ALTO RENO TERME: I dieci anni a Granaglione di Don Michele Veronesi

Da studente liceale a Parroco della Montagna

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Su queste colonne avevamo scritto il 7 maggio 2015 un articolo intervista sul parroco di Granaglione Don Michele Veronesi cercando di capire meglio la sua vita  e la sua quotidianità.

E domenica prossima, 20 gennaio 2019, non sarà solo il giorno del suo 43° compleanno ma anche l’occasione per Don Michele Veronesi di festeggiare insieme ai suoi parrocchiani granaglionesi, alle Proloco e Associazioni del territorio una tappa importante della sua vocazione sacerdotale, dieci anni di ministero svolti nelle cinque parrocchie sparse in montagna: Granaglione, Lustrola, Boschi, Pieve di Borgo Capanne, Molino del Pallone.

Lui, Don Michele, da studente liceale del Copernico di Bologna a “Parroco di Montagna” del terzo millennio. Perché del terzo millennio? Perché al passo con l’era tecnologica senza sostituirla con quel ricco e antico volume chiamato Bibbia.

Fu consacrato sacerdote nel 2000 e fece la “gavetta” di cinque anni, se così si può dire, in uno dei rioni periferici più difficili di Bologna, il Pilastro. Poi il suo incarico di Vice-Parroco a San Lazzaro di Savena per altri tre anni e dal 2009 nominato Parroco a Granaglione.

Da qui la certezza che un parroco di montagna non è come tutti gli altri. Lui macina chilometri ogni giorno con una piccola Panda dotata di gomme termiche, spostandosi regolarmente nelle cinque parrocchie del territorio granaglionese tra i monti dove le chiesette e gli oratori sono davvero tanti. E Don Michele non lascia nessuno di questi senza una messa almeno una volta all’anno o in occasione della festa patronale o nei periodi estivi quando i borghi sono più popolati.

E così fa le corse per dire una messa anche a Madognana, alla Chiesina di Granaglione, all’Oratorio di San Rocco, a Varano, all’Oratorio di Casa Nasci, di Casa Boni, alla chiesa di Poggio dei Boschi e di Casa Calistri, alla chiesa di Biagioni e del Vizzero e all’oratorio di Olivacci. Ma lui è anche presente per commemorare una targa o benedire il monumento in ricordo dei caduti; per dare l’estremo saluto a un amico o anche a persone sconosciute che vogliono riposare nella propria terra.

Don Michele organizza anche la recita di Natale con i ragazzi e la Crucis Viventi di Pasqua e promuove concerti di musica classica nelle chiese che, oltre a trasmettere emozioni, valorizzano il territorio. In tutte queste occasioni, e anche a volte quando una sua omelia lascia l’amaro in bocca perché fa notare crude realtà come l’individualismo e il materialismo che ci circonda, notando il suo impegno e la sua passione, ci si rende conto che lui è davvero “il parroco della montagna”.

A pochi giorni dal raggiungere  questo traguardo importante, abbiamo fatto delle domande al diretto interessato.

– Dieci anni di ministero pastorale in montagna cosa significano per Lei e quali sono stati i punti forza e i punti deboli in tutti questi anni trascorsi a Granaglione?

– Arrivare al decennio è anzitutto motivo di gioia e di gratitudine per il bene che il Signore ha distribuito servendosi anche di me a favore di tante persone, gruppi, situazioni; naturalmente ho avuto anch’io in questo periodo un enorme beneficio in termini di crescita personale su tanti aspetti. In secondo luogo, l’occasione dei festeggiamenti per i dieci anni di ministero credo, debbano essere per me, anche stimolo per un esame di coscienza sul mio operato. Inoltre, il pensiero dei dieci anni che ho trascorso come parroco può essere anche un utile richiamo al fatto che ormai non posso più dirmi prete inesperto e alle prime armi, quindi devo agire con maturità facendo tesoro di quanto ho vissuto in questo lasso di tempo ormai abbastanza consistente. Punti di forza e punti deboli: il discorso sarebbe lungo e articolato. Per ora mi limito a dire che i punti di forza principali sono stati:

  1. la preghiera quotidiana regolare;
  2. il tentativo costante di predicare i punti fondamentali della dottrina della Chiesa evidenziando contemporaneamente svariati errori da cui difendersi e tenersi lontani;
  3. la mia volontà di essere molto presente in prima persona nelle celebrazioni, nelle attività pastorali, in svariati eventi, anche talvolta toccando diversi luoghi nello stesso giorno;
  4. la grande generosità di numerosi collaboratori e parrocchiani in genere;
  5. il forte attaccamento di molta gente al proprio territorio e, in esso, anche ai luoghi di culto;
  6. la presenza e il sostegno dei consigli parrocchiali per gli affari economici in una realtà che abbonda di immobili da gestire;
  7. l’amicizia, il confronto, la collaborazione con altri sacerdoti delle zone vicine;
  8. il numero e la vivacità delle associazioni presenti sul territorio;
  9. il grande aiuto ricevuto dai miei genitori e familiari.

Alcuni punti deboli sono stati i seguenti:

  1. la mia tendenza all’ansia e alla preoccupazione;
  2. il fatto che alcune volte sia stata prevalente in me e nella mia predicazione la sottolineatura degli errori, dei pericoli, degli aspetti negativi della realtà in cui viviamo;
  3. la mancanza, anche da parte mia, di ricucitura dopo alcuni strappi o gravi rotture in alcuni importanti rapporti personali;
  4. la fatica che ho visto in diverse persone a mantenere gli impegni al 100%;
  5. la quasi totale assenza mia (e in parte anche dell’azione ecclesiale in genere) in alcuni luoghi importanti di vita come la scuola, lo sport, i luoghi di divertimento dei giovani e, in ampia misura, il mondo del lavoro;
  6. una certa tendenza, presente in alcune persone, alla contrapposizione e, talvolta, all’ostilità nei riguardi di altre persone.

2) Essere parroco in  montagna significa anche affrontare tanti disagi non solo ambientali ma anche organizzativi, come riesce a conciliare il tutto?

– Anzitutto voglio dire con sincerità che non avverto nessun disagio ambientale, anzi mi ritengo fortunato sia per il paesaggio, sia per gli spostamenti in auto che devo affrontare, che sono momenti di relax  e mi offrono la possibilità di ascoltare qualcosa di formativo tramite lo smartphone, sia infine per la neve di cui sono un appassionato ammiratore.

I disagi organizzativi, che comunque non ritengo molto gravosi, cerco di affrontarli programmando attentamente le giornate e le settimane e soprattutto pensando che, se li accetto e non mi sottraggo ad essi, arriverà qualche buon frutto.

3) Oltre agli impegni quotidiani sopra citati Lei è impegnato in tanti progetti per tutelare il patrimonio religioso e storico del territorio, ce ne sono degli altri che ha in mente per arricchire e migliorare ancora di più il futuro delle parrocchie di Granaglione?

  1. a) Prima di tutto vorrei favorire la nascita e lo sviluppo di scuole cattoliche, seguendo in questo l’eccellente esempio di un mio lontano predecessore don Giuseppe Gabrielli, fondatore e insegnante della scuola della Pieve delle Capanne nella prima metà dell’800;
  2. b) mi piacerebbe, soprattutto nelle zone di maggiore ripopolamento estivo, praticare una pastorale estiva più varia ed incisiva, che vada oltre le “sole” feste, le più o meno sporadiche celebrazioni, la benedizione nella casa di chi la richiede;
  3. c) vorrei anche provare a fare delle missioni al popolo, allo scopo di dare stimoli di fede e di vita cristiana a tutti, anche a chi non viene in chiesa e non ha o ha pochi contatti con me e con la parrocchia;
  4. d) sarebbe bello anche studiare qualcosa per favorire il ripopolamento di alcune zone disabitate o quasi, ma questo è un obiettivo in sé molto difficile e sul quale non sono culturalmente molto preparato;
  5. e) di vitale importanza sarebbero anche aiuti, sostegni, stimoli a favore della natalità, a favore della formazione di nuove famiglie basate sul matrimonio, e a difesa dell’unità della famiglia o del nucleo padre-madre-figli; in troppi casi in questi anni ho visto tragiche disgregazioni!

