tutte le persone che lavorano col pubblico in questo momento. Molto importante è la tecnologia che adesso ci consente di stare vicino ad amici e persone care”

G.G. Berzantina – Porretta Terme

“Il momento che stiamo vivendo è surreale. Questo nemico invisibile ci costringe a uno stile di vita che mai avremmo pensato di dover adottare. In strada, nelle periferie, si vedono poche persone, non si va più a fare le passeggiate, si va solo alle farmacie e nei supermercati. Tutti siamo giustamente e doverosamente preoccupati. In questi giorni poi si è creata una maggiore apprensione perché si sono verificati alcuni casi anche in zona, per cui cerchiamo, via social, di confortare i nostri amici e gli anziani facendo sentire loro la nostra vicinanza. Un pensiero di profonda gratitudine va a medici e paramedici. Spero che presto si torni alla normalità ma credo che, dopo questa esperienza, nulla sarà più come prima. Il forzato “digiuno” di socialità e il silenzio di questi giorni lasceranno in noi maggiore consapevolezza di ciò che realmente conta nella vita e un maggiore desiderio di solidarietà”. 

 

M.M. – Altede (Granaglione)

“Desidero iniziare il mio pensiero parlando del popolo Cinese, che per primo ha vissuto questo momento di emergenza.

Abbiamo visto dai TG che la nazione Cina e i suoi grandi colossi stanno mandando materiale o inviato dottori qui in Italia, per aiutarci e ringraziarci dell’aiuto fornito noi a loro solo poche settimane fa. Sempre dalla TV abbiamo visto poche settimane fa gesti di intolleranza di alcuni Italiani verso i cinesi, insultati, minacciati.

Ma ci sono cose che non vengono enfatizzate dai media, come le dimostrazioni di affetto, di amicizia, di preoccupazione che ho ricevuto anche questa mattina dalle persone cinesi che ho avuto il piacere di conoscere in questi anni per motivi di lavoro.

Persone semplici, impiegati o manager, disposti persino a inviarmi mascherine se ne ho bisogno. Gesti di fratellanza vera, che non ha confine.

 Per quanto riguarda la vita qui nell’Alto Reno, per chi come me ha la fortuna di poter lavorare, la vita è cambiata si ma in maniera meno traumatica.

Forse anche per questo motivo, e perché ogni anno per tutelare la mia salute faccio una prevenzione molto accurata, non sono allarmato, in panico, o ansioso come molte altre persone vivono questo momento. Quindi ogni giorno posso comunque muovermi dall’Altede per recarmi al lavoro a Gaggio Montano presso la Caffitaly, azienda che devo dire si è mostrata fin da subito molto sensibile a quanto sta succedendo, cercando di offrire la massima sicurezza a tutti noi dipendenti, anticipando persino le regole imposte dal nostro Governo con i Sindacati soltanto poche ore fa.

 Ho potuto constatare che i primi due giorni in seguito al DPCM del 9 marzo scorso, la vita sembrava cambiata il giusto per i più, perché ho comunque visto macchine in giro, anche con più persone all’interno, oppure visto alcuni ciclisti amatoriali fare il loro consueto giro anche in compagnia e attraversare il confine di due comuni, così come ho visto bambini aggregarsi nel parco per giocare, o i soliti pensionati che alle due chiacchiere al bar con l’amico proprio non ci rinunciano.

 Dopo questi primi due giorni, tutti alla tv in serata abbiamo sentito l’annuncio del nostro Premier Conte chiudere i bar, i ristoranti, i negozi, … aumentare le restrizioni.

Ecco, questo secondo messaggio a distanza di 48 ore ha fatto si calare il silenzio anche nell’alta valle del Reno. Ora non sono deserte solo le strade della parte alta di Granaglione, dove abito, ma sono deserte pure le vie di Porretta, di Silla, tranne le aree vicino ai supermercati o negozi alimentari. Le aree vicino alle decine di bar presenti nella zona son un deserto, regna il silenzio assoluto, e non la voce dei clienti che alla sigaretta non rinunciano.

Vai a fare la spesa, e ti ritrovi la commessa che indossa mascherina e guanti,e ti chiedi se sei a fare la spesa o se sei in ospedale, dal dentista o in un ambulatorio medico.

Poi il mio pensiero va alle persone di una certa età, come ad esempio mio padre, o genitori di miei amici, che litigano con i propri genitori in questi giorni perchè gli dicono STAI A CASA!!! Si proprio loro, che hanno fatto la guerra, che hanno lavorato una vita, e di salute stanno bene, devono stare in casa. E’ come metterli in carcere, ma è per il loro bene che lo facciamo.

Permettetemi di chiudere con un messaggio, che rispecchia il mio pensiero di vita, le mie idee, la mia vicinanza alle persone più deboli e agli anziani.

