Luigi Riccioni – foto do Fabrizio Carollo
Book & Wellness si chiude con soddisfazione di organizzatori e pubblico. La prima edizione della rassegna letteraria svoltasi nella sala relax dello stabilimento termale di via Roma, ha raccolto i consensi di tutti i partecipanti, così come degli autori che sono intervenuti e che hanno lodato l’iniziativa e la curiosità del pubblico.
È già infatti in preparazione la seconda edizione, prevista per primavera/estate 2019.
Tanto è stato positivo il bilancio che si è deciso perciò di proporre una data extra, invitando alle Terme nientemeno che Luigi Riccioni, brillante e poliedrico artista del territorio, specialmente per quello che riguarda la fotografia.
Riccioni, lizzanese doc, vanta un invidiabile percorso nell’arte della cattura delle immagini, attraverso svariate tecniche, finalizzato a raccontare una storia e fermare quegli importanti frammenti di un territorio talmente vasto da non mancare mai di ispirazione, mostrando aspetti sempre nuovi e stimolanti, ben visibili nelle immagini dell’esperto esploratore di momenti.
Venerdì 9 novembre, sempre alle ore 17, Luigi Riccioni chiuderà la rassegna presentando il volume “Raccolgo e Racconto parte seconda”, realizzato in collaborazione con l’Associazione Gruppo di studi Gente di Gaggio, nel quale sono raccolti alcuni degli scatti più significativi e le sensazioni dell’autore, che ha incontrato la redazione di Reno News per meglio spiegare da cosa nasca così tanta passione.
La fotografia è un modo per raccontare il mondo o per meglio conoscere sé stessi?
Certamente la fotografia si fa vedere, ma le foto che faccio hanno quasi tutte una storia. Sono curioso per natura, e debbo dare un nome a ciò che fotografo. Da 40 anni mi intriga più il sapere e far sapere che mostrarmi bravo attraverso le immagini che realizzo.
Quanto è importante la tecnologia e la qualità dell’attrezzatura nella fotografia?
È fondamentale avere reflex e obiettivi vari per programmare le mie storie fotografiche, dalla microfotografia alla caccia fotografica. In tanti anni di attività ho distrutto decine di macchine, ma fa parte del gioco.
Fotografare per passione o per lavoro? Le due cose sono distanti o possono diventare complementari?
Possono esserlo, ma nel mio caso è preminente la passione. Se avessi fatto il professionista sarei stato poco creativo.
Raccontare l’Appennino. Cos’è importante cogliere per farlo al meglio, secondo lei?
Gli aspetti stagionali più significativi delle montagne: piante, animali, corsi d’acqua, insetti, funghi, paesi ecc. L’importante è poi tracciare per ogni argomento una storia foto documentativa ed esaustiva.
Quale potrà essere l’eredità fotografica di Luigi Riccioni?
Se qualcuno un giorno vedrà ciò che ho realizzato in 40 anni, capirà che il mio intento era di sensibilizzare la gente a guardare la ricchezza e bellezza di un territorio troppo spesso sottostimato.
Un’immagine che non sei riuscito a fermare per un soffio e che avresti voluto catturare?
Ce ne sono tante, ma quella della lince nel bosco sarebbe stata fantastica; purtroppo, l’ho persa per una frazione di secondo.