4) E’ possibile secondo Lei promuovere un “turismo religioso” nel territorio?

– Sì credo sia possibile collaborando con gli enti locali, le Proloco e le Associazioni del territorio. Per quanto riguarda il patrimonio religioso-storico-artistico, dovrei effettivamente impegnarmi di più nella promozione della sua conoscenza attraverso mostre, visite guidate, conferenze, depliants informativi, pubblicazioni, gruppi di studio, etc.

5) Quanto è importante all’interno di una comunità così sparsa geograficamente il rapporto con i parrocchiani e sopratutto con i più giovani in età scolare?

Anzitutto è importante il rapporto del sacerdote con Dio, affinchè egli abbia poi l’animo e l’atteggiamento giusti per instaurare rapporti spiritualmente fruttuosi con i parrocchiani. Rapportandosi con i giovani in età scolare, il sacerdote, a seconda delle sue caratteristiche, può lasciare impressioni più o meno positive; però almeno può lanciare un messaggio, può lasciare un ricordo di sé e della Chiesa che egli rappresenta, può favorire il nascere di un legame con la Parrocchia, può diventare confessore e padre spirituale di qualche ragazzo, può contribuire a far sorgere nei ragazzi l’idea di seguire la sua stessa vocazione oppure una vocazione di speciale consacrazione. Il fatto che la comunità sia così sparsa geograficamente non lo ritengo così determinante per quanto riguarda la valenza del rapporto del sacerdote con i parrocchiani.

 6) Secondo lei perché c’è tanta crisi di vocazioni?

A questo proposito, ritengo importante citare le seguenti cause:

  1. il calo drammatico della fede;
  2. la scarsa proposta, anche talvolta in ambienti cattolici, dell’argomento e dell’ottica vocazionale;
  3. la tendenza in molti ambiti a sottolineare con enfasi l’importanza di trovare un lavoro nel mondo come via per la buona riuscita della propria vita;
  4. l’esaltazione e la promozione del sesso, anche in età adolescenziale, come componente quasi irrinunciabile nella vita della persona;
  5. una certa denigrazione della figura del sacerdote in alcune messaggi presenti nei mass-media e nei social networks.

7) Dopo dieci anni di ministero pastorale in montagna quale è il messaggio che vuole dare ai suoi parrocchiani?

Nulla è impossibile a Dio: chiediamo con fiducia a Lui cose buone secondo la sua volontà e le riceveremo. Cercate e troverete, chiedete e otterrete, bussate e vi sarà aperto.

 

Il programma della giornata:

ore 15 – S.Messa concelebrata alla Pieve del Borgo Capanne.

Seguirà rinfresco per un pomeriggio di amicizia, fraternità e convivialità con i parrocchiani

 

 

 

 

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Un commento

  1. Dio benedica don Michele e tutti i nostri sacerdoti. Specialmente dono a tutti, come a don Michele, tanto zelo pastorale fondato sull’amore a Gesù e alla sua Chiesa. Tutti dobbiamo sentirci Chiesa ed assumere le nostre responsabilità ed offrire inostri contributi spirituali e materiali. Accettiamo anche i limiti e gli aventuali difetti dei nostri preti, che comunque vivono per noi, per servirci, a volte con gravi sacrifici e in solitudine e… Se non abbandono. Difendiamo e preghiamo per loro Maria, e Giuseppe, che certamente non li abbandoneranno mai. Grazie a don Michele, sempre disponibile, e a tutti gli altri!

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