 STIAMO SI A CASA!!! MA STIAMO IL PIU’ POSSIBILE VICINO AI PROPRI GENITORI E NONNI, O BISNONNI, PER CHI HA LA FORTUNA DI AVERLI, A CHI HA RESO L’ITALIA LA NAZIONE CHE E’ OGGI, OGNUNO METTENDO IL PROPRIO MATTONE.

STIAMO UNITI TUTTI, OGGI E ANCHE DOMANI FINITA L’EMERGENZA, CON FRATELLANZA, SENZA INVIDIA E SENZA IPOCRISIA, COME ERA AI TEMPI DEI NOSTRI GENITORI O NONNI, CHE HANNO FATTO GRANDE L’ITALIA!”

Carla – Ponte della Venturina(Granaglione)

Noi anziani siamo come foglie al vento, sempre più fragili e soprattutto in situazioni come questa. Chi è fortunato ad avere figli sta bene lo stesso per tutti quei servizi necessari, ma chi è da solo deve andare in farmacia o a fare al spesa, magari in orari meno affollati per evitare contagi. Noi di una certa età ne abbiamo passate tante, ma come adesso, vedere anche le nostre chiese chiuse, ci rende tristi e ci terrorizza. Speriamo che la Madonna di Calvigi ci salvi tutti.

 

G.C. Porretta Terme

E’ indubbio che questa crisi mondiale a causa della diffusione del coronavirus cambierà tantissime cose nel nostro vivere quotidiano, come già sta facendo ora, ma ci saranno strascichi in tutti i settori che dureranno anni. E il mondo della cultura di cui faccio parte, non è stato immune, anzi! Ha avuto un crollo che nessuno di noi avrebbe mai immaginato, con tutti gli eventi annullati, creando un danno economico non indifferente, difficile da recuperare nel tempo. E se in Alto Reno si potrà prima o poi ricominciare si farà il possibile secondo lo spazio e il tempo, perché non si recupera mai pienamente il tempo perduto”.

 

 G.S. – Vizzero (Granaglione)

Come stiamo vivendo questo momento del coronavirus? Con un po’ di preoccupazione e ansia spostandoci dal paese il meno possibile solo per fare un po’ di spesa. Noi di una certa età che abbiamo visto la guerra e vissuto su questi monti la linea gotica. Mio padre mi raccontava sempre che ai tempi della spagnola, lavorava notte e giorno per costruire settanta casse da morto che servivano per il paese, erano altri tempi sicuramente dove non c’era la sanità che abbiamo adesso, ma era pur sempre una peste. E il coronavirus purtroppo non lo conosciamo ancora e non sappiamo come sconfiggerlo, se non rispettando le regole del nostro comune e del governo. Affidiamoci a nostro Signore.

 

 S.B. Molino del Pallone(Granaglione)

Anche se siamo in pochi abitanti, come nei borghi viciniori, non ci sentiamo immuni dal contagio e quindi la preoccupazione è negli occhi e nei gesti di tutti, cercando di rispettare le disposizioni e le regole che ci hanno ordinato per il bene proprio e della collettività. Infatti l’unico negozio alimentari che abbiamo fa mantenere le distanze e fa entrare le persone una alla volta perché il negozio è piccolino. Siamo anche fortunati ad avere gli uffici del comune sempre aperti e anche il parroco sempre disponibile per ogni esigenza personale in assenza di celebrazioni che creano assembramento. Speriamo che tutto questo allarme possa rientrare e farci affacciare alla bella stagione con una nuova speranza e serenità.

 

L.M. Olivacci (Granaglione)

Mio padre mi raccontava che la spagnola aveva falciato tanta gente in montagna anche nella nostra famiglia,  tra cui mio zio Alemanno di soli 10 anni. E quando mi raccontava tutto questo sembrava una cosa lontanissima che non si potesse più ripetere nei secoli a venire. Invece oggi ci ritroviamo a combattere con un nemico subdolo e pericoloso come il coronavirus alla stessa maniera di allora senza guardare in faccia nè luoghi, né persone. E ancora una volta ci ritroviamo a misurare la nostra fragilità umana. L’unica speranza è la fede che possa illuminare la nostra sanità mondiale a trovare il rimedio”.  

 

M.Cristina – Porretta Terme

Mi sembra di vivere un incubo, oggi sabato non c’è stato nemmeno il mercato. Porretta è una città fantasma, una mia amica è uscita per fare una passeggiata e l’hanno fermata i vigili chiedendo l’autocertificazione, sembra davvero di essere in guerra. Tanti negozi e ristoranti sono chiusi e se prima ci lamentavamo del traffico di Via Mazzini ora è il deserto e tutto questo mi mette una grande tristezza. Ma dobbiamo resistere, resistere e ancora resistere e rispettare ciò che ci viene ordinato dal comune e spero che presto possiamo riprenderci in mano la nostra vita e la nostra città.

 

Foto di Pasqualina Tedesco

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